Settimana iniziata con i colloqui al vertice nella capitale tailandese Bangkok volti a raggiungere un accordo definitivo sul RCEP, l’accordo di libero scambio in discussione dal 2013 e che dovrebbe unire i 10 Paesi dell’ASEAN oltre a Cina, India, Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Repubblica di Corea.
Intenzionata ad uscire dai negoziati l’India la quale è stata invitata a riconsiderare la propria posizione dal neoministro all’Economia, Industria e Commercio Hiroshi Kajiyama: “il Giappone continuerà a giocare un ruolo di guida volto a siglare un pre-accordo tra le 16 nazioni, inclusa l’India, e per siglare il trattato definitivo per la fine del 2020” ha affermato il ministro.
Probabile invece il prossimo ingresso della Tailandia nel CPTPP, l’accordo di libero scambio per l’area del Pacifico che vede nel Giappone uno dei Paesi più coinvolti. La volontà del regno asiatico di entrare nell’accordo che tiene insieme 11 economie dell’area Asia-Pacifico è stata resa nota al termine dell’incontro tra Abe e l’omologo tailandese Prayut Chan-o-cha.
Riaffermata nella dichiarazione finale del vertice “il forte impegno alla promozione di un quadro commerciale multilaterale aperto, inclusivo, trasparente, non discriminatorio e basato sulle regole come è incarnato dall’Organizzazione Mondiale del Commercio” mentre è stato dato il benvenuto al fatto che 15 nazioni abbiano deciso di proseguire sulla strada del RCEP.
Il vertice di Bangkok è stato anche l’occasione per lo svolgimento del 22° Summit ASEAN-Giappone che ha riaffermato la volontà di cooperazione tra le 10 nazioni dell’organismo sud-asiatico con il Sol Levante nel contenimento della Cina (non menzionata in questi termini ma inserita all’uopo la solita formula diplomatica circa “l’area indo-pacifica libera ed aperta”), nel contrastro al crimine transnazionale ed al terrorismo mediante il potenziamento di una serie di tavoli sulla difesa informatica nonché delle diverse polizie nazionali, nella difesa dando applicazione al documento “Vientiane Vision” nonché ovviamente al commercio sul quale si ci augura “una piena utilizzazione dell’Accordo di Partenariato Economico Globale ASEAN-Giappone”.
La cooperazione
con l’India se potrebbe dunque rallentare sul piano commerciale
(almeno nell’ambito di un quadro multilaterale) non accenna a
mostrare segni di stanchezza sul piano della difesa. I massimi
rappresentnati dei due Paesi, Modi ed Abe, hanno discusso lo scorso
lunedì ai margini summit per il RCEP e concordato la firma di un
ACSA, un accordo di scambio e condivisione delle forniture
belliche, per il prossimo dicembre quando il premier giapponese
dovrebbe recarsi in visita a Nuova Delhi.
Nel corso del
colloquio i due capi di governo hanno discusso anche circa
l’avanzamento dei lavori della linea ferroviaria ad altà velocità
Mumbai-Ahmedabad: la linea è progettata per il transito dei treni
superveloci shinkansen.
Rimamendo sulla
politica estera, il Sol Levante ha espresso il proprio “fermo
disappunto” circa la formalizzazione dell’uscita degli Stati
Uniti dagli Accordi sul Clima di Parigi.
“Creare una
società decarbonizzata è un’urgenza” ha affermato lo scorso
martedì il ministro dell’Ambiente Shinjiro Koizumi.
Per quanto concerne
i rapporti con la Corea del Sud lo scorso lunedì il
presidente dell’Assemblea Nazionale della RdC Moon Hee Sang ha reso
noto che è stato depositato un progetto di legge volto a raccogliere
donazioni per gli ex forzati di guerra
utilizzati dalle aziende nipponiche nel corso dell’occupazione
coloniale.
I fondi raccolti hanno “base volontaria”
e le somme “non saranno prelevate forzatamente” ha
precisato Moon.
