Settimana iniziata con la rimozione dello stato di emergenza per Tokyo, Kanagawa, Saitama, Chiba ed Hokkaido. La decisione è stata resa possibile dalla diminuzione del tasso di persone infettate che è sceso sotto lo 0,5 per 100.000 abitanti. In realtà, se i dati del 24 maggio della Prefettura Metropolitana di Tokyo registravano un rapporto dello 0,36, Kanagawa ed Hokkaido hanno riportato numeri ben più alti: rispettivamente 0,70 e 0,76.
“Non sono del tutto convinto che togliere lo stato di emergenza sia stato giusto” ha commentato Eisuke Urawa, rappresentante di un’associazione di venditori del mercato edochiano di Toyosu sottolineando come tra gli operatori alle vendite vi sia voglia di lavorare ma anche paura di contrarre l’infezione.
A Tokyo sono stati rilevati nove nuovi casi lo scorso martedì (si tratta probabilmente di un nuovo cluster di infezione) e ben 22 venerdì. La capitale consentirà comunque dal primo giugno la riapertura di cinema e palestre.
Anche a Kitakyushu (Fukuoka) si sono registrati nuovi casi – ben 21 il 28 maggio – dopo 23 giorni nei quali non si erano registrati contagi. “Siamo nel mezzo di una seconda ondata” ha dichiarato il sindaco di Kitakyushu Kenji Kitahashi.
Il 25 maggio il governo ha chiesto agli organizzatori di eventi di rimandare ogni attività fino ad agosto mentre lo sport professionistico a porte chiuse potrà riprendere dal 19 giugno.
“È una disgrazia che il governo non sia stato efficace nelle procedure amministrative e che non abbia preparato per tempo una risposta” ha però rilevato dall’opposizione Yukio Edano del Partito Costituzionale Democratico sottolineando come gli aiuti economici alla popolazione non siano in molti casi ancora giunti.
“È inaccettabile dire che sia tutto finito soltanto perché non c’è più lo stato di emergenza” ha invece affermato Akira Koike, Capo della Segreteria del Partito Comunista il quale ha invitato ad investire di più sulle istituzioni mediche nonché ad aumentare il numero di test.
Yuichiro Tamaki, Presidente del Partito Democratico per il Popolo, ha invece chiesto l’istituzione di un tavolo di lavoro indipendente che suggerisca al governo come rispondere alla pandemia.
Di contro il premier ha promesso, per metà giugno, un terzo pacchetto di interventi che dovrebbe raddoppiare il contributo una tantum ai cittadini.
Diverse frattanto le istituzioni mediche che ipotizzano una correlazione tra il vaccino per la tubercolosi ed il minor rischio di contrarre il nuovo Coronavirus. La correlazione è stata già rilevata in Russia, Paese nel quale questa tutela è obbligatoria. Le vaccinazioni contro la tubercolosi hanno, di conseguenza, registrato un’impennata tanto che svariati centri vaccinali ne sono rimasti privi.
Il Japan BCG Laboratory, l’unico produttore nazionale di questo tipo di vaccino, ha rilevato come alla fine del mese di marzo la domanda del farmaco sia triplicata.
Tanto l’OMS quanto la Società Giapponese di Vaccinologia hanno però invitato alla cautela sottolineando come, ad oggi, non vi siano prove che la copertura offerta dal vaccino contro la tubercolosi prevenga l’insorgere del Covid-19.
Sul fronte farmaceutico di “nessun cambio qualora il farmaco dimostri la propria efficacia” ha parlato martedì scorso il ministro della Salute Kato in relazione all’Avigan. L’antivirale sarà oggetto di nuovi studi clinici fino a giugno. Kato ha anche sostenuto che circa 3.000 pazienti hanno fino ad ora partecipato ad uno studio sull’efficacia del farmaco anche se non si è trattato di ricerche in doppio cieco.
Nell’istruzione prosegue il dibattito circa lo spostamento da aprile a settembre dell’anno accademico 2021. I sostenitori della proposta vedono positivamente una corrispondenza tra l’anno accademico nipponico e quello di molti Paesi europei e degli USA.
“Abbiamo cose più importanti di cui preoccuparci” ha invece affermato Teruyuki Hirota, presidente dell’Associazione Giapponese di Ricerca sull’Istruzione.
Dubbi, soprattutto per l’aumento dei costi a carico delle famiglie che lo spostamento comporterebbe, sono stati avanzati anche da Aiji Tanaka, Presidente dell’Università Waseda, mentre l’80% dei sindaci giapponesi si è detto contrario. Contrario allo spostamento anche il tavolo costituitosi all’interno del PLD per discutere della proposta.
