Settimana iniziata con i controlli nei porti e negli aeroporti per bloccare ogni possibile arrivo da Cina e Corea del Sud dopo che, in chiusura della settimana precedente, il governo aveva deciso la revoca dei visti d’ingresso. Ai cittadini giapponesi o di altre nazionalità che entrano in Giappone provenendo dai due Paesi sono richiesti 14 giorni di quarantena su base volontaria.
Deciso inoltre che tutti i voli dalla Cina e dalla RdC dovranno atterrare o a Tokyo Narita o all’aeroporto del Kansai di Osaka.
La Cina ha sospeso da martedì la concessione di visti ai cittadini nipponici.
Della mancanza di un’unità di crisi centrale si è lamentato, tra gl’altri, Akira Koike, segretario del Partito Comunista, il quale ha chiesto la creazione di un centro nazionale per il controllo e la prevenzione delle malattie simile a quello che esiste negli Stati Uniti. Il parlamentare ha sottolineato come l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive di Tokyo abbia un bilancio 200 volte inferiore al CDC statunitense (6,496 miliardi di yen per il 2020) e 40 volte meno personale (348).
Lunedì il ministro
della Salute Kato ha chiesto agli enti locali di prepararsi al picco
di pazienti la cui entità potrebbe essere di 45.400 pazienti
ambulatoriali ed oltre 20.000 ricoverati al giorno nell’area
metropolitana di Tokyo.
Hokkaido, l’area fino ad ora più
colpita, secondo le stime potrebbe avere 18.300 pazienti
ambulatoriali e 10.200 ricoverati al giorno.
Il Giappone
potrebbe trovarsi a fronteggiare il virus per almeno sei mesi se non
fino alla fine dell’anno secondo quanto ipotizzato da un tavolo
consultivo del governo nel quale siede anche Kazuhiro Tateda,
Presidente dell’Associazione Giapponese per le Malattie Infettive.
Il 10 marzo è
stato, intanto, inviato alla Camera dei Rappresentanti il disegno di
legge che, se approvato, consentirà al governo di poter dichiarare
lo stato di emergenza anche in occasione dell’attuale epidemia.
I
maggiori partiti dell’opposizione si erano detti d’accordo a misure
straordinarie purché si adottasse l’attuale normativa sull’influenza
(che prevede la possibilità di misure straordinarie) e si ottenesse
sempre l’approvazione del parlamento per rendere operativa la
norma.
Il disegno di legge è stato approvato il 12 marzo dalla
Camera dei Rappresentanti ed il giorno successivo dalla Camera dei
Consiglieri.
“Il governo ha la responsabilità di spiegare
perché applica la legge anche nel processo di
decisione della dichiarazione dello stato di emergenza” ha
dichiarato Tetsuro Fukuyama del Partito Costituzionale
Democratico.
Lo stato di emergenza è limitato nel tempo e può
riguardare specifiche aree.
Per Shigeru Omi, membro del tavolo
consultivo convocato dal governo, il Paese non si trova ancora nella
situazione di dover dichiarare lo stato d’emergenza.
“Non
possiamo abbassare la guardia”
ha dichiarato il premier sabato ma “non assistiamo ad una
diffusione dell’infezione in Giappone”.
Il numero di
contagiati, tenendo conto degli oltre 700 che erano a bordo della
Diamond Princess, ha raggiunto, al 13 marzo, quota 1.421. Un
nuovo cluster è stato, intanto, individuato a Nagoya nell’ambito dei
frequentatori di una palestra,
Smentito da Yoshiro
Mori, Presidente del Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici di
Tokyo 2020, un rinvio della più importante manifestazione sportiva
mondiale. “Non è in progetto di modificare i nostri piani”
ha dichiarato Mori smentendo dunque le affermazioni di un membro del
Comitato (Haruyuki Takahashi), che in settimana aveva ipotizzato che
i Giochi potessero essere rimandati alla luce della grave situazione
sanitaria globale.
Smentita con forza questa eventualità anche
dal segretario generale del Gabinetto Suga: “non ci sono
cambiamenti nella preparazione dei Giochi di Tokyo”.
