Il 2019 si è chiuso in Giappone con la fuga dell’ex numero uno di Nissan Carlos Ghosn il quale, trovandosi agli arresti domiciliari da aprile per evasione fiscale, ha lasciato il Paese rifugiandosi in Libano. Il manager è scappato dall’aeroporto del Kansai con un jet privato evitando i controlli di sicurezza perché nascosto all’interno di un bagaglio fuori misura.
Imbarazzo per la vicenda è stato manifestato all’interno del governo nipponico che vede nella fuga di Ghosn una sfida al sistema giudiziario dell’Arcipelago che “assicura i diritti umani fondamentali ed opera in maniera appropriata” secondo quanto dichiarato dalla ministra della Giustizia Mori subito dopo aver appreso dell’evasione. Mori ha anche promesso una riforma delle condizioni che consentono gli arresti domiciliari – concessi, per la verità a Ghosn, dopo una lunga detenzione in carcere – nonché un inasprimento dei controlli di frontiera agli aeroporti.
Negato ogni coinvolgimento nella fuga da parte degli avvocati mentre lo stesso Ghosn ha tenuto a smentire quello della propria famiglia.
Imbarazzo anche in Turchia, Paese nel quale il velivolo ha fatto scalo, le cui autorità giudiziarie hanno disposto l’arresto di 7 persone che avrebbero consentito al manager il transito.
Il Libano non ha un trattato di estradizione con il Giappone ed è dunque improbabile che la nazione mediorientale dia seguito al mandato d’arresto internazionale emesso dal Giappone.
Un invito a non rivedere i requisiti per la libertà su cauzione è giunta da Edano del Partito Costituzionale Democratico il quale, pur sottolineando come l’evento costituisca “una sfida all’ordinamento legale del Paese”, ha affermato che si tratta “di un caso raro”.
Un mandato di arresto per falsa testimonianza in relazione al processo per evasione fiscale che vede imputato il marito è stato emesso dalla Procura di Tokyo anche per la moglie di Ghosn, Carole. Perquisizioni sono state effettuate dalla Procura lo scorso 8 gennaio negli uffici di uno degli avvocati di Ghosn.
Il manager ha tenuto, l’otto gennaio, una conferenza stampa per fornire la propria verità. Ghosn ha smentito, da Beirut dove attualmente si trova, di aver evaso il fisco, ha affermato di essere fuggito per proteggersi dal sistema giudiziario giapponese e che il proprio arresto è stato frutto di un complotto ordito dall’ex amministratore delegato di Nissan Hiroto Saikawa.
Le dichiarazioni di Ghosn “sono totalmente inaccettabili” secondo quanto scritto in un comunicato diffuso dalla Procura di Tokyo mentre la ministra Mori ha rimarcato che la sua fuga “non sarà dimenticata” e che “il nostro sistema giudiziario è corretto”.
L’idea di un complotto che avrebbe coinvolto gli avversari interni a Nissan e la Procura è “categoricamente falsa” per il viceprocuratore Takahiro Saito. Il 9 gennaio Saito, in una mossa del tutto inusuale, ha anche accusato la moglie del manager di aver distrutto prove e pagato testimoni.
“Nissan ha scoperto, mediante un’indagine interna robusta ed approfondita, numerosi casi di cattive condotte operate da Ghosn. La società ha dunque deciso che egli non era adatto a rimanere dirigente e gli ha sottratto gli uffici che guidava. L’indagine interna ha trovato prove incontrovertibili circa vari cattivi comportamenti tenuti da Ghosn e tra essi il non aver dichiarato compensi e l’essersi appropriato illegittimamente di proprietà della società per fini personali” si legge in comunicato diffuso da Nissan nel quale si promette la cooperazione con il sistema giudiziario nipponico e la prosecuzione delle azioni legali verso l’ex numero uno per i danni che avrebbe causato all’azienda.
“Su che basi parla di complotto? Ghosn è uscito dal Paese perché aveva paura che un tribunale giapponese lo condannasse” ha affermato Saikawa in risposta alle accuse di Ghosn.