Intanto una scuola media di Fukaya (Saitama) è finita al centro delle polemiche dopo che la direzione della stessa aveva distribuito agli studenti degli opuscoli indicanti l’obbligo di indossare le “mascherine di Abe” (e cioè quelle distribuite dal governo) anche all’aria aperta al fine di usufruire delle attività esterne. La direzione si è giustificata sostenendo che il proprio obiettivo era soltanto quello di invitare gli studenti ad utilizzare le mascherine indipendentemente dall’ente erogatore (che anche nel caso delle mascherine impropriamente chiamate come “quelle di Abe” è lo Stato e non l’uomo politico).
Prossima l’assunzione di 3.100 insegnanti per andare incontro alla necessità di avere classi più ridotte quando sarà possibile la completa riapertura degli istituti.
Il programma di consegna delle mascherine sta, peraltro, registrando ritardi. L’obiettivo di consegnare 130 milioni di mascherine per metà maggio sarà raggiunto a metà giugno secondo quanto reso noto da Manabu Yoshida, capo dell’ufficio per le politiche sanitarie del Ministero della Salute, Lavoro e Welfare. Ben 800 milioni di yen sono stati spesi in ispezioni dopo che numerosi cittadini hanno segnalato difetti nei dispositivi consegnati.
Il Ministero della Salute starebbe valutando la corresponsione di 200.000 yen per i medici e gli infermieri impegnati nel contrasto al nuovo Coronavirus.
Alcune istituzioni locali, come la Prefettura di Tottori, hanno già provveduto a concedere delle una tantum al personale sanitario che sta affrontando l’emergenza.
Di cooperazione per battere la pandemia hanno parlato Abe ed i massimi rappresentanti del Consiglio Europeo e della Commissione Michel e Von Der Leyen. I tre hanno tenuto una videoconferenza lo scorso martedì nella quale hanno concordato circa la necessità di un’indagine indipendente sull’OMS (indagine sulla quale spingono gli USA affinché la pandemia sia usata in funzione anti-cinese)
In ambito politico, la ministra della Giustizia Mori, rispondendo ad un’interrogazione del 25 maggio di Kenji Katsube del Partito Costituzionale Democratico, ha smentito un intervento del premier affinché l’ex procuratore Kurokawa venisse sanzionato soltanto con un avviso e non con una sanzione di maggiore entità (sanzione che comunque potrebbe giungere presto e colpire l’assegno pensionistico dell’ex magistrato).
Kurokawa, supervisore della Procura Generale di Tokyo, ha rassegnato lo scorso 21 maggio le dimissioni dal proprio incarico dopo che alcuni periodici avevano rivelato che egli in diverse occasioni si era intrattenuto con dei giornalisti giocando d’azzardo, violando per altro le disposizioni sul distanziamento sociale legate all’emergenza Coronavirus. Il procuratore è considerato prossimo al Partito Liberal-Democratico tanto che negli scorsi mesi i conservatori avevano forzato l’interpretazione della norma sull’età pensionabile dei lavoratori pubblici (portandola da 63 anni, età di Kurokawa, a 65) al fine di prorogare la permanenza in servizio del magistrato per almeno altri due anni.
Lo scorso 25 maggio la ministra Mori ha nominato all’incarico occupato da Kurokawa Makoto Hayashi, sessantaduenne e fino alla nuova nomina procuratore capo a Nagoya.
In politica estera, il segretario generale del Gabinetto Suga lo scorso martedì è tornato nuovamente a gamba tesa sugli affari interni della Repubblica Popolare Cinese ribadendo “grande preoccupazione” circa la politica portata avanti da Pechino riguardo a Hong Kong.
Il medesimo giorno il viceministro degli Esteri Takeo Akiba ha convocato l’ambasciatore cinese a Tokyo, Kong Xuanyou, per manifestare i propri timori.
Lo scorso venerdì la commissione esteri del PLD ha invitato a “considerare con attenzione” la possibilità di non invitare il Presidente cinese Xi nell’Arcipelago. Ad aprile il massimo rappresentante di Pechino doveva, infatti, effettuare una visita di Stato poi rimandata a causa della pandemia.