Giovedì,
tuttavia, il Presidente USA Trump, in uno dei suoi rari momenti di
lucidità, ha suggerito al Sol Levante di postporre le Olimpiadi di
un anno al fine di non incorre nel rischio di “avere gli stadi
vuoti”.
Picche è stato risposto dal Presidente del CIO
Thomas Bach per il quale tutti sono impegnati al “successo”
pur nelle “difficili circostanze”.
Nel corso
di un colloquio telefonico tra Trump ed Abe il massimo rappresentante
nipponico ha ribadito la posizione del proprio esecutivo affinché i
Giochi si svolgano come programmato.
Il giorno seguente Abe ha
sentito il presidente francese Macron ed i due si sono accordati per
una stretta cooperazione: tanto sui Giochi quanto sul fronte della
lotta al virus.
Secondo un sondaggio condotto da Tokyo Shoko
Research su 15.597 aziende contattate ben 5.615 (il 36%) hanno
mostrato timori per un rinvio dei Giochi.
Il Comitato Olimpico
greco ha comunque sospeso il passaggio della fiaccola per le strade e
consegnerà, a porte chiuse, il simbolo dei Giochi al Comitato
nipponico il prossimo 19 marzo.
Frattanto un
consigliere indipendente della Prefettura di Shizuoka, Hiroyuki
Morota, ha ammesso, lo scorso lunedì, di aver guadagnato 8,88
milioni di yen vendendo mascherine online. Morota ha affermato che le
mascherine erano avanzi di magazzino di una società non più
esistente della quale era titolare. “Non pensavo fosse
un’attività di rivendita perché provenivano da mie
scorte” ha dichiarato il parlamentare scusandosi.
A
partire dal 10 marzo coloro che rivendono mascherine a prezzi
maggiorati potranno essere sanzionati con 1 milione di yen di multa o
con un anno di reclusione.
Martedì il premier
ha invece chiesto a tutte le organizzazioni culturali e sportive un
ulteriore stop alle attività da loro promosse per almeno altri 10
giorni. La prima richiesta, avanzata il 26 febbraio, genericamente
auspicava uno stop per “una o due settimane”.
Proprio
il Festival delle neve di Hokkaido potrebbe essere stato un’occasione
di propagazione del virus in quella Prefettura (molte delle persone
risultate positive al test vi avevano infatti partecipato).
“Solamente il fatto di avere tutte le persone che fanno la fila
vicine davanti agli ingressi ci dice che il rischio di infezione è
alto anche se ciò è avvenuto all’aria aperta” ha dichiarato
Yoko Tsukamoto, docente all’Università di Scienze della Salute di
Hokkaido.
Cancellata anche la celebrazione nazionale a ricordo
delle vittime del terremoto del Tohoku del 2011. L’11 marzo si è
avuto, infatti, il nono anniversario della tragedia che uccise oltre
15.000 persone.
Ancora nebbia fitta
sulle acque contaminate da trizio ed attualmente stoccate all’interno
dell’ex impianto di Fukushima. I serbatoi che attualmente contengono
l’acqua (tanto di falda quanto piovana) contengono attualmente 1,2
milioni di tonnellate e potrebbero essere pieni, anche quelli in
costruzione, per l’estate del 2022. Il materiale radioattivo del
nocciolo dovrebbe essere invece mosso a partire dal dicembre
2021.
Ancora 40.000 le persone che non hanno potuto far ritorno
alle proprie case nonostante buona parte delle aree evacuate siano
progressivamente state riaperte al popolamento. Il 10 marzo la Corte
Distrettuale di Sapporo ha condannato lo Stato giapponese e la TEPCO
a risarcire per 52,9 milioni di yen 89 persone che erano state
evacuate nella più settentrionale delle Prefetture nipponiche in
conseguenza dell’incidente del 2011. Si tratta della quindicesima
sentenza di questo tipo su un totale di 30 cause collettive
attualmente in discussione nei tribunali dell’Arcipelago.
