Settimana iniziata con il vertice dei ministri del Lavoro del G20 di Matsuyama nel quale si è affrontato il tema dell’invecchiamento della popolazione: “a causa dei cambiamenti demografici, della digitalizzazione e della globalizzazione siamo arrivati ad un punto di svolta. Dobbiamo affrontare i cambiamenti e modellare il futuro del lavoro sostenibile” ha affermato il ministro nipponico Takumi Nemoto.
Il vertice si è concluso con l’adozione di una dichiarazione congiunta che invita i Paesi del G20 a promuovere un ambiente di lavoro sicuro e salubre per gli anziani.
“Una popolazione che invecchia porterà nuove opportunità di lavoro associate alla silver economy [il termine si riferisce ai capelli grigi tipici della senilità ed indica tutte quelle attività economiche cui i principali fruitori sono anziani ndr], ma in assenza di azioni adeguate ciò potrebbe tradursi in una carenza di manodopera e competenze, in crescita economica più lenta, povertà e disuguaglianza nella terza età” si legge nella dichiarazione che prosegue riconoscendo “l’importanza di promuovere una società che invecchiando si mantenga attiva e che consenta a tutti di partecipare al mercato del lavoro senza discriminazioni”: scartata evidentemente come eresia l’idea che un anziano possa godersi la pensione anziché essere costretto a continuare a lavorare (sia pure in un ambiente “amichevole”).
In politica interna
Hodaka Maruyama, deputato espulso da Nippon Ishin no Kai e
adesso membro del Partito per Proteggere il Popolo dall’NHK, ha
auspicato un’azione militare contro la Corea del Sud per riprendere
le isole Dokdo (o Takeshima come sono chiamate in Giappone):
territorio sudcoreano rivendicato da Tokyo dal 1945.
“Le
isole Takeshima possono ritornare mediante negoziato? L’unica via per
riprenderle appare quella della guerra” ha scritto il
parlamentare sul proprio account twitter lo scorso 31 agosto.
Il
deputato ha ripetuto lo stesso copione messo in scena per le Curili
meridionali. Alcuni mesi fa, infatti, Maruyama, parlando con alcuni
ex residenti nelle isole da lui accompagnati nell’ambito di una
liberalizzazione dei visti concessa da Mosca, aveva avanzato la
possibilità di dichiarare guerra alla Russia. Secondo quanto
riferito da quanti si trovavano insieme a Maruyama in quell’occasione
il deputato era ubriaco e poco dopo, in un bar, sarebbe passato da un
registro bellicista a pronunciare frasi oscene verso le donne locali.
A Tokyo la
governatrice Yuriko Koike ha nuovamente evitato di inviare un
messaggio di solidarietà alla manifestazione che ogni primo
settembre ricorda i coreani massacrati dalla folla nei giorni
seguenti il terribile terremoto del Kanto del 1923.
“Koike,
in quanto capo della città che ospiterà le Olimpiadi il prossimo
anno sta andando contro la Carta olimpica che vieta le
discriminazioni” ha Yasuhiko Miyakawa della presidenza del
comitato organizzatore della manifestazione.
Un messaggio della
Governatrice che commemora tutte le vittime del sisma senza alcun
riferimento alle violenze razziste del post-evento è stato letto dal
vicegovernatore Akira Hasegawa ad una cerimonia organizzata
dall’associazione Tokyo-to Irei Kyokai.
All’opposto la città di
Kawasaki potrebbe presto avviare le procedure per introdurre
un’ordinanza contro i discorsi d’odio. La mossa segue alcune
dichiarazioni contro gli abitanti coreani della città da parte di un
candidato alle ultime elezioni municipali.