A Bangkok, intanto, Abe e l’altro Moon, il
presidente Jae In, hanno avuto un incontro ai margini del summit
ASEAN (poco prima del tavolo ASEAN-Giappone-Cina-RdC) che sarebbe
stato “cordiale e sincero” secondo quanto riferito dal
Portavoce della presidenza sudcoreana Cheong Wa Dae.
Nelle relazioni con
l’altra Corea, quella del
Nord, una ferma presa di posizione è stata espressa
dall’ambasciatore nordcoreano Song Il Ho alla condanna di Shinzo Abe
ai lanci di missili a corto raggio effettuati in ottobre dalla
RPDC.
Abe è “un idiota ed un villano che parla a proposito
dei test multipli dei nostri lanciarazzi come se una bomba nucleare
fosse caduta sul Giappone” ha affermato il diplomatico citato
dall’agenzia di stampa KCNA.
“Abe è anche un uomo di rara
ignoranza che sogna di trasformare il Giappone in una potenza
militare anche se non è in grado di distinguere lanci simultanei di
razzi dai missili…” ha proseguito il diplomatico.
Il 6 novembre, dopo
il successo ottenuto dal primo tour di turisti giapponesi nelle
Curili meridionali, si sono incontrati a Mosca per fare il punto
sulle attività congiunte il viceministro degli Esteri russo Igor
Morgulov e l’omologo nipponico Takeo Mori.
Il giorno seguente in
un’intervista il premier Abe ha ribadito la propria convinzione che
Putin sia concorde nel voler siglare quanto prima un trattato di pace
che chiuda giuridicamente e diplomaticamente il secondo conflitto
mondiale.
Tornando
nell’Arcipelago, a Naha si è iniziata la raccolta dei rifiuti
prodotti dall’incendio che ha distrutto lo scorso 31 ottobre il
castello Shuri, uno dei simboli della Prefettura di Okinawa e
patrimonio UNESCO: 1.075 gli oggetti ed i documenti fino ad ora
trovati e salvati dalla distruzione.
Ad indagare sulle cause
dell’incedio circa 110 uomini della polizia e dei vigili del
fuoco.
Recatosi in visita sul luogo del disastro anche il
ministro per Okinawa e i Territori del Nord Seiichi Eto: “speriamo
di mettere in marcia un piano di restauro il più presto possibile”
ha dichiarato il titolare del dicastero.
Frattanto secondo
indiscrezioni apparse sulla stampa l’esecutivo potrebbe considerare
la possibilità di aumentare il finanziamento ai siti museali,
proprio al fine di meglio tutelarli, dall’attuale 50% fino al 70 od
80% (il resto dei fondi necessari è fornito dalle medesime
istituzioni culturali o dagli enti locali). Dopo l’incendio della
Cattedrale di Notre Dame di Parigi l’Agenzia per gli Affari Culturali
aveva condotto una ricerca su 4.543 siti scoprendo che in 358 di essi
(il 7,9% del totale) non erano presenti rilevatori di fumo, 466
strutture (il 10,3%) non erano dotate di estintori mentre 2.061
edifici (il 45,4%) non disponevano di serbatoi di acqua per eventuali
interventi dei vigili del fuoco. In 860 strutture, inoltre, soltanto
due lavoratori (o in alcuni casi soltanto uno) aveva ricevuto la
necessaria formazione per intervenire in caso di incendio diurno ed
in 1.608 in caso di incendio notturno.
Lo scorso giovedì,
intanto, il governatore della Prefettura Denny Tamaki ha annunciato
che la propria giunta formerà un tavolo con esperti provenienti da
diversi settori al fine di elaborare un piano di restauro delle aree
distrutte.
A Kawasaki,
intanto, dopo infinite polemiche il locale festival del cinema ha
deciso di proiettare il film illustrante il fenomeno della
schiavitù sessuale fatta patire dai soldati nipponici nel corso
dell’ultimo conflitto mondiale tornando indietro rispetto alla
volontà precedentemente espressa di escludere il lavoro del regista
Miki Dezaki.
