Settimana iniziata con una raccolta firme, partita per l’appunto il 15 dicembre, contro il dispiegamento dei missili del sistema Aegis nella Prefettura di Akita.
Sempre per ospitare i missili del sistema Aegis è stata confermata, come “unica tra le aree demaniali nella regione che risponde ai requisiti richiesti”, la base di Mutsumi nella Prefettura di Yamaguchi. Polemiche vi erano state nei mesi scorsi per il fatto che in una prima fase le altezze di alcune colline erano state calcolate dal Ministero utilizzando Google Earth. Soddisfatto per le nuove misurazioni il Governatore della Prefettura Tsugumasa Muraoka mentre i sindaci dei comuni di Abu ed Hagi hanno mantenuto la propria contrarietà.
Il 13 dicembre, molto più a sud, il governatore della Prefettura di Okinawa Denny Tamaki si è nuovamente scagliato contro il governo nazionale che sta proseguendo nei lavori di sbancamento della baia di Henoko contro il parere dei cittadini dell’area che hanno più volte bocciato, con un re ferendum e nelle ultime due elezioni amministrative, la costruzione della nuova base militare USA.
“Ignorare la volontà degli abitanti di Okinawa continuando i lavori di interramento rappresenta un calpestio della democrazia e di erosione delle autonomie locali” ha detto l’esponente di punta del Partito Democratico per il Popolo. Il piano nazionale prevede di interrare la baia con 20.620 metri cubi di materiali: lavoro completato per un 1% circa.
Per quanto concerne
l’invio di naviglio militare nel Golfo di Aden, ufficialmente
per attività di ricerca ma in realtà a supporto della Marina USA
stanziata nella regione, anche il Nuovo Komeito, alleato dei
liberal-democratici al governo, ha approvato, lo scorso martedì la
missione vincendo le inziali resistenze.
Rimanendo in campo
militare è previsto per il prossimo mese il lancio di un vettore H2A
per la messa in orbita di un satellite con finalità di
intelligence. Il lancio del mezzo, sviluppato da Mitsubishi Heavy
Industries, dovrebbe avvenire il prossimo 27 gennaio dal cosmodromo
di Tanegashima.
In settimana si è
anche tenuto a Pechino l’incontro tra i ministri della Difesa di
Giappone e Repubblica Popolare Cinese, Taro Kono e Wei Fenghe,
volto ad abbassare la tensione prodotta dalla proiezione cinese nei
mari Cinese Orientale e Meridionale la quale è vista con sospetto da
Tokyo.
“Vogliamo rafforzare la comunicazione e dare impulso
alla fiducia reciproca di modo da costruire una relazione costruttiva
sui temi connessi alla sicurezza” ha affermato Wei.
Le due
nazioni stanno lavorando soprattutto per evitare incidenti aerei o
marittimi soprattutto nell’area delle isole Diaoyutai/Senkaku
mediante una linea veloce di comunicazione tra le due Difese
la cui istituzione è prevista dal Meccanismo di Comunicazione Aerea
e Marittima sottoscritto dalle due nazioni nel giugno dello scorso
anno.
Confermata dai due ministri la cooperazione nel processo
di denuclearizzazione della Corea del Nord.
Intanto il bilancio di previsione per il prossimo anno fiscale, approvato dall’esecutivo lo scorso venerdì, conferma la tendenza di costante aumento delle spese militari: 5.310 miliardi di yen, una cifra enorme per un Paese che, stando alla Dichiarazione di Potsdam, non potrebbe nemmeno avere delle forze armate. La bozza prevede un aumento dell’1,1% del fondo di compartecipazione destinato a coprire i costi per ospitare i militari statunitensi; 50,6 miliardi sono destinati allo spazio; 25,6 miliardi alla sicurezza informatica; 28 miliardi sono destinati allo sviluppo di caccia che mandino in pensione gli F-2 mentre 79,3 miliardi saranno usati per comprare 6 F-35B; 12,9 miliardi andranno a pagare i missili del sistema Aegis.
In politica estera
si è avuto, ai margini dei fallimentari lavori del summit COP25 di
Madrid, un brevissimo incontro (circa 10 minuti) tra Toshimitsu
Motegi e Kang Kyung-wha: titolari degli Esteri di Giappone e
Repubblica di Corea.