Nell’esecutivo il Premier ha comunicato che, come si vociferava da tempo, la prossima settimana (il 10 settembre probabilmente) attuerà un rimpasto di governo e nel partito (due giorni dopo). Sono certi di restare il Segretario Generale del Gabinetto, Yoshihide Suga, il vicepremier, Taro Aso, il ministro per la Rivitalizzazione Economica Toshimitsu Motegi (che potrebbe essere addirittura promosso agli Esteri) mentre un posto in esecutivo (non si sa ancora a scapito di chi) potrebbero avere Fumio Kishida (già ministro degli Esteri ed attuale responsabile dell’ufficio programma del PLD) e Shinjiro Koizumi, figlio dell’ex premier Junichiro ed esponente di punta del variegato gruppo di correnti di minoranza del PLD. Possibile la sostituzione del ministro alle Infrastrutture Keiichi Ishii del Nuovo Komeito che potrebbe essere sostiuito dal compagno di partito Kazuyoshi Akaba (attualmente Presidente della Commissione Economia, Industria e Commercio della Camera dei Rappresentanti).
Nel Partito
Costituzionale Democratico si è tenuta lo scorso 6 settembre la
direzione nazionale con all’ordine del giorno l’organizzazione del
partito sui territori. Il presidente Yukio Edano ha rilevato, nello
specifico, la debolezza del raggruppamento nelle periferie
dell’Arcipelago: attualmente il PCD ha 44 federazioni locali ma le
Prefetture sono in totale 47. Edano ha anche illustrato i principali
temi sui quali fondare il rafforzamento del partito: contrasto
all’aumento della tassa sui consumi, chiusura delle centrali
nucleari, difesa della Costituzione e del suo carattere pacifista, la
denuncia dei casi di corruzione e le malversazioni compiute da membri
del partito di governo.
“Non penso che l’attuale crisi in
Giappone sia causata soltanto dal governo Abe. […] Le tendenze
egoistiche si stanno espandendo nella società così come la
frammentazione ed il conflitto sta rapidamente aumentando. Penso che
questa sia la vera crisi del Giappone ed è una crisi che la politica
degli ultimi decenni ha creato. Ad oltre 30 anni dopo lo scoppio
della bolla speculativa le disparità economiche, la frammentazione
sociale e l’insicurezza sono aumentate rapidamente. Tuttavia invece
di rispondere a questo la politica ha mantenuto la disparità e delle
volte l’ha creata. La politica non ha adempiuto alla propria
responsabilità di rispondere all’ansia, alla sfiducia e ciò ha
portato al rafforzamento dell’egoismo portando al collasso della
società stessa. Il Partito Costituzionale Democratico deve cambiare
le cose. L’allargamento delle disparità e le preoccupazioni per il
futuro sono i principali fattori che hanno fermato i consumi e
rallentato l’economia. […] Dobbiamo lavorare ad un’economia fondata
sui consumi delle famiglie e che risponda ai cambiamenti, dobbiamo
affrontare l’ansia dell’opinione pubblica, superare le disuguaglianze
[…], recuperare la fiducia. Fondamentale è che ognuno sia attivo
in ogni regione. Non vediamo l’ora di lavorare ed adempiere
ulteriormente alle nostre responsabilità ed ai compiti che ci
attendono nella nuova fase” ha affermato Edano nella propria
relazione.
Per quanto concerne i resort dotati casinò il governo ha annunciato che il prossimo 3 ottobre inizierà ad ascoltare i comuni interessati ad ospitare case da gioco (aumentando così il numero di turisti mediante l’attrazione di persone affette da ludopatia) e le aziende che vogliono investire nel settore invitando tutte queste realtà a presentare propri piani. Entro il prossimo anno l’esecutivo prenderà poi una decisione autorizzando o meno l’apertura delle singole strutture.
Ad Hokkaido si è ricordato, lo scorso 6 settembre, il primo anniversario del terremoto che causò la morte di 41 persone. Numerose le case i cui lavori di demolizione non sono stati ultimati, in particolare nel distretto di Satozuka.