La vicenda segue il mancato finanziamento da parte
dell’Agenzia per i Servizi Culturali alla Triennale di Aichi (nella
quale una delle opere esposte rappresentava una “comfort
woman”).
Nell’istruzione il
ministro Koichi Hagiuda, intervenendo in sede di commissione Bilancio
della Camera bassa, ha annunciato che il dicastero renderà
disponibili i verbali delle riunioni interne nelle quali si è
affrontato il tema dei test di inglese da far condurre a privati per
l’ammissione all’università: mossa che è stata rimandata al 2020
dopo le fortissime opposizioni alla proposta e dopo che il Partito
Comunista insieme ad associazioni di studenti e docenti aveva
promosso una raccolta di firme.
La richiesta dei verbali era
stata fatta da Hiroshi Ogushi, deputato del Partito Costituzionale
Democratico. Lo stesso partito, mediante il suo Segretario Generale
Tetsuro Fukuyama, ha espresso la propria preoccupazione per il poco
tempo messo a disposizione alla società che effettuerà la verifica
dei test: appena 20 giorni per circa 500.000 esami.
Frattanto dati OCSE
resi noti lo scorso giovedì hanno mostrato come il Sol Levante
abbia il numero più basso di laureati in Medicina per 100.000
abitanti tra le 35 nazioni facenti parte dell’ente internazionale. Il
numero di neolaureati in Medicina è di 6,8 per 100.000 abitanti
contro la media OCSE di 13,1.
“Il Giappone ha di recente
posto in atto azioni volte all’aumento degli studenti nelle facoltà
sanitarie ma ciò non ha ancora avuto un riflesso sul numero di
neolaureati” si legge nel
rapporto “Salute in sintesi” 2019.
Di contro il 37%
dei dottori nipponici, stando a dati del 2017, era di età pari o
superiore a 55 anni mentre la media OCSE è stata del
34%.
“L’invecchiamento del personale sanitario costituisce
una preoccupazione in quanto è prevedibile che dottori
ultracinquantacinquenni vadano in pensione nell’arco di un decennio e
vi è la necessità che essi siano sostituiti al fine di prevenire
una diminuzione del numero totale dei medici” prosegue il
rapporto.
Il Sol Levante ha anche avuto la più bassa
percentuale di dottoresse: il 21% contro una media OCSE del
48%.
Circa una settimana prima della pubblicazione di questi
dati Toru Miyamoto, deputato del Partito Comunista, era intervenuto
per chiedere al Ministero della Salute di fermare il piano che
prevede la chiusura o la fusione di ben 424 ospedali pubblici
sottolineando come queste strutture siano fondamentali per la salute
dei cittadini specialmente nei casi di strutture collocate in aree
isolate.
Per ciò che
concerne la ricostruzione delle aree colpite dal terremoto e dallo
tsunami del 2011 l’esecutivo potrebbe prorogare di altri dieci
anni l’esistenza dell’Agenzia incaricata del recupero del Tohoku. La
proposta è emersa nel corso di una riunione che ha visto coinvoolti
i Governatori delle Prefetture di Fukushima, Iwate e Miyagi oltre al
ministro competente Kazunori Tanaka.
“Spero che non si
fissi un termine rigido dopo il quale tutto finisca” ha
commentato il Governatore di Iwate Takuya Tasso.
Ad inizio
ottobre erano ancora 49.000 le persone che non avevano potuto far
ritorno alle proprie case nelle Prefetture colpite.
Rimanendo sul tema, l’Agenzia Regolatrice per il Nucleare, a seguito di ispezioni, ha rilevato come TEPCO abbia compiuto una serie di errori, principalmente connessi al poco o al poco formato personale, che stanno rallentando i lavori di decommissionamento dell’ex impianto di Fukushima Daiichi. Tra gli errori compiuti dalla società quello di aver installato, mettendo a rischio la salute del personale impiegato, postazioni per bere situate in aree dalla eccessiva radioattività.
