Esattamente come in Italia, anche nel Sol Levante i lavoratori dei supermercati sono spaventati dalla possibilità di essere contagiati dal nuovo Coronavirus durante il lavoro. A complicare la situazione vi è l’aumento di clienti e la contemporanea, e cronica, mancanza di manodopera, problema nuovamente denunciato dall’Associazione Nazionale dei Supermercati, organizzazione che si è inoltre associata all’invito ai nuclei familiari di inviare una sola persona ad effettuare la spesa di modo da ridurre gli assembramenti.
In crescita anche le molestie nei confronti di questi dipendenti, portate avanti tanto dai padroni quanto dai clienti.
Seiyu, intanto, società del gruppo Walmart, ha annunciato venerdì un bonus speciale di 15.000 yen per i propri dipendenti ed iniziato le procedure per l’assunzione di oltre 3.000 lavoratori.
Sono oltre 1.100 i
cittadini nipponici che necessitano di rimpatrio secondo quanto
comunicato lunedì scorso alla stampa da Toshimitsu Motegi. Il
titolare degli Esteri di Tokyo ha anche sottolineato la necessità
delle nazioni di cooperare e combattere il risorgere del
protezionismo.
Rientrati sabato dalle isole Fiji circa 110
studenti nipponici che si sono imbarcati su un volo
speciale.
Prolungata fino a tutto il mese di maggio la
sospensione nella concessione di nuovi visti ai cittadini di un
centinaio di nazioni mentre venerdì è stata innalzata al livello 3
l’attenzione verso una serie di Paesi tra cui la Russia.
Sono frattanto
saliti a 33, allo scorso mercoledì, i casi di positivi al virus a
bordo della nave italiana Costa Atlantica ormeggiata al porto
di Nagasaki. La nave non trasporta passeggeri ma ha comunque un
equipaggio di 623 membri. Chiesto dal Governatore della Prefettura
l’intervento delle Forze di Autodifesa mentre il governo ha mandato
dei medici su richiesta delle autorità italiane.
I casi sono
diventati 48 il giorno seguente, 91 venerdì e 148 sabato generando
uno strano déjà-vu con la nota vicenda della Diamond Princess.
Il premier ha
rivolto, lo scorso martedì, un appello alla popolazione affinché si
attenga alle misure di distanziamento sociale mentre medici ed atleti
professionisti hanno esortato i podisti a rispettare le distanze. Un
invito ad astenersi dalle attività in montagna è giunto, lo scorso
22 aprile, dalle quattro maggiori associazioni alpinistiche.
“Questo
è il tempo più critico per noi” ha riconosciuto Abe mercoledì
richiedendo nuovamente a tutti i giapponesi una riduzione di almeno
l’80% dei contatti sociali.
La riduzione delle interazioni
sarebbe però ben lontana da quella percentuale, almeno stando ai
dati diffusi dalle società telefoniche. Secondo quanto reso noto da
NTT Docomo in alcune aree vi sarebbe stato addirittura un aumento
degli spostamenti. La riduzione maggiore è avvenuta in un’area di
Kisarazu (Chiba) con -78,4% mentre le celle telefoniche prossime alle
maggiori stazioni ferroviare del Paese hanno agganciato telefonini
per una media compresa tra -42,2 (a Mito) e -62,9%
(Nagoya).
Richiesto, lo scorso giovedì, dalla governatrice di
Tokyo Yuriko Koike la limitazione delle uscite per fare la spesa a
tre a settimana.
Il 22 aprile, frattanto, 11 sindaci della
Prefettura di Kanagawa hanno sottoscritto un appello comune
all’esecutivo per chiedere il blocco delle strade che conducono da
Tokyo alle loro località che trovandosi sul mare possono attirare
migliaia di edochiani desiderosi di farsi un bagno. Quasi deserte,
però, le maggiori stazioni dell’isola di Honshu nel primo giorno
della Settimana d’oro, il periodo di vacanza iniziato il 25 aprile.
Nell’istruzione, un
recente studio realizzato dal Ministero competente ha mostrato che
gli studenti nipponici a causa del nuovo Coronavirus e delle scuole
chiuse (anche se non uniformemente) non stanno ricevendo un’adeguata
formazione (e chi l’avrebbe mai detto?). Su 1.213 comuni che hanno
risposto al questionario inviato dall’esecutivo, soltanto 60 (il 5%)
hanno reso noto di aver predisposto videolezioni nelle quali gli
studenti possono comunicare con il docente mentre la maggior parte
delle istituzioni scolastiche ha optato per video registrati o altre
modalità che richiedono minore interazione.