In politica estera una serie di cambiamenti si sono avuti in settimana nei massimi vertici del dicastero. Il cambio più significativo ha riguardato l’Ufficio per gli Affari Oceanici ed Asiatici nel quale Shigeki Takizaki (già responsabile dell’ufficio per l’Asia meridionale) rimpiazza Kenji Kanasugi.
Frattanto non
accennano a migliorare i rapporti tra il Sol Levante e la RdC. La
città di Gimhae, ad esempio, ha deciso di non partecipare ad una
parata di pescherecci che si tiene annualmente a Munakata
(Fukuoka).
Con un atto politico privo di effetti concreti, ma
dal grande impatto nelle relazioni tra i due Paesi, anche i consigli
comunali di Busan e Seul hanno in settimana approvato due
mozioni che impegnano al boicottaggio delle aziende che hanno
avuto un ruolo nello sfruttamento di manodopera durante l’occupazione
coloniale della Penisola. Si tratta in totale di 284 aziende.
Di
decisione “inappropriata ed irrazionale” ha parlato da
Tokyo il segretario generale del Gabinetto Yoshihide Suga.
Ben
più gravi le decisioni del colosso dell’elettronica Samsung
la quale “ha introdotto forniture diverse da quelle
giapponesi in alcuni processi produttivi” secondo quanto
riferito, in forma anonima, da un dirigente della società
all’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap.
Per quanto concerne
la relazione con la Russia il premier Abe è volato lo scorso
mercoledì a Vladivostok per partecipare all’Eastern Economic
Forum ospitato ogni anno dalla città dell’Estremo Est russo.
Il
giorno seguente Abe ha incontrato il presidente
russo Vladimir Putin ed i due sono apparsi distanti circa la
firma di un trattato di pace che chiuda diplomaticamente e
giuridicamente il secondo conflitto mondiale. Nessun accordo pare
infatti possibile stante le due opposte posizioni circa lo status
delle Curili meridionali: territorio russo acquisito come
esito del conflitto per i russi, territorio giapponese annesso
illegittimamente per il Giappone.
“Abbiamo il dovere
storico di siglare un trattato di pace. Compiamo a pieno la nostra
responsabilità con la storia. Firmiamo il trattato e liberiamo
l’illimitato potenziale del nostro popolo” ha dichiarato Abe.
Il premier ha anche sostenuto che gli Stati Uniti non hanno chiesto
al Sol Levante di installare missili nelle isole contese e che
“l’attuale sistema di difesa missilistico del Giappone non è
gestito dagli Stati Uniti”: la prima affermazione è difficile
da credere mentre la seconda è falsa a metà essendo il sistema
Aegis, ad esempio, controllato congiuntamente da entrambe le nazioni.
Da parte sua Putin
ha notato come non vi sia stata reciprocità nel sistema di
concessione dei visti: se infatti la Russia ha concesso agli ex
abitanti delle Curili meridionali di recarsi nelle isole senza visto
il Sol Levante non riconosce i visti russi per gli abitanti della
Crimea.
“Non tutti lo sanno e non tutti afferrano la
finezza di questo diritto esclusivo che risiede nel fatto che non
soltanto diamo l’opportunità a dei cittadini giapponesi di visitare
queste isole ma lo stiamo facendo senza che essi necessitino di
visto. Ciò ha una componente politica, in quanto il Giappone non
vuole che i suoi cittadini facciano domanda di visto per visitare
queste isole. Abbiamo compreso la sensibilità della situazione ed
abbiamo accettato questa richiesta” ha affermato Putin.
Il
Presidente russo ha anche ripercorso la storia, piuttosto complessa,
delle isole e chiarito che “questi problemi non sono ancora
stati risolti ed è necessario fare di tutto affinché le persone che
hanno contatti in questi territori non si sentano vittime degli
eventi geopolitici del passato”.