Lo scorso giovedì Ghosn ha ricevuto dalle autorità libanesi il divieto di lasciare il Paese e la richiesta di consegnare il suo passaporto francese in relazione ad un viaggio in Israele effettuato dallo stesso nel 2008.
In chiusura di settimana Ghosn è nuovamente intervenuto per sostenere la propria innocenza affermando di essere “pieno di documenti” che la dimostrerebbero: “ho prove e fatti e spero di avere testimoni che possano anche parlare della collaborazione tra alcune persone di Nissan, i magistrati e funzionari degli uffici coinvolti nel mio arresto”.
Per quanto concerne un altro scandalo, quello della società cinese che avrebbe pagato delle mazzette per facilitare l’apertura di un resort con casinò nell’Arcipelago, Mikio Shimoji, parlamentare di Osaka Ishin no Kai, è stato il secondo deputato (il primo ad essere interessato dalle indagini è stato Akimoto del PLD) ad essere coinvolto nell’affaire. Shimoji ha ammesso di aver ricevuto un milione di yen da un consulente dell’azienda, la 500.com, come finanziamento, non dichiarato, per la propria campagna elettorale.
Accusato di aver ricevuto un milione di yen di tangente anche l’ex ministro della Difesa Takeshi Iwaya il quale però, sentito insieme ad altri quattro parlamentari dalla Procura di Tokyo, ha negato l’accaduto.
Gli interrogatori della Procura sono conseguenti alle dichiarazioni del consulente della società cinese Katsunori Nakazato il quale ha affermato di aver consegnato a ciascuno dei cinque parlamentari un milione di yen nel settembre 2017 mentre Tsukasa Akimoto, la cui detenzione preventiva è stata prolungata fino a fine mese, ne avrebbe ricevuti tre.
Il 7 gennaio i partiti dell’opposizione progressista hanno chiesto uno stop al processo di vaglio delle domande per l’apertura dei casinò almeno fino a quando la vicenda non sarà chiarita. Il medesimo giorno l’esecutivo, ignorando le preoccupazioni dell’opposizione, ha però istituito la commissione, teoricamente indipendente e guidata dell’ex magistrato Michio Kitamura, incaricata di esaminare le domande.
All’apertura dei lavori della Dieta, il prossimo 20 gennaio, l’opposizione presenterà una proposta di legge per abolire la normativa che consente l’apertura dei resort con casinò.
Il giorno successivo un altro deputato liberal-democratico, Toshimitsu Funahashi, ha ammesso di aver ricevuto, nel settembre 2017, una donazione di un milione di yen dalla società cinese mentre si trovava a Sapporo. Il denaro non sarebbe poi stato correttamente registrato insieme alle altre donazioni ricevute quella sera.
Novità anche per quanto concerne lo scandalo della festa del Sakura. Oltre ai numerosissimi inviti che sarebbero serviti per pagare, con soldi pubblici, un debito di riconoscenza verso sostenitori interni al PLD di Abe e per accontentare elettori di svariati parlamentari della maggioranza, si aggiunge il sospetto che due ditte – la JC Comsa che si occupò della ristorazione nel 2018 e la Muruyama che si è occupata del montaggio di palchi ed altre strutture nello stesso anno – avrebbero avuto contatti con l’ufficio che ha organizzato l’evento oltre un mese prima che l’esecutivo annunciasse la messa a gara dei due servizi.
In politica interna i primi giorni dell’anno si sono caratterizzati per una certa tensione registratasi tra il Partito Costituzionale Democratico ed il Partito Democratico per il Popolo dopo che il 4 gennaio il Presidente del PDP Yuichiro Tamaki aveva mostrato cautela circa la proposta del leader dell’altro partito Yukio Edano di fondere le rispettive organizzazioni chiedendo più incontri.