“Il ministro Kang ha salutato
positivamente il diaologo sulle politiche di controllo delle
esportazioni tra le autorità coinvolte che si terrà il 16 dicembre
e sottolineato la necessità che il dialogo porti i giapponesi ad un
ritiro delle misure che restringono le esportazioni” si legge
in un comunicato degli Esteri di Seul. L’incontro cui si riferiva
Kang si è tenuto per l’appunto lo scorso lunedì tra alti funzionari
dei due dicasteri dell’Economia ma non sembra aver prodotto alcun
passo in avanti.
“Penso ci siano stati dei progressi. Si è
concordi circa la necessità di effettivi controlli sulle
esportazioni nell’attuale contesto che presenta rischi per la
sicurezza” ha affermato il ministro nipponico all’Economia,
Industria e Commercio Hiroshi Kajiyama il quale è stato però
smentito dal proprio funzionario che, con molto meno ottimismo, ha
precisato di “non pensare che siano stati chiariti tutti gli
aspetti”.
Il 18 dicembre, intanto, è stata depositata nel
parlamento sudcoreano la proposta di legge promossa dal Presidente
dell’Assemblea Moon Hee Sang volta alla costituzione di un fondo
nel quale, volontariamente, le aziende nipponiche che hanno sfruttato
manodopera coatta nel corso dell’occupazione coloniale della Penisola
possono dirottare delle donazioni atte a risarcire i pochi
forzati superstiti o i loro discendenti.
Con un gesto di
disponibilità volto a riaprire il dialogo al vertice (la prossima
settimana Abe e Moon Jae In si vedranno in Cina) il Ministero
dell’Economia ha rimosso, lo scorso venerdì, il divieto di
esportazione verso la RdC di materiali fotoresistenti utilizzati
nella produzione di semiconduttori.
Il 20 dicembre è
invece giunto nel Sol Levante il presidente della Repubblica Islamica
dell’Iran Hassan Rouhani. La visita, la prima del capo
dell’esecutivo iraniano negli ultimi vent’anni, ha come scopo quello
di ricevere rassicurazioni dai nipponici circa la missione
militare nel Golfo di Aden (e cioè circa il fatto che il
naviglio giapponese non si sposterà nello Stretto di Hormuz in
appoggio agli USA) nonché sull’accordo internazionale per il
nucleare della nazione asiatica stracciato dagli americani: “Speriamo
che il Giappone insieme ad altre nazioni del mondo compia sforzi
volti a far sì che l’accordo sia mantenuto” ha detto Rouhani a
Tokyo.
Da parte sua il Giappone ha ribadito che il passaggio
senza difficoltà delle navi dello Stretto di Hormuz, dato che quasi
tutte le importazioni di petrolio provengono da quell’area, è una
questione di sicurezza nazionale.
Nelle Curili
meridionali, intanto, le autorità di frontiera russe hanno
posto sotto sequestro cinque pescherecchi nipponici per pesca
illegale in acque russe. Il Ministero degli Esteri di Tokyo ha
chiesto alle autorità russe di dissequestrare le navi e di liberare
il personale a bordo (24 persone in totale) per “ragioni
umanitarie”. L’Agenzia per la Pesca del Giappone sostiene che i
pescherecci lavoravano regolarmente sulla base dell’accordo
bilaterale del 1993 mentre l’Associazione per la Pesca di Hokkaido ha
affermato di aver pagato regolarmente la quota annuale (poco meno di
200.000 dollari) che consentirebbe ai pescatori locali di entrare in
acque russe.
Giovedì scorso, nel contempo, si è tenuto a Mosca
un incontro tra il ministro Motegi e l’omologo russo Lavrov
per tentare di far avanzare la stesura di un accordo di pace che
chiuda diplomaticamente e giuridicamente il secondo conflitto
mondiale risolvendo la disputa territoriale sulle Curili.
Il
giorno precedente il titolare della diplomazia nipponica aveva tenuto
un incontro con il ministro russo allo Sviluppo Economico Oreshkin
con il quale ha discusso principalmente circa la cooperazione tra i
due Paesi nel progetto Artic LNG 2, un enorme progetto di produzione
di gas naturale liquefatto cui partecipano aziende nipponiche.