Sulla vicenda dei visti,
pur non chiarendo la questione connessa alla Crimea, Abe ha
annunciato nel corso del forum che entro questo mese i cittadini
russi che appartengono a determinate categorie (operai specializzati,
scienziati e studenti) potranno beneficiare di procedure semplificate
per ottenere il visto quinquennale introdotto con la riforma entrata
in vigore ad aprile.
Il premier ha anche
salutato gli oltre 200 progetti di cooperazione tra privati
avviati negli ultimi tre anni, da quando cioè è stato siglato il
piano di cooperazione in otto punti tra i due Paesi, e tra questi la
partecipazione di Mitsui&Co e di Jogmec al progetto di
costruzione del rigassificatore Artic LNG-2.
Nell’ambito di
questa cooperazione il 5 settembre Andrej Slepnev, Direttore Generale
del Centro Russo per le Esportazioni, e Nobuhiko Sasaki, Presidente
dell’Organizzazione Giapponese per il Commercio con l’Estero, hanno
siglato un memorandum che nelle intenzioni dovrà favorire attività
economiche e commerciali tra gli operatori dei due Paesi mediante
seminari ed attività di formazione.
Dall’opposizione Tetsuro
Fukuyama, Segretario Generale del Partito Costituzionale Democratico,
ha lamentato un atteggiamento troppo morbido da parte del premier che
non avrebbe protestato per la visita del capo dell’esecutivo russo
Medvedev alle isole avvenuta lo scorso agosto e non ha posto alla
controparte la questione del dispiegamento dei sistemi
antimissilistici Bal e Bastion sulle isole: “credo avrebbe
dovuto dire al Presidente Putin che questo costituisce un problema
per la sicurezza nazionale del Giappone” ha affermato
Fukuyama.
Anche per Yuichiro Tamaki, Presidente del Partito
Democratico per il Popolo, la visita del presidente del consiglio
russo ha confermato la volontà russa (a dire il vero ribadita da
Sergej Lavrov fino alla nausea) di non voler cedere la sovranità
delle due Curili più prossime all’isola di Hokkaido.
Per la
cronaca al forum hanno partecipato oltre 8.500 persone provenienti da
65 Paesi.
In ambito militare
il ministro Takeshi Iwaya ha incontrato lo scorso lunedì
l’omologo indiano Rajnath Singh al fine di muovere un passo
avanti nella conclusione di un accordo bilaterare per lo scambio
di servizi ed equipaggiamento (un ACSA in gergo). Le due nazioni
sono impegnate ad assicurare “un’area indo-pacifica libera ed
aperta” ha affermato il ministro nipponico utilizzando la
formula diplomatica che tradotta in termini più comprensibili si
riferisce alla creazione di ostacoli alla proiezione militare e
commerciale cinese nei due oceani.
Singh ha anche incontrato
il premier Abe definendo il colloquio “eccellente” e
sottolineando la volontà indiana di un “rafforzamento ulteriore
delle attività delle Difesa dei due Paesi”.
Sempre in tale
ambito in settimana l’esecutivo si è rifiutato di comunicare alla
giunta di Okinawa una data, ad oggi ignota anche ad esso,
circa la fine delle operazioni di trasferimento dei marines USA da
Futenma. La comunicazione dell’assenza di comunicazioni è stata
data a nome del governo centrale dal vicesegretario del Gabinetto
Kazuhiro Sugito al vicegovernatore di Okinawa Kiichiro Jahana ed al
vicesindaco di Ginowan Keigo Wada.
“Vista la serie di
incidenti e di problemi il governo centrale dovrebbe fare tutto il
possibile per chiudere le attività della base di Futenma il più
presto possibile e ciò indipendentemente dai progressi nel progetto
di ricollocazione” ha affermato Jahana per il quale, così come
per tutta la coalizione di governo nella Prefettura, la
liberazione di Ginowan dai marines (con i tempi comodi degli
americani per altro) in cambio della devastazione di Nago è stata
un ricatto inaccettabile.