Il 12
marzo, invece, una coppia che aveva perso alcuni familiari nella
catastrofe ha raggiunto un accordo con la cittadina di Natori
(Prefettura di Miyagi) ottenendo le scuse dall’amministrazione locale
e 68 milioni di risarcimento. A consentire l’accordo extragiudiziale
è stata una sentenza del 2018 che aveva riconosciuto la città
colpevole nel non aver dato l’allarme tempestivamente.
In
chiusura di settimana un’altra sentenza, emessa dall’Alta Corte di
Sendai, ha condannato TEPCO a risarcire con 730 milioni di yen 216
ricorrenti: si tratta anche in questo caso di ex evacuati.
Sempre
nelle aree colpite, lo scorso sabato è stata rimessa pienamente in
funzione la linea di treni la linea Joban, la cui circolazione era
stata interrotta nel 2011. La linea è lunga, nel tratto interessato,
20,8 chilometri complessivi, è gestita dalle Ferrovie del Giappone
Orientale ed è l’ultima delle linee chiuse ad aver visto finalmente
la riapertura.
Nel contempo, stando ad una recente indagine condotta dal quotidiano Mainichi, ben 30 delle 37 cittadine costiere delle Prefetture di Miyagi, Fukushima ed Iwate, sono sprovviste di mappe che mostrino le aree potenzialmente soggette ad allagamento in caso di piogge intense.
In politica estera, aiuti per 7,5 miliardi di dollari, sono stati annunciati da Tokyo per i paesi africani, in particolare Gibuti, Kenya e Somalia, colpiti in queste settimane da sciami di locuste. Gli aiuti saranno consegnati dal Programma alimentare mondiale.
In economia, sono
state aggiornate le stime sul PIL per il trimestre ottobre-dicembre
2019. Contrariamente a quanto indicato in precedenza il calo
annualizzato su quel periodo è stato del 7,1% e non del 6,3.
A
determinare questi dati l’aumento della tassa sui consumi ed i tifoni
autunnali, in particolare il tifone Hagibis, che hanno colpito con
violenza Honshu e Kyushu.
Positivi invece i
dati sull’avanzo delle partite correnti che è cresciuto del 6,6%
rispetto allo stesso mese del 2019 toccando quota 612,3 miliardi. A
determinare il dato, nonostante le massicce importazioni, il rientro
di molti utili prodotti da aziende nipponiche al di fuori
dell’Arcipelago.
Lanciato, intanto, per evitare la recessione, o
quantomeno per renderla meno drastica, un piano di prestiti senza
tasso d’interesse destinati alle piccole ed alle medie
imprese.
Attesi da molti economisti cali del PIL dell’1,5% per i
primi tre mesi del 2020.
Il piano per affrontare l’emergenza da
1.000 miliardi di yen è stato approvato lo scorso venerdì. Tra le
misure in esso contenute vi è un’indennità da 4.100 yen al giorno
per i lavoratori autonomi che hanno dovuto interrompere la propria
attività e 500 milioni di yen che saranno concessi in prestito, a
tasso d’interesse zero, alle aziende che hanno subito cali tra il 15
ed il 20% mentre le imprese che hanno avuto percentuali di calo tra
il 5 ed il 14 pagheranno l’un per cento.
Un incontro tra
l’esecutivo e la Banca centrale si era svolto il giorno precedente.
L’istituto di emissione interverrà “senza esitazioni” per
contrastare la volatilità dei mercati, secondo quanto affermato dal
Governatore della BOJ al termine della riunione.
L’indice Nikkei ha
toccato, per poi riprendersi il giorno seguente (ma segnando comunque
il secondo dato peggiore degli ultimi 3 anni), il punto più basso
degli ultimi 30 anni lo scorso 13 marzo: -10%.
Maggiore
vigilanza sulla stabilità dei mercati finanziari è stata promessa
dal viceministro alle Finanze Yoshiki Takeuchi il quale si è anche
impegnato ad un maggior coordinamento tra i membri del G20.
“L’incertezza per il futuro” è tra le cause di questa
instabilità ha dichiarato Taro Aso in conferenza stampa.
Frattanto il Gruppo
Poste del Giappone ha invitato i dipendenti che hanno figli e che
vivono il disagio delle scuole chiuse ad utilizzare le proprie ferie
prima di accedere ai sussidi (8.300 yen al giorno per dipendente)
approvati dal governo.