Rimanendo in tale ambito, lo scorso giovedì il ministro Motegi ha avuto un colloquio telefonico con l’omologo russo Sergej Lavrov nel corso del quale i due titolari delle rispettive diplomazie hanno concordato la ripresa quanto prima, dei colloqui per la firma di un trattato di pace che chiuda simbolicamente e giuridicamente il secondo conflitto mondiale. Ostacolo principale alla stesura di un trattato è la rivendicazione nipponica di un certo numero di isole delle Curili meridionali (negli ultimi anni la rivendicazione ha riguardato alternativamente le due isole più prossime ad Hokkaido o, oltre ad esse, gli isolotti di Habomai).
In campo nucleare il nuovo Coronavirus sta rallentando i lavori di decommissionamento dell’ex centrale di Fukushima. Molti lavoratori, infatti, non hanno potuto raggiungere la Prefettura in virtù dello stato di emergenza.
Rimandata anche un’ispezione da parte dell’Agenzia Regolatrice per il Nucleare.
In economia, è stato varato dall’Esecutivo un secondo provvedimento volto ad attenuare le conseguenze della pandemia. Il decreto è, nei fatti, una terza manovra finanziaria essendo pari a 31.910 miliardi di yen (di cui dieci destinati come riserva per interventi futuri).
Sul fronte strettamente finanziario il 2019 si è chiuso positivamente per il Sol Levante. Secondo i dati diffusi dal dicastero guidato da Taro Aso, il Giappone si è confermato nell’anno appena trascorso al primo posto nella classifica dei Paesi creditori con un saldo positivo pari a 364.530 miliardi di yen (+6,8% rispetto al 2018 e record assoluto per il Paese).
Meno positivi i dati sull’occupazione: ad aprile il tasso di disoccupazione è stato del 2,6%. Il dato, reso noto venerdì scorso, è il più alto degli ultimi due anni. In termini assoluti si tratta di 1.780.000 persone (+60.000 rispetto a marzo).
Il Giappone ha, intanto, esteso, lo scorso venerdì la possibilità per i lavoratori a tempo parziale o precari di aderire al fondo pensionistico generale. Fino ad ora soltanto coloro che lavoravano più di 20 ore a settimana ed in aziende con oltre 500 dipendenti potevano accedere al fondo.
Sul commercio internazionale il Ministero competente in un rapporto diffuso nella settimana appena trascorsa ha messo in guardia circa il fatto che “la crisi possa essere usata come scusa per porre in atto misure sproporzionate che danneggiano i fondamenti del commercio libero e multilaterale”. A destare allarme a Tokyo sono state le politiche, messe in atto da quasi tutti gli Stati, che hanno impedito la libera circolazione di farmaci, dispositivi medici ed, in taluni casi, alimenti.
Nel trasporto aereo, a fronte del calo drammatico di passeggeri, ZIPAIR Tokyo, controllata di Japan Airlines, ha avviato la propria trasformazione in compagnia per il servizio cargo. Gli aerei della società inizieranno dal 3 giugno regolari voli merci tra Bangkok e Narita.
Nell’auto, l’alleanza della quale fa parte Nissan taglierà del 40% gli investimenti per lo sviluppo di nuovi veicoli. “Il precedente modello industriale adottato dall’alleanza si basava su una forte crescita in tutti i mercati e grandi volumi di vendita” ha affermato il numero uno del gruppo Jean-Dominique Senard il quale ha sottolineato che alla luce delle mutate condizioni di mercato l’alleanza “si concentrerà sull’efficienza e la competitività piuttosto che sulla quantità”.
Il calo delle vendite porterà la casa automobilistica a chiudere due impianti: uno in Spagna ed uno in Indonesia. Tra le misure annunciate dall’azienda vi è la riduzione dei costi fissi per 300 miliardi di yen, del numero dei modelli in produzione (da 69 a 55 modelli) nonché delle auto prodotte (che saranno 5,4 milioni e cioè circa il 20% in meno). Prevista anche l’uscita dalla produzione delle auto a marchio Datsun (si tratta di modelli AvtoVAZ ridisegnati).
La società ha riportato, lo scorso 28 maggio, 671,22 miliardi di yen di perdite nette sull’anno fiscale 2019.
Il medesimo giorno Toyota Motor ha comunicato i dati sulla produzione di aprile: -50,8% rispetto allo stesso mese del 2019 per 379.093 veicoli. Sempre ad aprile le vendite sono calate del 46,3% (423.302 veicoli).
Un calo delle vendite per il 2020 del 35% sul mercato tailandese è stato ipotizzato da Isuzu, azienda operante nel settore dei veicoli commerciali.
Utili in calo sull’anno fiscale 2019 sono stati registrati da Suzuki. La società ha riportato profitti per 134,22 miliardi di yen (-24,9%).