Dei
rapporti con il Giappone ha parlato anche il presidente russo Putin
nel corso della conferenza stampa di fine anno tenutasi il 19
dicembre. Putin, rispondendo ad un giornalista giapponese si è detto
preoccupato per la cooperazione militare nippo-statunitense
nel settore missilistico. “Come possiamo ignorare ciò anche nel
contesto del problema delle isole (cioè delle Curili meridionali
ndr)? C’è qualche garanzia circa il fatto che un nuovo sistema di
armi americani non venga dispiegato in quelle isole? Dove sono queste
garanzie? […] Possiamo ancora cercare una soluzione? Possiamo e lo
stiamo facendo con le autorità giapponesi. Abbiamo delle buone
relazioni basate sulla fiducia e stiamo discutendo tutto in dettaglio
ed in maniera onesta. Abbiamo trovato una soluzione? Non ancora ma,
ed è molto importante e ne ho parlato anch’io, vogliamo trovarla”
ha detto il massimo rappresentante russo dilungandosi poi circa un
sistema per l’intercettazione di missili che la Cina sta sviluppando
con la cooperazione russa e che dovrebbe controbilanciare la presenza
di armi offensive sviluppate dall’alleanza Giappone-RdC-USA nella
regione.
Nell’area ex sovietica un accordo di cooperazione è stato siglato lo scorso giovedì con l’Uzbekistan. Lo scorso govedì, nel corso della visita del presidente Shavkat Mirziyoyev, è stato predisposto dal Giappone un prestito di 1,7 miliardi di dollari alla nazione centro-asiatica destinato alla realizzazione di infrastrutture (specie nella produzione di energia elettrica).
“Oggi abbiamo discusso a fondo di temi politici, rapporti interparlamentari, cooperazione nel commercio e nelle infrastrutture, innovazione, piccole e medie imprese, scienza ed istruzione, sanità, cultura ed altre questioni raggiungendo importanti accordi. Nel quadro di questa visita accordi sui progetti principali sono stati siglati con aziende ed enti giapponesi. Si tratta di progetti degni di nota, principalmente perché essi mirano ad attrarre i risultati avanzati raggiunti dalla scienza e dalla tecnologia giapponese nell’economia dell’Uzbekistan” ha affermato Mirziyoyev.
Il Presidente uzbeko ha avuto colloqui con il vicepremier Taro Aso, con il quale ha firmato un accordo bilaterale sulla tassazione, nonché con Shinichi Kitaoka, Presidente dell’Agenzia Giapponese per la Cooperazione Internazionale, ente con il quale l’Uzbekistan ha sviluppato in piedi progetti congiunti per 4 miliardi di dollari e con il quale ne sono stati predisposti per altri 3,5 miliardi.
In politica interna,
il sindaco di Osaka e leader del partito Osaka Ishin no Kai,
Ichiro Matsui ha affermato lo scorso lunedì l’intenzione di
tenere il referendum consultivo circa la trasformazione della
Prefettura in Prefettura Metropolitana (come Tokyo) il
prossimo novembre.
L’idea di cambiare assetto alla Prefettura,
abolendo sostanzialmente i sindaci accentrando i poteri nella figura
del Governatore, è un vecchio cavallo di battaglia dell’ex
Governatore Toru Hashimoto e venne già bocciata dagli elettori.
Nominato lo scorso martedì il nuovo capo dell’Agenzia per la Casa Imperiale. Il funzionario è Yasuhiko Nishimura, ex vicedirettore dell’Agenzia ed ex capo del Dipartimento di Polizia Metropolitana di Tokyo.
Cattive notizie
giungono da Ginevra. Secondo un rapporto del World Economic Forum il
Sol Levante si è piazzato 121° su 153 nazioni per quanto concerne
la disparità di genere. Lo scorso anno la posizione occupata era
la centodecima. Il rapporto tiene conto del numero di donne nelle
posizioni di vertice nel settore pubblico e privato.
Per la
cronaca il primo Paese è l’Islanda mentre tra le grandi nazioni la
Germania è decima. Al 76° posto l’Italia.
Frattanto – mentre
indiscrezioni stampa attribuiscono molti degli inviti fatti dal
premier alle ultime feste del sakura alla sua
volontà di ricompensare suoi sostenitori all’interno del partito ed
in particolare nell’ambito dell’ultimo congresso che gli ha
consegnato per la terza volta la presidenza del PLD – anche per
quanto concerne i biglietti delle Olimpiadi assegnati al capo di
governo potrebbero scoppiare infuocate polemiche.
Sarebbe
infatti “difficile rispondere”, queste le parole testuali,
circa eventuali quote di questi biglietti assegnate al premier.
Questa è stata la risposta dell’esecutivo ad un’interrogazione di
Maiko Tajima del Partito Costituzionale Democratico. Non sarebbe
infatti chiaro “quali quote afferiscono al premier, quali
all’ufficio del premier o a parlamentari”.