“Gli incontri tra i capi dei partiti dovrebbero tenersi dopo che ognuna delle organizzazioni ha raggiunto al proprio interno un consenso” ha affermato Edano il quale ha anche smentito di aver proposto la creazione di un nuovo partito e chiarito che avrebbe invece offerto un allargamento del proprio, proposta evidentemente poco onorevole per Tamaki.
I due Presidenti si sono nuovamente incontrati il 10 gennaio senza giungere ad un accordo ed aggiornando i rispettivi organismi dirigenti alla prossima settimana per fare il punto sui colloqui.
Sul piano delle modifiche costituzionali Abe, lo scorso martedì, è tornato a chiedere ai propri parlamentari di lavorare verso un processo di riforme che demolisca in primo luogo il carattere pacifista della Carta entro la fine del proprio mandato alla guida del partito (e cioè entro settembre 2021). L’obiettivo, stante la necessità di avere i due terzi in entrambe le Camere, appare però ancora una volta irrealizzabile.
Sull’immigrazione l’esecutivo ha intenzione, entro la fine di quest’anno, di introdurre un’applicazione per telefonino che renda più rapido il riconoscimento delle carte di identificazione possedute dagli stranieri residenti nel Paese.
Nel 2018 620 stranieri sono stati arrestati per il possesso di documenti di residenza falsi.
In politica estera Shinzo Abe ha invitato Iran e Stati Uniti, cioè tecnicamente aggredito ed aggressore, ad “adoperarsi negli sforzi diplomatici per abbassare la tensione” seguita all’assassinio del generale Qasem Soleimani avvenuto in Iraq il 3 gennaio scorso.
La crisi internazionale, che coinvolge un Paese vitale per l’economia nipponica dato che dallo Stretto di Hormuz passa oltre l’80% del petrolio destinato al Sol Levante, è scoppiata proprio nel momento in cui, con una certa riluttanza, il Giappone ha in un qualche modo partecipato alla missione militare USA nell’area decidendo di schierare, in violazione dell’articolo 9 della Costituzione, naviglio militare a largo dello Yemen.
Un aumento del prezzo del petrolio potrebbe provocare una mancata crescita per il PIL nipponico dello 0,3% nei prossimi due anni secondo l’economista Takahide Kiuchi del Nomura Research Institute. Anche il prezzo del gas continuerà presumibilmente a registrare degli aumenti: al 23 dicembre 2019 esso è stato di 148,8 yen al litro dopo essere aumentato costantemente nei due mesi precedenti.
Lo scorso martedì il Sol Levante, per bocca del Segretario Generale del Gabinetto Yoshihide Suga, ha espresso la propria preoccupazione per un’eventuale uscita dell’Iran dai limiti imposti dall’accordo sul nucleare del 2015.
“Dobbiamo premere per il dialogo” ha rimarcato anche il presidente della confindustria giapponese Hiroaki Nakanishi.
“Bisogna considerare la possibilità che un evento inatteso possa avvenire nel Medio Oriente e dobbiamo seriamente discutere di come riformulare la nostra politica energetica che dipende oggi dalle importazioni da quella regione” ha sottolineato Akio Mimura, numero uno della Camera di Commercio e Industria.
Contraccolpi si sono avuti l’8 gennaio alla Borsa di Tokyo a seguito degli attacchi iraniani a siti militari statunitensi in Iraq.
“La situazione è difficile e dobbiamo fare investimenti sostanziali” al fine di diversificare le importazioni, ha affermato Shunichi Kito, presidente dell’industria petrolifera Idemitsu Kosan.
“Siamo estremamente preoccupati” ha dichiarato Yukio Edano del PCD aggiungendo di dubitare che l’uccisione del generale iraniano possa essere giustificata dal diritto internazionale e che il Giappone non dovrebbe “sottovalutare il rischio che nel Medio Oriente si perda la stabilità”. Il leader dell’opposizione si è anche detto preoccupato per la sicurezza dei marinai nipponici che saranno inviati nell’area senza, per altro, che la Dieta abbia dato il via libera alla missione militare.