“Sembrerebbe che il numero totale dei lavoratori impegnati sia insufficiente. Se i piccoli errori proseguono si creano dei pericoli che possono condurre a grandi errori” ha affermato il Presidente dell’Agenzia Toyoshi Fuketa.
“C’è una grande attenzione al taglio dei costi sul sito” ha rilevato Ryusuke Kobayashi, responsabile del locale ufficio dell’Agenzia.
In politica interna il Partito Comunista ha nuovamente proposto la creazione di una coalizione che aspiri al governo del Paese entro il 2022 quando il partito festeggerà i cento anni dalla fondazione. Tra i temi che dovranno esserea al centro della coalizione, stando alla bozza licenziata dal comitato centrale del PCG, la riduzione delle emissioni di CO2, l’uguaglianza di genere e l’abolizione della produzione di energia nucleare.
Per quanto concerne la revisione della Costituzione il PLD è tornato all’attacco. Lo scorso 7 novembre parlamentari del partito di governo hanno iniziato l’analisi di rapporti scritti da propri colleghi circa le revisioni costituzionali di Germani, Estonia, Lituania ed Ucraina incontrando però la ferma opposizione della minoranza.
A Nara
l’amministrazione locale è invece al centro delle polemiche per la
realizzazione di un sondaggio (costato 7 milioni di yen di fondi
pubblici) distribuito a 2.000 cittadini della Prefettura e
contenente domande di carattere politico come il consenso
verso il premier ed il Governatore della Shogo Arai, l’ultimo voto
espresso alle elezioni politiche ed un’opinione circa la
trasformazione di Osaka in Prefettura metropolitana al pari di
Tokyo.
“È incredibile che questo sondaggio sia stato
condotto dal governo della Prefettura usando il denaro dei
contribuenti” ha affermato il Governatore di Osaka Hirofumi
Yoshimura.
Nell’immigrazione,
dieci stranieri trattenuti in un
centro di espulsione ad Osaka hanno
iniziato uno sciopero della fame per protestare contro i
lunghi periodi di detenzione cui sono sottoposti gli stranieri
privi di titolo legale per la permanenza nell’Arcipelago. Un altro
sciopero della fame si era tenuto lo scorso aprile nel centro di
detenzione di Ushiku (Prefettura di Ibaraki) dopo il suicidio di un
cittadino indiano.
I centri di questo tipo sono complessivamente
17 ed i periodi di detenzione possono facilmente superare i due anni.
Nella difesa il
Consiglio Nazionale per la Sicurezza ha dato vita nella settimana
appena trascorsa ad una equipe volta a rispondere efficacemente ad
eventuali attacchi informatici nordcoreani ed a contrastare
violazioni alla proprietà intellettuale di cittadini ed imprese
nipponiche.
Frattanto lo scorso mercoledì è avvenuto
l’ennesimo incidente, per
fortuna questa volta senza conseguenze, provocato dalle
forza armate USA. Alle 6,35 del 6 novembre, nei pressi della base
di Misawa nella Prefettura di Aomori un F-16 statunitense ha
accidentalmente perso una bomba da esercitazione (dunque priva
dell’esplosivo) dal peso di 200 chilogrammi.
“Chiederemo
che gli Stati Uniti prendano misure effettive per far sì che
incidenti del genere non accadano più” ha dichiarato il
portavoce dell’Esecutivo Suga.
Nella giornata di venerdì il
ministro Kono si è scusato con il Governatore della Prefettura,
Shingo Mimura, per aver comunicato soltanto il giorno seguente
all’evento quanto accaduto.
L’incidente “causerà una
grande preoccupazione tra la gente che abita nella Prefettura ed
aumenterà la sfiducia circa la sicurezza con la quale le forze USA
si gestiscono” ha affermato Mimura.