Per quanto concerne un altro scandalo – quello del terreno demaniale svenduto all’associazione, prossima al premier, Moritomo Gakuen – in uno dei numerosi processi sorti dalla vicenda l’Alta Corte di Osaka, ribaltando una precedente sentenza, ha condannato il Governo a pagare un risarcimento di 110.000 yen ad un consigliere comunale di Toyonaka che aveva avviato l’azione legale. La Corte ha infatti stabilito che il governo doveva rendere note le motivazioni che portarono al maxisconto (il terreno venne venduto a circa il 14% del suo valore di mercato) e cioè la presenza di rifiuti (il sito era stato infatti usato come discarica e sulla sovrastima della quantità di questi rifiuti al fine di deprezzare il più possibile il terreno si è avviato un altro processo).
Nel campo dell’opposizione, dopo che i leader hanno dato il via libera, sono iniziate le discussioni che dovrebbero portare il Partito Costituzionale Democratico ed il Partito Democratico per il Popolo (il quale ha già assorbito il Partito Liberale) a fondersi in una sola forza politica.
In economia, KDDI,
una delle maggiori società di telefonia del Paese, e Lawson, azienda
della GDO, hanno avviato una cooperazione che portà la prima ad
acquistare il 2,1% della seconda. Lawson spera così di aumentare le
proprie vendite cooperando con KDDI nei sistemi di pagamento mediante
telefonino.
“Offriremo servizi da negozi della prossima
generazione” ha commentato il numero uno di Lawson Sadanobu
Takemasu.
In dirittura d’arrivo il progetto di legge che dovrebbe limitare di molto l’arbitrio dei giganti del web nei confronti dei loro utenti e venditori assicurando maggiore trasparenza. Il progetto di legge prevede che le grandi società che dispongono di piattaforme on line, come Amazon e Google, rendano edotto il governo circa le procedure ed i contratti adottati.
Nell’elettronica è prossimo l’acquisto, per 179 miliardi di yen, da parte di Fujifilm Holding della società che si occupa dello sviluppo di stemi di diagnostica per immagini di Hitachi.
Immutata la politica
di allentamento monetario della Banca del Giappone. Nel corso
dell’ultima riunione del tavolo direttivo l’ente ha lasciato
invariati i tassi nonostante i segnali che mostrano una crescita
piuttosto asfittica ed in rallentamento.
“L’economia del
Giappone è in una tendenza di recupero moderato” ha affermato
il Governatore della banca centrale Kuroda.
“I rischi nelle
economie estere, tuttavia, rimangono alti ed abbiamo seguito con
attenzione gli sviluppi” ha proseguito il numero uno della BOJ.
Gli ultimi dati sui
consumi hanno frattanto mostrato un -6% nel mese di
novembre. Secondo quanto comunicato dall’Associazione Giapponese
dei Grandi Magazzini nei 208 centri esaminati (di proprietà di 76
diverse società) si sono avute vendite per 493,79 miliardi. Il calo
di ottobre, con il suo -17,5%, era stato ben più drammatico.
Nello
stesso mese l’inflazione è cresciuta dello 0,5% (+0,1 rispetto ad
ottobre).
Per stimolare
l’economia l’esecutivo ha approvato venerdì scorso il bilancio di
previsione per il 2020 contenente spese per 102.600 miliardi
di yen. Oltre al record di spese militari, di cui si scriveva in
apertura, il bilancio prevede 35.860 miliardi di spese sociali
(+1.730 miliardi rispetto allo scorso anno).
Record invece nel
debito: il prossimo anno sarà pari a 153.460 miliardi di yen. Si
tratta della prima crescita del debito (+4.730 miliardi) degli
ultimi sei anni.
Nei trasporti le
Ferrovie del Giappone Orientale hanno mostrato ai media, lo scorso 16
dicembre, il nuovo treno di lusso Saphir Odoriko che prenderà
servizio il prossimo 14 marzo sulla tratta Tokyo-Izu. Il treno ha
otto carrozze, tutte di prima classe, e può trasportare un massimo
di 164 passeggeri.
Iniziative come questa hanno come obiettivo
l’aumento del numero dei turisti in Giappone.
Turismo che ha però
mostrato una flessione a novembre. Lo scorso mese hanno visitato
l’Arcipelago 2441.300 turisti e cioè lo 0,4% in meno rispetto allo
stesso mese del 2018. Tra le principali cause del calo il crollo
nel numero dei visitatori sudcoreani a causa della tensione tra i
due Paesi.