Nel 2014 Abe aveva promesso
all’allora Governatore Nakaima che “entro cinque anni”
l’area sarebbe stata abbandonata dagli USA: i cinque anni sono però
passati a febbraio senza che nessuna altra data sia stata resa nota.
In economia nel
periodo aprile-giugno si è registrato un calo nei profitti delle
aziende pari al 12% rispetto allo stesso periodo dell’anno
precedente: ciò è stato dovuto in gran parte alle tensioni
commerciali tra Stati Uniti e Cina.
Purtuttavia altissimi sono
rimasti i profitti in termini assoluti (23.230 miliardi di yen). Nel
periodo precedente (gennaio-marzo) si era avuto un aumento del
10,3%.
Scese del 6,9% a 3.620 miliardi le spese in conto
capitale (primo calo degli ultimi otto quadrimestri) purtuttavia gli
investimenti nelle attività pproduttive non finanziarie hanno avuto
un aumento dell’1,9%.
Dati preliminari sul PIL suggeriscono una
crescita annualizzata per il periodo dell’1,8% ma il futuro
aumento dell’IVA potrebbe generare una crisi anche nei settori che
meno stanno soffrendo a causa delle tensioni internazionali. “C’è
la possibilità che le ricadute dell’aumento della tassa sui consumi
possano diffondersi rapidamente nel non manifatturiero” ha
messo in guardia Takeshi Minami, economista capo del Norinchukin
Research Institute.
Nei trasporti 26 dei
50 nuovi alloggiamenti creati nell’aeroporto internazionale di
Haneda sono già stati assegnati: a comunicarlo, lo scorso
lunedì, il Ministero delle Infrastrutture.
Tra le nazioni che
si sono aggiudicate gli slot vi sono Cina, Russia, Australia, India,
Turchia, Italia e Finlandia. Gli altri 24 slot saranno, con ogni
probabilità, assegnati a compagnie statunitensi con l’obiettivo di
attirare turisti da quella nazione.
Frattanto secondo quanto
emerso da una ricerca condotta dal quotidiano Mainichi sei
aeroporti (Nagasaki, Haneda, Kobe, Chubu, Sendai e Kitakyushu) hanno
elaborato dei piani per la continuità aziendale che tengono conto di
alluvioni o tsunami. La ricerca è stata realizzata in occasione del
primo anniversario del tifone che lo scorso settembre ha creato danni
allo scalo del Kansai.
Sempre in ambito aereo Mitsubishi
Aircraft ha annunciato lo scorso 5 settembre la firma di un
memorandum con la statunitense Mesa Airlines per la vendita di 100
Spacejet M100. Secondo l’accordo le consegne dei velivoli inizieranno
nel 2024.
Nelle ferrovie
Sagami Railway Corporation ha presentato ufficialmente un treno
dipinto con una livrea ispirata al mare che prenderà servizio il
prossimo 30 novembre sulla nuova linea che collegherà Tokyo a
Kanagawa. Il servizio sarà reso possibile mediante la costruzione di
2,7 chilometri di connessione tra la stazione di Nishiya e quella di
Yokohama-Hazawa operate rispettivamente da Sagami e dalle Ferrovie
del Giappone Orientale.
Quest’ultima azienda ha inoltre
annunciato l’apertura di negozi in 27 delle 35 stazioni della linea
Thomson-East Coast della metropolitana di Singapore la quale dovrebbe
aprire parzialmente entro la fine di quest’anno. La società
ferroviaria si è aggiudicata gli spazi (5.000 metri quadri affittati
per 16 anni) insieme a SMRT Experience ed Alphaplus Investments,
sussidiaria quest’ultima della catena di supermercati NTUC FairPrice
ed avrà il 35% della joint venture costituita allo scopo.
Un
grave incidente (il bilancio è stato di un morto) ha interessato
invece la linea operata da Keikyu tra Minato (Tokyo) e Yokosuka
(Kanagawa): la circolazione, interrottasi per un deragliamento il 5
settembre, è ripartita il 7 settembre.