Globalmente le vendite di aprile di auto prodotte da società giapponesi sono calate del 60,9%: 916.255 veicoli.
Parziale riconversione per il colosso dell’abbigliamento Uniqlo che inizierà la produzione di mascherine legandole alla linea di abbigliamento intimo Airism.
Nelle telecomunicazioni è entrata in vigore lo scorso mercoledì la nuova norma che regola, in maniera più stringente, i giganti del web.
La legge prevede che le piattaforme che lavorano nel commercio elettronico debbano sottoporre le condizioni applicate ai venditori che operano all’interno di esse.
Nella distribuzione, la fine dello stato di emergenza a Tokyo ha portato alla riapertura dei grandi magazzini. Daimaru Matsuzakaya Department Stores che gestisce due attività a Tokyo ha riaperto il 26 maggio così come Odakyu Department Store (anch’essa proprietaria di due centri) mentre Tobu Department Store ha riaperto a Tokyo ed a Chiba il giorno seguente.
La catena FamilyMart ha annunciato, in previsione di un calo delle vendite che sarà duraturo, un taglio negli orari di apertura di 787 supermercati i quali, a partire dal primo giugno, rimarranno chiusi tra le 11 di sera e le 7 del mattino.
Riaperta invece nella capitale nipponica la Tokyo Tower. L’edificio, alto 333 metri, aveva chiuso l’otto aprile scorso anche se il 14 maggio alcuni negozi all’interno avevano ripreso le loro attività.
Aumentate di molto le vendite online. Sumitomo Mitsui Card ha monitorato l’uso di 10 milioni di proprie carte di credito tra gennaio e marzo riscontrando un aumento – dal 15,4 di gennaio al 21,9% di marzo – nell’uso di questa modalità di acquisto tra i propri utenti ultrasessantenni. Passato dal 10,9 al 16,4% l’uso tra gli ultrasettantenni mentre nella fascia tra i cinquanta ed i sessanta si è registrato un passaggio dal 17,4 al 22,9%.
Nella ristorazione aprile si è confermato un mese nero con vendite calate del 39,6% rispetto al medesimo periodo del 2019.
Un crollo pari al 91,4%, stando a quanto reso noto dall’Associazione dei Servizi Ristorativi, si è registrato nelle vendite dei pub.
Nel turismo, uno dei settori in assoluto più colpiti dalla pandemia, il governo, mediante l’iniziativa Go To Travel, corrisponderà contributi che dovrebbero aggirarsi intorno ai 20.000 yen per persona al giorno per coloro che sceglieranno di passare le proprie vacanze nell’Arcipelago.
Nel solo mese di aprile gli alberghi di tipo ryokan (un tipo di ospitalità all’insegna della tradizione) hanno registrano un -76,8% di occupazione delle stanze. Secondo un rapporto del Resona Research Institute dallo scorso febbraio e fino ad agosto il crollo del numero dei visitatori stranieri ha produrrà un mancato giro economico pari a 22 miliardi di dollari.
All’estero sono stati annunciati 1.000 licenziamenti dalla nipponica Universal Entertainment Corporation. La società, che gestisce un casinò nella capitale filippina, ha così intenzione di privarsi di un terzo della propria manodopera.
Nell’edilizia Tokyo Takemono ha completato la scorsa settimana i lavori di un proprio progetto a Singapore. L’edificio, destinato ad uffici, ha una superficie utilizzabile pari a 57.000 metri quadri dei quali il 70% sarebbe già stato affittato.
L’edificio è costato circa 700 milioni di dollari ed è il frutto di un investimento realizzato congiuntamente con Mitsui & Co. e con la singaporiana CapitaLand Group.
Chiudendo con l’immigrazione, ad un anno dall’entrata in vigore della normativa (norma che ha facilitato la concessione di visti per lavoro e concesso la possibilità a coloro che sono entrati nel Paese come tirocinanti di trasformare il proprio permesso di soggiorno in permesso di lavoro ordinario), le autorità competenti hanno diffuso i primi dati che mostrano il fallimento dell’obiettivo che il governo si era dato e cioè attrarre manodopera dall’estero (senza concedere in cambio alcun diritto). L’Agenzia per i Servizi Migratori ha infatti reso noto, lo scorso 29 maggio, che soltanto 4.497 persone sono giunte nell’Arcipelago beneficiando della nuova legge: il governo ne attendeva 47.500.
(con informazioni di mid.ru; consilium.europa.eu; mofa.go.jp; global.nissannews.com; mainichi.jp; asahi.com)
Immagine di Andreas Bunen (dettaglio) da Wikimedia Commons
Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.