“Sono necessarie una serie di misure al fine di
centrare l’obiettivo dei 40 milioni di turisti stranieri” ha
affermato Hiorshi Tabata, numero uno dell’Agenzia per il Turismo.
Nei
primi 11 mesi dell’anno sono stati 29.355.700 gli stranieri che si
sono recati nel Sol Levante (+2,8% rispetto al 2018).
Si allarga intanto lo scandalo in casa Kansai Electric. Un tavolo di indagine indipendente ha fino ad ora sentito oltre 700 persone per accertare chi, in quali occasioni e con quali motivazioni ha ricevuto denaro o altre utilità da un ex sindaco di Takahama, città che ospita un impianto della società elettrica. Eiji Moriyama, questo il nome del politico oggi deceduto, avrebbe fatto da intermediario tra un’azienda di costruzioni ed i vertici di Kansai Electric (tra essi anche l’ex presidente, Makoto Yagi, dimessosi lo scorso ottobre).
Nuova, ennesima,
condanna per TEPCO. La Corte Distrettuale di Yamagata ha
imposto, lo scorso 17 dicembre, alla società di pagare 440.000
yen di risercimento a cinque ex evacuati in conseguenza
all’incidente del marzo 2011.
Sarebbe intanto prossima la
cancellazione dell’ordine di evacuazione per l’area intorno alla
stazione Yonomori di Tomioka. La zona, sottoposta a divieto di
abitazione, potrebbe ritornare abitabile dal prossimo 10 marzo
consentendo la riattivazione della linea ferroviaria Joban tra la
stessa Tomioka e Namie.
Confermata in settimana, ma la notizia
era nell’aria da tempo, il mantenimento dell’Agenzia per la
Ricostruzione fino al 2031 e dunque per altri dieci rispetto a
quanto previsto alla sua istituzione. L’esecutivo ha inoltre stimato
che costi addizionali per il recupero delle aree colpite pari a 1.500
miliardi di yen.
In ambito
finanziario sono 350 (su un totale di 1.718) i comuni che hanno
sottoscritto polizze assicurative per finanziare i costi delle
evacuazioni della popolazioni in caso di catastrofi naturali. Il
dato, fornito dalla società Sompo Japan Nipponkoa Insurance, è
triplo rispetto a 18 mesi fa.
Nell’anno fiscale 2017 gli ordini
di evacuazione e gli avvisi dati alla popolazione sono stati 915
mentre furono meno della metà (417) nel 2013.
Nel Gruppo Poste
del Giappone sono stati resi noti in settimana i risultati del
lavoro di un tavolo di indagine interno che ha analizzato migliaia
di contratti sui quali grava il sospetto di irregolarità (la più
diffusa tra esse sarebbero premi assicurativi fatti pagare due
volte). Il gruppo di lavoro ha individuato oltre 12.000 contratti,
sottoscritti negli ultimi cinque anni, che contengono violazioni
delle normative interne. Il 18 dicembre, per discutere del tema, i
vertici dell’azienda hanno tenuto una conferenza stampa nella quale,
oltre a rinnovare le scuse, si è promesso di accertare le
responsabilità di quanto accaduto.
Lo scorso venerdì ha
lasciato il proprio incarico il viceministro agli Interni e
Comunicazioni Shigeki Suzuki. Con grande imbarazzo anche per la
ministra Takaichi, infatti, Suzuki avrebbe comunicato informazioni
riservate circa la sanzione che il Ministero (organismo che
vigila in prima istanza sulle Poste) stava per irrogare.
Nel settore
automobilistico una importante novità sarà introdotta a partire dal
2021. Il governo ha annunciato che per il novembre di quell’anno i
produttori nazionali di autovetture saranno obbligati ad installare
sui nuovi veicoli prodotti sistemi per la frenata
automatica. Per le auto importate l’obbligo scatterà dal giugno
2024.
Rimanendo in tale campo Toyota ha pianificato per
il 2020 la vendita di 10.770.000 vetture e cioè circa 50.000 in più
di quante vendute nel 2019. La società prevede di aumentare le
vendite all’estero del 2% mentre il mercato domestico dovrebbe
contrarsi a causa dell’aumento della tassa sui consumi scattato lo
scorso novembre. Ben 2.310.000 veicoli dovrebbero essere ibridi: il
20% in più rispetto al 2019.