Ad Osaka,
frattanto, la giunta prefettizia ha ipotizzato una riduzione delle
vacanze estive di modo da attenuare l’effetto della chiusura di molti
istituti sull’anno scolastico.
Diverse, intanto, le università
che hanno scelto di destinare fondi agli studenti bisognosi di
connessioni internet e di tablet.
Chiesta in settimana dalla
senatrice Tomoko Abe, a nome di tutti i partiti dell’opposizione
progressista, l’erogazione di un contributo da 30.000 yen a sostegno
delle famiglie in condizioni di disagio economico i cui figli
normalmente avrebbero effettuato il pranzo a scuola.
Sul fronte del contrasto al virus il governo nipponico si è assicurato circa 210.000 stanze d’albergo al fine di ospitare cittadini positivi al virus asintomatici o paucisintomatici. Ad annunciarlo il ministro Nishimura lo scorso 19 aprile.
Tenutosi il medesimo giorno il G20 dei ministri della Salute. Il summit non ha adottato alcuna dichiarazione congiunta ma in un comunicato i ministri hanno riconosciuto la debolezza di tutti i sistemi sanitari nell’affrontare le minacce poste in essere dalle pandemie.
Gli esperti suggeriscono, intanto, di effettuare un maggior numero di test. Fino ad ora ne sono stati effettuati 130.000 contro i 520.000 della Corea del Sud.
Diffusa, sabato scorso, una lista di oltre 10.000 istituzioni sanitarie che sono grado di effettuare consulti in via telematica mentre nel corso della settimana il Ministero ha autorizzato anche i dentisti ad effettuare consulti in videoconferenza.
Numerose le strutture, perlopiù ex palestre, adibite a dormitori temporanei dalle Prefetture per ospitare coloro che normalmente vivono in affitto nelle camere annesse agli internet café.
La Prefettura di Aichi, frattanto, contribuirà con cifre comprese tra uno e quattro milioni di yen per ogni paziente ospitato nelle strutture mediche. Il contributo sarà presumibilmente utilizzato dagli ospedali per pagare stanze in albergo al personale sanitario impegnato nel contrasto al COVID-19 e che ha timore di contagiare i parenti conviventi.
Il 23 aprile il ministro della Salute Katsunobu Kato ha ribadito che coloro che mostrano sintomi lievi non debbono recarsi in ospedale al fine di evitare la diffusione del virus tra il personale sanitario e di usufruire delle strutture alberghiere nel caso vivano situazioni di disagio abitativo.
Il governo dovrebbe,
frattanto, proseguire nel programma di consegna delle mascherine a
tutti i cittadini nipponici. Tuttavia al 18 aprile sono stati
segnalati almeno 1.901 problemi tra i quali la distribuzione di
mascherine con la muffa.
Venerdì scorso il Portavoce
dell’esecutivo ha promesso maggiori controlli, ma il medesimo giorno
il ministro della Salute Kato ha rifiutato di citare i nomi delle
quattro ditte che stanno fornendo i dispositivi. Per la precisione
Kato, rispondendo ad un’interrogazione proveniente dal Partito
Costituzionale Democratico, ha nominato tre ditte mentre la quarta è
diventata semplicemente “più un’altra”.
A fronte dell’aumento della richiesta di Avigan, farmaco sul quale il Sol Levante ha deciso di puntare, Ube Industries ha annunciato, lo scorso mercoledì, la ripresa, il prossimo luglio, della produzione di materiali contenuti nel farmaco nell’impianto di Ube (Prefettura di Yamaguchi). Fujifilm ha annunciato un aumento della produzione tale da poter assicurare trattamenti per 100.000 pazienti entro luglio e 300.000 entro settembre.
“L’Avigan è già stato somministrato ad oltre 120 pazienti e stiamo ricevendo relazioni che sostengono sia efficace nell’alleviare i sintomi del nuovo coronavirus” aveva affermato Abe il 7 aprile scorso sposando, di fatto, l’adozione di questo antivirale come rimedio principale (ma non unico) nel trattamento dei pazienti ospedalizzati.