“Se l’uso del congedo speciale è
preso per primo il nostro sistema universale potrebbe essere
distrutto” ha affermato Ruichi Anze, vice responsabile
nazionale dell’ufficio personale del colosso.
Nei trasporti, altri voli sono stati tagliati il 13 marzo da ANA (in totale 2.224 su 42 rotte) e da Japan Airlines (oltre 3.000 su 60 rotte nazionali ed internazionali).
Il virus colpisce
anche l’agricoltura. Preoccupazioni sono state espresse dalla
Centrale delle Cooperative, la JA-Zenchu, circa la raccolta di frutta
ed ortaggi questa primavera a causa della riduzione del numero di
apprendisti stranieri che, per la paura di ammalarsi, non si
recheranno nell’Arcipelago.
“Ci rivolgeremo a nazioni verso
le quali non abbiamo applicato restrizioni” ha promesso il
ministro competente Taku Eto intervenendo in Commissione Agricoltura
della Camera dei Rappresentanti.
Nel commercio
internazionale si è tenuta, nella settimana appena trascorsa, una
maratona di colloqui sulle relazioni economiche bilaterali con la
Repubblica di Corea dopo che per mesi i due Paesi si sono
fronteggiati con misure restrittive motivate dalla storia (a
scatenare tutto furono alcune sentenze sudcoreane che hanno
condannato aziende nipponiche a risarcire gli ex forzati da loro
sfruttati durante l’occupazione coloniale).
“Abbiamo
scambiato informazioni e dato il benvenuto ai progressi svolti da
ognuna delle due parti” ha commentato Yoichi Iida, capo del
dipartimento al controllo del commercio presso il Ministero
dell’Economia di Tokyo.
Sui salari, le
maggiori aziende nipponiche e le organizzazioni datoriali che le
rappresentano stanno offrendo aumenti significativamente inferiori a
quelli richiesti dai sindacati nel corso dei negoziati annuali per i
rinnovi contrattuali.
Toyota, una delle più grandi imprese del
Paese, ha offerto aumenti medi per 8.600 yen ma non ha proposto alcun
aumento della paga base così come avvenuto negli ultimi sette anni
ed ha risposto picche al sindacato interno che aveva chiesto 10.100
yen mensili di aumento nella paga base. Sempre nell’auto, Nissan ha
offerto un aumento medio di 7.000 yen contro i 9.000 chiesti dai
sindacati.
Sempre Nissan ha comunicato, lo scorso venerdì, di
aver ripreso parzialmente la propria produzione nella provincia
cinese di Hubei, quella dalla quale l’emergenza sanitaria è
partita.
Nell’acciaio Nippon Steel, JFE Steel e Kobe Steel, le
tre maggiori società, hanno deciso di non offrire anch’esse aumenti
nella paga base.
Nell’elettronica sono stati offerti 1.000 yen
al mese, comprensivi di alcune misure di salario differito, da
Panasonic mentre Mitsubishi Electric Corp. e Fujitsu hanno offerto la
medesima cifra ma solamente in salario base.
Sospesi i negoziati
con i sindacati da Daikin, colosso dei condizionatori, che sta
affrontando la grave situazione causata dal COVID-19 in Cina, Paese
nel quale è concentrata buona parte della produzione.
Nelle infrastrutture è stata mostrata ai giornalisti una nuova stazione della linea Yamanote della metropolitana di Tokyo. La stazione di Takanawa, posta tra le fermate Shinagawa e Tamachi, è la prima ad essere aperta su quella linea del 1971. La stazione è stata dotata di negozi automatici ed altre apparecchiature futuristiche.
In campo culturale è stato approvato lo scorso martedì un disegno di legge che dovrebbe contrastare più efficacemente la pirateria online con particolare attenzione ai testi universitari, ai manga ed alle riviste. La normativa in sostanza colpisce anche i fruitori di tale materiale che dovessero essere scoperti dalle forze dell’ordine. Previste pene fino a due anni di carcere e multe fino a 2 milioni di yen.
(con informazioni di mainichi.jp; asahi.com)
Immagine da Wikimedia Commons
Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.