Il prossimo 18
novembre, intanto, nella Prefettura di Chiba si dovrebbe tenere
un’esposizione internazionale di armi. Contro la manifestazione,
che ha il patrocinio dell’amministrazione locale e dell’esecutivo
nazionale, è stato redatto un appello sottoscritto da oltre 130 tra
professori universitari, giornalisti ed esponenti del mondo
religioso.
“Queste aziende useranno quest’esperienza come
loro punto di forza. Non posso tollerare l’ingresso in Giappone di
aziende che violano il diritto internazionale” ha affermato la
giornalista Rei Shiba circa la partecipazione di società impegnate
nella fornitura di armi all’esercito israeliano.
In economia, sul
fronte lavoro aumentano sempre più gli investimenti delle aziende
edili nei processi di automazione al fine di far fronte al
drammatico calo di manodopera che il settore vive nell’Arcipelago a
causa dell’invecchiamento della popolazione e del declino
demografico.
Tra le aziende che più hanno destinato fondi per
robot ed intelligenza artificiale vi è Shimizu Corporation che ha
speso negli ultimi tre anni circa 3 miliardi di yen. La società
stima che il risparmio in termini di ore per lavorazioni effettuate
da robot si aggira intorno all’1,1% e cioè lontanissimo
dall’obiettivo del 20% da realizzarsi entro cinque anni auspicato dal
governo.
Le imprese edili in media spenderanno in quest’anno
fiscale in ricerca e sviluppo un +15,5% mentre nelle altre imprese
questo tipo di investimenti crescerà soltanto del 3,3%. Oltre alle
difficoltà tecnologie sul piano finanziario le spese in conto
capitale delle aziende del settore per il periodo aprile-giugno di
quest’anno hanno raggunto il 7,7% contro il 15,3% raggiunto dalla
media di tutti i settori industriali.
Nel Paese i lavoratori
del settore erano a fine agosto 5.100.000 e cioè il 27% in meno
rispetto a 20 anni fa.
Per far fronte ai
disastri naturali, intanto, è emersa la disponibilità del
governo ad aumentare la dotazione del fondo triennale da 7.000
miliardi di yen che, a partire dal 2020, dovrà servire per
prevenire danni da tifoni ed altri eventi catastrofici oltre a
fornire risorse per la ricostruzione delle infrastrutture e per
supportare economicamente l’agricoltura.
130 miliardi di yen,
parte del fondo da 500 miliardi predisposto per il 2019, sono stati
assegnati lo scorso venerdì per la ricostruzione delle aree colpite
dai tifoni Faxai ed Hagibis e per sussidi ad agricoltori ed
albergatori (lo Stato si farà carico di uno sconto da 5.000 yen per
notte per coloro che alloggeranno nelle strutture delle aree
colpite). I fondi sono però evidentemente insufficienti: il solo
settore forestale, agricolo e della pesca ha subito danni dai due
tifoni per 218,52 miliardi di yen mentre le case che hanno subito
danni sono state circa 88.000.
Per quanto concerne la spesa spesa pubblica il Kaikeikensain, una sorta di equivalente della nostra Corte dei Conti, ha classificato l’anno fiscale 2018 come quello nel quale si sono verificati meno sprechi di denaro pubblico negli ultimi dieci anni. Sono nel complesso 100,23 i miliardi di yen che sono stati destinati a spese erronee o che avrebbero potuto essere impiegati in maniera più efficace. 254 (per un totale di 5,72 miliardi) i casi di violazione di leggi e regolamenti da parte di Ministeri ed Agenzie centrali.
In casa SoftBank
sono state rese note lo scorso mercoledì perdite operative
nell’investimento in WeWork pari a 143 milioni di dollari
nella prima metà di quest’anno.
Gli utili netti del gruppo sono
calati del 49,8% rispetto ad un anno fa raggiungendo la cifra di
421,55 miliardi di yen.
“Abbiamo avuto pessimi risultati
sulle entrate. Ho compiuto una decisione sbagliata circa
l’investimento in WeWork” ha affermato in conferenza stampa
l’amministratore delegato della società Masayoshi Son.