Perplessità sono però state mostrate dal mondo scientifico, soprattutto per ciò che concerne il trattamento degli acuti. Un altro farmaco, il Remdesivir, avrebbe mostrato, stando ad un articolo pubblicato su The New England Journal of Medicine il 10 aprile, un’efficacia del 70% tra i pazienti gravi. “Non sembra che l’Avigan abbia mostrato un’efficacia eccezionale contro il nuovo coronavirus rispetto ad altri farmaci” ha affermato Daisuke Tamura, professore associato all’Università Medica Jichi di Tochigi.
Unico aspetto
positivo della pandemia nell’Arcipelago è stata l’astensione dalla
visita allo Yasukuni Shrine, il tempio scintoista che celebra i
caduti nelle guerre coloniali nipponiche, di Seiichi Eto, ministro
Okinawa e i Territori del Nord, e di Sanae Takaichi, titolare agli
Interni e Comunicazioni. Entrambi i ministri avevano progettato di
rendere omaggio al tempio durante le vacanze primaverili.
Il
premier Abe ha comunque inviato, come ogni anno, la propria offerta
al tempio (degli alberelli).
Immediata la protesta della Corea
del Sud che mediante un comunicato del Ministero degli Esteri
“esprime profonda delusione e rammarico per il fatto che il
Primo Ministro giapponese Shinzo Abe abbia nuovamente inviato
un’offerta al Santuario di Yasukuni, un luogo simbolo di
glorificazione della storia coloniale del Giappone delle sue guerre
di aggressione. Il governo RdC esorta con forza i leader del Giappone
a mostrare la loro volontà di migliorare le relazioni RdC-Giappone
affrontando la storia in modo diretto e dimostrando, mediante le
azioni, la loro umile riflessione e il loro sincero rimorso per il
passato del Giappone”.
Uscendo dall’emergenza Coronavirus, a Takahama è stato rieletto sindaco Yutaka Nose. L’uomo, al suo quarto mandato alla guida del comune, ha a lungo condiviso il proprio percorso con il vicesindaco, oggi deceduto, Eiji Moriyama coinvolto come vettore di tangenti tra una società di costruzioni e dirigenti della centrale nucleare di proprietà di Kansai Electric sita proprio in quella città.
Nella difesa, oltre
a ventilare la possibilità di un ritiro del naviglio dislocato in
Medio Oriente (ipotesi avanzata dallo stesso ministro Kono lo scorso
8 aprile), lo Stato Maggiore della Marina sta mettendo a punto, per
quanto possibile, azioni volte a ridurre il rischio di contagio tra i
marinai (lavaggio frequente delle mani, sanificazione degli ambienti
con prodotti a base alcolica ecc.).
Confermata la presenza di un
marinaio positivo al virus presso l’importante base di
Yokosuka.
Proprio per una delle navi impegnate all’estero, il
cacciatorpediniere Takanami, è stato previsto lo spegnimento del
sistema di condizionamento dell’aria nonché il divieto di sbarco per
tutti i marinai. Il Takanami dovrebbe, ma il condizionale è
d’obbligo, essere rilevato da un altra nave, il Kirisame, in maggio.
In economia, la
settimana è iniziata con il licenziamento da parte dell’esecutivo
del bilancio suppletivo volto ad affrontare la pandemia. Esso è
risultato alla fine di 117.100 miliardi di yen e dunque più alto del
108.200 miliardi stimati inizialmente.
Confermato, come
richiesto dalle opposizioni e da pezzi della maggioranza, il ritiro
del contributo da 300.000 yen destinato a coloro che hanno subito
ricadute economiche negative dalla pandemia e la sua rimodulazione in
un contributo universale una tantum da 100.000 yen. Tra le misure di
copertura vi è l’emissione di 23.000 miliardi di titoli di Stato.
In
crisi gli enti locali, sui quali sta ricadendo il lavoro burocratico
necessario a raggiungere tutti i beneficiari. Particolari difficoltà
vi sono per coloro che non dispongono di un’abitazione fissa o che
non sono registrati al sistema “My number” (registrazione
necessaria per accedere ad una serie di servizi ed informazioni di
carattere sanitario e pensionistico).