Annunciata mercoledì da Isuzu
Motors la volontà di voler acquistare UD Trucks da Volvo.
L’operazione, che rafforzerebbe la posizione dell’azienda giapponese
nella produzione di camion, si aggira intorno ai 250 miliardi di yen.
Nell’industria
pesante Arcelor Mittal e Nippon Steel
hanno comunicato lo scorso martedì l’acquisto congiunto
dell’indiana Essar Steel India per 500 miliardi di rupie indiane
(circa 7 miliardi di dollari). Il gruppo indiano deterrà circa il
60% delle azioni della ex concorrente che si trova alle prese con un
piano di ristrutturazione.
“Per anni Nippon Steel ha
effettuato investimenti diretti in molti Paesi tra cui Brasile, Stati
Uniti, Cina e Paesi dell’ASEAN: in aree in cui possiamo trarre
vantaggio dalla nostra tecnologia avanzata contribuendo costantemente
allo sviluppo industriale ed al miglioramento dell’autosufficienza in
ciascun Paese che ci ospita. Ci impegneremo a stabilire una presenza
forte in India, in conformità con la sua politica di aumento dei
prodotti siderurgici nazionali” ha affermato Eiji Hashimoto di
Nippon Steel.
In agricoltura, a
Tara, Prefettura di Saga, una società – la Inaho, fondata nel 2017 –
ha avviato la sperimentazione di un robot in grado di raccogliere
asparagi. La società intende dare per questa via un risposta al
drammatico calo di manodopera che colpisce l’agricoltura nipponica
(l’età media degli agricoltori del Sol Levante è di 66 anni). Il
robot è dotato di un sensore in grado di individuare gli ortaggi
pronti per essere raccolti e una volta caricata la batteria può
lavorare per dieci ore consecutive.
“La raccolta assorbe
tra il 50 ed il 60% del nostro tempo. Il robot ci consente di
dedicarci maggiormente alla vendita ed a migliorare i nostri
prodotti” ha affermato Kotaro Ando, proprietario dell’impresa
agricola nella quale si sta sperimentando l’apparecchio.
L’Agenzia delle Entrate ha intanto comunicato l’acquisizione dei dati afferenti 1.890.000 conti correnti bancari posseduti da cittadini ed aziende giapponesi in 85 diverse nazioni. Il monitoraggio è volto ad accertare eventuali casi di evasione od elusione fiscale. L’Agenzia ha anche rilasciato dati su conti di cittadini ed aziende straniere in Giappone ad altre 64 istituzioni straniere omologhe.
Chiudendo con i
salari, una recente ricerca condotta da un’organizzazione
sindacale di Kyoto ha evidenziato come una coppia di trentenni con
due bambini necessiti di almeno 4.800 yen mensili per aver un tenore
di vita normale. “Sta diventando impossibile per lavoratori a
tempo parziale o precari avere una famiglia. È
essenziale che si aumentino i salari” dicono dal sindacato
Kyoto Sohyo.
Il sindacato stima che ogni mese siano necessari
tra i 61.000 ed i 67.000 yen per vivere in un appartamento tra i 43
ed i 50 metri quadri (nelle grandi aree urbane le case sono piuttosto
piccole oltre che carissime) e 37.000 yen per il mantenimento di
un’automobile.
Per quanto concerne le spese per l’istruzione una
coppia sulla trentina spenderà circa 28.000 yen, 39.000 yen le
coppie ultraquarantenni mentre una coppia di più di 50 anni
spenderebbe, nel caso i figli andassero all’università, ben 130.000
yen al mese.
“I costi per l’istruzione spremono le finanze
di una famiglia” ha commentato Shuichi Nakazawa, professore
associato sulle tematiche del welfare all’Università di Shizuoka,
per il quale a causa di ciò “molti studenti sono costretti a
chiedere prestiti o a lavorare a tempo parziale”. “Negli
anni ’90 la media dei salari per i lavoratori ultratrentenni copriva
tutto sommato i costi per vivere. Tuttavia la media salariale è
scesa ed i lavoratori part time o precari sono aumentati. Adesso
soltanto i salari di una manciata di dipendenti delle grandi aziende
raggiunge quei livelli” ha proseguito il docente.
(con informazioni di weforum.org; kremlin.ru; mofa.go.kr; arcelormittal.com; yna.co.kr; tass.com; irna.ir; uza.uz; scmp.com; mainichi.jp; the-japan-news.com)
Immagine Alireza Bahari (dettaglio) da Wikimedia Commons
Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.