A Tokyo è stato inaugurato un nuovo grattacielo nei pressi della stazione Shibuya, una delle più affollate al mondo. L’edificio, alto 230 metri, ha una superficie complessiva di circa 181.000 metri quadri ed è di proprietà della Shibuya Scramble Square complex, una joint venture tra Tokyu Corporation, Ferrovie del Giappone Orientale e Tokyo Metro.
Nell’elettronica
Toshiba ha comunicato lo scorso martedì il lancio di un consorzio,
che nelle intenzioni dovrebbe raggruppare 100 aziende nipponiche,
volto allo sviluppo di nuovi apparecchi che operano con la
connessione internet.
Tra le aziende che potrebbero partecipare
al progetto vi sono Tokyo Gas e le aziende elettroniche Denso e
Kyocera.
Frattanto Fujifilm ha comunicato lo scorso martedì che intende far diventare Fuji Xerox una propria azienda controllata al 100% (attualmente la partecipazione è del 75%). L’accordo dovrebbe prevedere il ritiro di Fujifilm dalla causa intentata contro Xerox nel 2018 e nella quale l’azienda nipponica cercava un risarcimento da un miliardo di dollari dopo che il piano di fusione tra le due società era stato disatteso.
Nell’auto per il
periodo aprile-settembre un calo degli utili del 19% rispetto allo
stesso periodo del 2018 è stato riportato da Honda Motor lo scorso
venerdì. In totale Honda ha totalizzato profitti per 368,86 miliardi
di yen contro i 455,10 dello scorso anno.
In totale Honda ha
ridotto le proprie previsioni di guadagno da 645 a 575 miliardi. A
consegnare questi dati in gran parte il crollo delle vendite nel
mercato indiano (-18,7% nei primi sei mesi dell’anno nel comparto
moto), tailandese ed indonesiano.
Dati opposti quelli di Toyota
che ha registrato una crescita degli utili, sempre riferita al
periodo aprile settembre 2019, del 2,6% che ha portato in termi
assoluti utili per 1.270 miliardi di yen. Rimaste inviariate, al
+14,2%, le prospettive di crescita per l’anno fiscale che si
concluderà a marzo 2020.
Il 7 novembre il colosso ha inoltre
firmato un accordo con BYD Company che porterà le due società alla
costituzione di una joint venture posseduta in parti uguali che si
dedicherà allo sviluppo di batterie per veicoli elettrici.
Nell’alimentare il
segretario generale del Gabinetto Yoshihide Suga ha promesso, nel
corso di una visita nella Prefettura di Tottori, un aiuto da parte
del governo alle esportazioni di sake. Tra le
intenzioni dell’esecutivo vi è l’uso del sistema delle denominazioni
geografiche al fine di meglio promuovere la bevanda alcolica sui
mercati esteri.
Nel 2018 il Giappone ha esportato sake per 22,2
miliardi di yen: il 19% rispetto al 2017.
Nel tessile forti
cali nelle vendite sono stati registrati dal marchio specializzato
nell’abbigliamento sportivo Descente. Il gruppo, titolare tra l’altro
del marchio Umbro, prevede per l’anno fiscale che terminerà a marzo
2020 utili in calo dell’82,3% per un totale di appena 700 milioni di
yen. Circa 1,51 miliardi di yen di vendite in meno sono da attribuire
alle mancate vendite in Corea del Sud dopo che le tensioni
politiche tra i due Paesi hanno portato molti cittadini della
Penisola a boicottare prodotti di aziende nipponiche.
Anche
un’altra azienda del settore, Fast Retailing, ha qualificato come
diminuite “sostanzialmente” le vendite in RdC mentre più grave è
stata la sorte degli esportatori di birra: -99,9% nel mese di
settembre.
(con informazioni di Japan Press Weekly 30 ott. – 05 nov. 2019; oecd.org; asean.org; korea.net; kcna.kp; aninews.in; tass.com; global.toyota; asahi.com; mainichi.jp; the-japan-news.com)
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