Richiesto dal Partito
Democratico per il Popolo, mediante il deputato Kazuhiro Haraguchi,
un sostegno aggiuntivo per gli studenti nonché una moratoria degli
affitti.
Nella grande
distribuzione sono calate del 5,8% le vendite dello scorso mese
rispetto a marzo 2019. In totale si sono avute vendite per 833,9
miliardi di yen. In calo anche il numero dei supermercati: 55.710 e
cioè -0,2% rispetto al 2019. Nei grandi magazzini, invece, a marzo
si è registrato, secondo dati forniti dall’associazione di categoria
che li raggruppa, addirittura un -33% (per vendite totali pari a 340
miliardi di yen).
Calo anche nelle esportazioni. A marzo il Sol
Levante ha toccato il punto più basso dal 2016: -11,7% (in cifre
assolute 6.360 miliardi di yen). Scese del 5% anche le importazioni
(per totali 6.350 miliardi).
Frattanto la Banca
del Giappone, che riunirà il proprio tavolo direttivo il 27 aprile,
potrebbe orientarsi verso un massiccio acquisto di obbligazioni
emesse dalle aziende al fine di sostenerle ed evitare il tracollo di
molte di esse.
Il tasso d’inflazione, lo scorso mese, si è
intanto fermato allo 0,4%. Il dato, dovuto in gran parte al calo del
prezzo del petrolio ed alla contrazione di una serie di consumi
causata dalla pandemia, è sideralmente lontano dal 2% auspicato da
anni dall’istituto guidato da Kuroda.
Molte le aziende nipponiche che si riconvertono alla luce del COVID-19. Rakuten ha iniziato la vendita ad attività economiche di test mentre Sharp ha iniziato la produzione di mascherine anche se, lo scorso 21 aprile, ha dovuto sospenderne la vendita online a causa dei numerosissimi contatti che hanno mandato in tilt il sito. Lo scorso giovedì l’azienda ha trasformato la vendita in una lotteria non essendo riuscita a ristabilire l’agibilità del sito (il quale ha peraltro mandato in sofferenza anche i sistemi di “internet of things” prodotti dall’azienda e che utilizzavano le medesime strutture informatiche del sito messo in piedi per la vendita delle mascherine).
Tra le aziende che stanno crescendo nel corso di questa pandemia vi è la statunitense Uber Eats. La società di consegne ha registrato nel mese di marzo una crescita di 3.000 ristoranti tra i propri clienti (sono adesso 20.000).
Un’altra società di consegne, Demae-can, ha comunicato che gli ordini sono quasi decuplicati a marzo, passando da 300.000 a poco più di 3 milioni.
Nel trasporto aereo
ANA Holding ha tagliato di 250 milioni di yen le previsioni di
profitto per l’anno fiscale 2019. Si tratta di un calo del
71,3%.
Tagliate, con riferimento all’anno fiscale 2019, anche le
prospettive di utile anche da Japan Airlines che è passata dai 93
miliardi predetti alcuni mesi fa ai 53 miliardi di oggi.
Nell’industria
pesante, Nippon Steel, colosso dell’acciaio, ha annunciato la
chiusura, per metà maggio, di un altro impianto, uno dei due siti a
Kimitsu (Chiba), a causa del crollo della domanda. La fabbrica aveva
prodotto nell’ultimo anno circa 8 milioni di tonnellate. L’azienda ha
già fermato la produzione in due impianti ad Hiroshima ed
Ibaraki.
Alla fine di questo mese anche JFE Steel fermerà la
produzione nel proprio impianto di Okayama mentre a giugno si fermerà
quello posseduto ad Hiroshima.
Secondo il Ministero
dell’Economia, Industria e Commercio nel periodo aprile-giugno la
produzione di acciaio scenderà del 25,9% a causa della contrazione
della domanda da parte di armatori, aziende automobilistiche ed
edilizie.
Nell’auto,
interrotta da Honda Motor la produzione in due impianti siti a
Saitama a causa delle strozzature nei rifornimenti di componenti
causate dalla pandemia.
Toyota riaprirà, invece, i propri
impianti negli USA, chiusi dal 23 marzo, soltanto a maggio.