“Il Giappone dovrebbe impiegare tutte le proprie risorse diplomatiche per sollecitare Iran e Stati Uniti a controllarsi” ha affermato Tamaki del PDP chiedendo di fermare la missione militare nipponica.
Il governo “prenderà tutte le misure necessarie per preparare la missione seguendo con attenzione la situazione nella regione” ha affermato Suga il 9 gennaio confermando il dispiegamento del naviglio nell’area.
Il medesimo giorno, in previsione della missione, si è tenuta un’esercitazione, alla presenza del ministro della Difesa Kono (il quale ha anche avuto in settimana un colloquio telefonico con l’omologo iraniano Amir Hatami), che ha coinvolto i marinai del cacciatorpediniere Takanami che sarà tra le navi destinate al Medio Oriente. Il 10 gennaio sono partiti per la missione 2 velivoli P-3C, con destinazione Gibuti, mentre il naviglio dovrebbe partire il 2 febbraio.
Chiusa per motivi di sicurezza l’ambasciata giapponese a Baghdad mentre il premier ha comunque appoggiato eventuali risposte statunitensi agli attacchi missilistici iraniani rivolti contro obiettivi USA in Iraq.
Confermata invece la visita di Abe in Arabia Saudita, Oman ed Emirati Arabi Uniti prevista per la prossima settimana ed in forse alla luce dei recenti eventi che hanno scosso la regione. “Voglio seguire i preparativi della missione ed avere la comprensione delle nazioni interessate” ha affermato il premier imbarcandosi l’11 gennaio all’aeroporto di Tokyo Haneda.
Si è tenuto, intanto, lo scorso mercoledì un incontro tra il Presidente USA Trump, il consigliere per la Sicurezza Nazionale del Giappone Shigeru Kitamura ed il Direttore dell’Ufficio per la Sicurezza Nazionale della Corea del Sud Chung Eui Yong. Nell’incontro Trump ha sottolineato come i due Paesi siano per gli USA i “più forti alleati nell’area indo-pacifica”.
Visita in Vietnam per il ministro degli Esteri Toshimitsu Motegi il quale ha incontrato l’omologo Pham Binh Minh lo scorso lunedì. I due Paesi mantengono da tempo un medesimo atteggiamento nei confronti della proiezione della Cina nel Mar Cinese Meridionale ed il Giappone riconosce, in funzione anti-cinese, le rivendicazioni vietnamite sulle isole Spratly. Il Giappone, ha affermato Motegi, “ribadisce con fermezza la propria posizione” riguardo la presenza cinese nell’area.
I due ministri hanno discusso anche di rendere più semplice l’immigrazione di vietnamiti in Giappone e di lavorare congiuntamente per riportare l’India al tavolo negoziale del RCEP, l’accordo di libero scambio che tiene insieme i Paesi ASEAN, il Giappone, la Cina, la RdC, l’Australia, la Nuova Zelanda e, fino a dicembre, anche l’India.
Motegi ha anche incontrato il capo del governo vietnamita Nguyen Xuan Phuc accordando un prestito a basso tasso d’interesse per 110 milioni di dollari destinato alla costruzione di fogne nell’area della baia di Ha Long. Phuc ha anche auspicato maggiori investimenti giapponesi nel proprio Paese in particolare nelle energie rinnovabili e nelle tecnologie agricole nonché chiesto a Motegi di semplificare le procedure per le esportazioni di prodotti agricoli vietnamiti nell’Arcipelago.
Motegi ha poi proseguito il proprio tour diplomatico in Tailandia. Qui il titolare della diplomazia nipponica ha promesso di lavorare per un rapido ingresso della nazione del Sud-Est asiatico nel CPTPP, l’accordo di libero commercio per l’area del Pacifico. Tra gli altri temi discussi da Motegi con l’omologo Don Pramudwinai vi sono stati l’espansione degli investimenti privati giapponesi nel progetto infrastrutturale Eastern Economic Corridor nonché la cooperazione in tema di sicurezza (in particolare di sicurezza informatica) possibile alla luce del memorandum siglato dalle due Difesa lo scorso novembre.