“Continueremo a seguire tutte le linee guida sulla sicurezza ed
a monitorare la domanda di veicoli di modo da poter riprendere
rapidamente la produzione” si legge in un comunicato diffuso
dall’azienda giovedì scorso. Oltre al Coronavirus, infatti, vi è il
calo della domanda: per Toyota gli USA hanno fatto registrare un
-36,9% rispetto al 2019.
Non ferma, invece, i
propri progetti NEC. La società elettronica ha offerto un proprio
satellite al Vietnam: è la prima volta che un’azienda nipponica
offre queste tecnologie all’estero. Il mezzo costa circa 20 miliardi
di yen e potrebbe entrare in orbita già nel 2023 ed essere
utilizzato per monitorare gli effetti del cambiamento climatico in
Asia.
Investimenti all’estero anche per Taiheiyo Cement che ha
stretto la scorsa settimana un accordo con la società statale
indonesiana PT Semen. L’azienda prevede di investire nel progetto 25
miliardi di yen.
Anche l’agricoltura
sta affrontando le difficoltà connesse al nuovo Coronavirus. I
prezzi delle produzioni ad alto valore unitario, come la carne di
manzo ed i meloni, sono crollati a causa della chiusura di molti
ristoranti o comunque dello scarsissimo numero di clienti che li
frequentano. Uno dei tagli più richiesti, il taglio A4, è sceso dai
2.476 yen al chilogrammo di marzo a 1.857 di aprile, il che comporta
che il valore di un manzo adulto (di circa 500 chilogrammi) potrebbe
scendere da 1,2 milioni di yen a meno di un milione. Al mercato
generale di Osaka il prezzo dei meloni è sceso invece a marzo del
44% mentre le fragole a Fukuoka hanno registrato un -17%. A questo
problema si lega quello della manodopera straniera che, a causa della
pandemia, non stanno giungendo nell’Arcipelago.
Lo scorso
martedì, si è inoltre svolto in teleconferenza il G20 dei ministri
dell’Agricoltura. Preoccupazione fondamentale per Paesi come il Sol
Levante è l’interruzione dei commerci internazionali a fronte di
restrizioni alle esportazioni attuate da svariate nazioni (tra esse
Russia e Tailandia). “Sorveglieremo circa ogni fenomeno di
ingiustificata restrizione che possa condurre ad una eccessiva
volatilità dei prezzi degli alimenti sui mercati internazionali e
che possano minacciare la sicurezza alimentare e l’alimentazione di
larga parte della popolazione mondiale, specialmente di quella più
vulnerabile in quanto abitante in ambienti caratterizzati dalla bassa
sicurezza alimentare” si legge nel comunicato congiunto.
Il
Giappone importa l’88% del proprio grano, il 92% della soia nonché
quasi tutto il mais.
Nel commercio internazionale, per la seconda volta consecutiva, l’India non ha partecipato ad un tavolo di negoziati del RCEP, l’accordo di ibero scambio che tiene insieme i Paesi ASEAN, il Giappone, la Cina, la Corea del Sud, l’Australia, la Nuova Zelanda e, fino a pochi mesi fa, anche il Subcontinente.
Chiudendo con una notizia inerente la protezione civile, è stato diffuso, lo scorso martedì, un rapporto di un tavolo consultivo del governo che mette in guardia circa il rischio che uno tsunami con onde alte anche 30 metri possa colpire le Prefetture di Hokkaido ed Iwate nel caso si verifichi un terremoto di magnitudo 9. L’eventualità che un sisma di questa portata possa verificarsi, avendo come epicentro la fossa del Giappone o la fossa delle Curili, è giudicata estremamente probabile (nell’area terremoti violenti sono storicamente riportati ogni 300 o 400 anni, l’ultimo nel XVII sec.).
“Un terremoto di questa natura sarebbe difficile da contrastare sviluppando barriere. Per salvare la vita delle persone la politica da seguire dovrebbe essere l’evacuazione” ha affermato il sismologo Kenji Satake, professore all’Università di Tokyo e coordinatore del tavolo.
I geologi hanno individuato tracce di tsunami con onde tra i 27,9 ed i 29,7 avvenuti 6.000 anni fa nelle due Prefetture in oggetto (in particolare nei comuni di Miyako ed Erimo).
(con informazioni di mofa.go.kr; cdp-japan.jp; dpfp.or.jp; mainichi.jp; asahi.com)
Immagine di Amanderson2 (dettaglio) da Wikimedia Commons
Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.