Motegi si è poi recato nelle Filippine per colloqui con l’omologo Teodoro Locsin. La visita è stata fruttuosa in quanto al termine dell’incontro il ministro filippino ha comunicato che sarà rimosso il divieto di importazione di cibi provenienti dalle Prefetture di Fukushima, Ibaraki, Tochigi e Gunma. Concesso dal Giappone un prestito da 40 milioni di dollari alla nazione insulare destinato a rinforzare alcuni ponti nell’area metropolitana di Manila.
In economia, le tensioni internazionali e l’aumento della tassa sui consumi, oltre ai bassi salari e ad altri problemi strutturali dell’economica nipponica, porteranno ad una crescita dello 0,49% nel 2020. A diffondere la stima un rapporto del Japan Center for Economic Research.
Preoccupati per la situazione in Medio Oriente anche il ministro per le Politiche Economiche e Fiscali di Tokyo Yasutoshi Nishimura e l’omologo cinese He Lifeng. I due si sono incontrati la scorsa settimana a Pechino manifestando apprensione per le fluttuazioni subite dai mercati finanziari e per possibili azioni speculative che potrebbero causare numerosi danni all’economia delle due nazioni.
Gli ultimi dati sui consumi mostrano, frattanto, un calo a novembre di ben il 2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. La spesa delle famiglie composte da due o più persone è stata pari a 278.765 yen al mese.
Tra i cali più vistosi quelli per beni durevoli quali mobili e condizionatori (-13,1%) e abbigliamento (-6,8%).
Nell’auto, calate dell’1,5% (per un totale complessivo di 5.195.216 mezzi) nel 2019 le vendite domestiche dei veicoli prodotti nel Paese. A fornire i dati, che mostrano il primo calo negli ultimi tre anni, l’Associazione Giapponese dei Produttori di Automobili. Calate del 13,8% le vendite di Nissan (poco più di 367.000 vetture), del 2,7% (1.510.741 le auto vendute) quelle di Toyota, del 5,4% (357.242 i veicoli venduti) quelle di Honda.
A determinare il calo la contrazione dei consumi prodotta dai tifoni che hanno colpito il Paese tra settembre ed ottobre nonché l’aumento, scattato il primo ottobre, della tassa sui consumi.
A Las Vegas, frattanto, Sony ha presentato lo scorso lunedì un prototipo di auto elettrica a guida autonoma che si inserisce nel progetto “Vision-S” sviluppato dall’azienda elettronica. I primi test su strada del nuovo veicolo sono programmati per il marzo 2021.
Sempre nella città del Nevada il presidente di Toyota, Akio Toyoda, ha ipotizzato la progettazione di una città sostenibile nel Giappone centrale destinata a dipendenti propri e delle aziende con le quali il colosso della mobilità collabora (i residenti totali dovrebbero attestarsi intorno ai 2.000). I primi lavori di “Woven City”, questo il nome dell’insediamento che sorgerà nell’area del monte Fuji, dovrebbero iniziare già nel 2021.
Anche Panasonic ha presentato nell’ambito dell’Esposizione per l’Elettronica di Consumo di Las Vegas propri prodotti tra cui nuovi televisori con tecnologia OLED.
Nella cooperazione internazionale la Banca Asiatica per lo Sviluppo ha finanziato con 50 milioni di dollari, metà dei quali provenienti dall’Agenzia per la Cooperazione Internazionale del Giappone, un progetto per il miglioramento della connettività ad internet che interesserà Papua Nuova Guinea, Filippine ed Indonesia. Ad assicurare connessioni ad alta velocità in aree oggi non coperte sarà il satellite Kacific-1 he sarà costruito e gestito dalla Kacific Broadband Satellites International.
Nell’elettronica, Fujifilm Holding ha annunciato lo scorso lunedì che interromperà la relazione, che durava da cinquanta anni, con Xerox a partire dal 31 marzo 2021 riprendendo a vendere con il proprio marchio anche in Europa ed America del Nord. La società Fuji Xerox, divenuta al 100% di Fujifilm già nel novembre dello scorso anno, cambierà nome in Fujifilm Business Innovation il primo aprile 2021.
Conclusi invece lo scorso mercoledì da Japan Display i colloqui con il consorzio cinese-taiwanese con il quale era in trattative per il proprio piano di salvataggio. Confermato dall’azienda il mancato accordo con Harvest Tech Investment Management il quale, stando all’accordo siglato ad agosto, doveva fornire 80 miliardi di yen. La società proseguirà colloqui con il fondo nipponico Ichigo Asset Management che ha già assicurato a dicembre finanziamenti per 90 miliardi.
Mutamenti in vista per Ricoh. La società che opera nel settore delle forniture per uffici aprirà un nuovo impianto in Cina il prossimo aprile chiudendone due esistenti entro l’autunno. La nuova fabbrica, altamente automatizzata e situata nel Guangdong, consentirà di concentrare la produzione ma produrrà almeno 700 esuberi.
Nelle infrastrutture, una ricerca condotta dall’agenzia di stampa Kyodo ha rilevato come il 40% delle dighe nipponiche (246 su 559) sia sprovvisto di meccanismi che consentano di svuotare parzialmente i bacini prima che si verifichino piogge eccezionali che costringano i gestori delle stesse ad attuare rilasci d’acqua con procedure d’emergenza. Quarantacinque operatori hanno dichiarato all’agenzia di avere difficoltà ad aggiornare i propri sistemi di sicurezza in quanto le strutture delle dighe non sono modificabili oppure non vi sono sufficienti aperture per lo scarico dell’acqua o condutture di drenaggio.
Nel turismo, un’inchiesta condotta dall’agenzia di stampa Kyodo ha mostrato come 52 tra le maggiori città dell’Arcipelago, insieme ad altre 20 località che ospiteranno eventi legati ai Giochi Olimpici, si stanno organizzando per fornire assistenza in più lingue nei centri predisposti in caso di disastri naturali.
Il numero dei turisti, secondo quanto comunicato dal Ministero competente lo scorso venerdì, ha intanto raggiunto nel 2019 il numero record di 31.880.000. Si tratta del settimo aumento annuale consecutivo anche se il tasso di crescita è stato limitato dalle tensioni con la Corea del Sud e dai violenti tifoni di fine estate che non hanno consentito un aumento maggiore.
Nel settore scientifico Mizuho Financial Group ha comunicato lo scorso lunedì l’istituzione di un fondo, la cui dotazione iniziale sarà di 5 miliardi di yen, destinato a finanziare attività innovative nelle scienze della vita ed in particolare nel settore farmaceutico.
Chiudendo con l’agricoltura, una ricerca condotta da una equipe dell’Università di Ibaraki ha ipotizzato gravi danni nella produzione di koshihikari, il principale cultivar di riso nipponico, qualora da qui al 2040 i cambiamenti climatici dovessero continuare con la medesima tendenza. Previste perdite che potrebbero superare i 400 milioni di dollari nel caso di aumento della temperatura media da 26 a 27 gradi nel primo periodo di crescita del riso.
Se non si arresterà il riscaldamento globale la percentuale di riso che sarà classificato come di bassa qualità salirà dall’attuale 6-7% ad oltre il 12. “Alcune regioni mostrano una grande tendenza allo sviluppo di grani immaturi e quindi è importante scegliere le aree nelle quali intervenire in maniera prioritaria con misure preventive. Vogliamo che le nostre previsioni abbiano un impiego effettivo per le contromisure da impiegare nel breve, medio e lungo periodo” ha affermato Yuji Masutomi, membro del gruppo di ricerca.
(con informazioni di chinhphu.vn; mfa.go.th; dfa.gov.ph; global.nissannews.com; yna.co.kr; dpfp.or.jp; cdp-japan.jp; the-japan-news.com; mainichi.jp; asahi.com)
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