Investimenti
all’estero anche per la catena alberghiera Super Hotel la
quale ha aperto una propria scuola per formare personale in Myanmar
usufruendo così della nuova politica migratoria entrata in vigore ad
aprile. La società possiede 137 alberghi nell’Arcipelago e la metà
del personale addetto alle pulizie è già straniero. La scuola
dovrebbe formare circa 1.000 persone l’anno.
L’esecutivo ha
stimato che nel settore alberghiero il calo di manodopera nazionale
sarà pari a 100.000 persone per il 2023.
Presenza oltreoceano anche per la maggiore azienda di telecomunicazioni del Paese, la NTT, la quale ha siglato un contratto triennale di cooperazione con la Major League di Baseball degli Stati Uniti. Tra gli oggetti frutto della collaborazione tra le due realtà anche un visore per la realtà aumentata sviluppato da NTT ed una serie di sponsorizzazioni.
Nell’elettronica
Toshiba Memory acquisterà per 165 milioni di dollari il
settore di produzione di unità di memoria della taiwanese Lite-On
Technology. Entro aprile del prossimo la società di Formosa
trasferirà all’azienda nipponica tutti i propri asset nel settore
(compresi brevetti e personale) ma non le azioni nella joint venture
con Tsinghua Unigroup.
Lunedì scorso la casa madre ha frattanto
completato la vendita del proprio settore GPL negli USA alla francese
Total.
Nell’auto i due ministri dell’Economia di Francia e Giappone, Hiroshige Seko e Bruno Le Maire, hanno avuto in settimana una telefonata nella quale hanno confermato il mantenimento dell’alleanza Renault-Nissan. Lo Stato francese è il maggiore azionista di Renault la quale ha sua volta possiede il 43,4% di Nissan.
Nel contempo il presidente di quest’ultima società, Hiroto Saikawa, ha ammesso di ricevere pagamenti che superano le remunerazioni previste dai regolamenti interni. “Pensavo che le procedure fossero state condotte correttamente e non sapevo di operazioni errate” ha dichiarato il dirigente d’azienda.
“Nissan avrebbe dovuto sapere a proposito dei pagamenti a Saikawa quando ha condotto l’indagine interna su Ghosn” ha dichiarato Junichiro Hironoka, ex capo del collegio difensivo deell’ex numero della casa automobilistica.
Nella pesca
chiesto nuovamente dal Giappone l’aumento (del 20%) delle quote
del tonno pinna blu in sede di Comitato Settentrionale per la
Pesca nel Pacifico Occidentale e Centrale, organismo che stabilisce
per ogni nazione i tetti di pescato per le varie specie. Una proposta
simile era stata bocciata lo scorso con i voti di Stati Uniti ed
Isole Cook preoccupati che una pesca eccessiva di quella specie di
tonno non terrebbe il passo con i ritmi riproduttivi della stessa.
In
chiusura di settimana l’organismo, riunitosi a Portland (Stati
Uniti), ha bocciato la richiesta nipponica. La popolazione di
questa specie di tonni è stata decimata dalla pesca intensiva
condotta a partire dagli anni ’60.
Sul nucleare
la Commissione per l’Energia Atomica del Giappone ha approvato un
rapporto nel quale si sottolinea la necessità per l’Arcipelago di
decomissionare molti degli impianti esistenti e si invitano le
aziende che li possiedono a preparare per tempo piani di
smantellamento di modo da ridurre i rischi di sicurezza. Sono ben 24
(il 40% del totale) le centrali che secondo l’ente andranno
smantellate o che già sono in fase di decomissionamento.
“Tenendo
conto dell’ulteriore aumento degli impianti nucleari che verranno
spenti appare necessario sviluppare nuove tecnologie e sistemi che
consentano di raggiungere lo scopo con efficienza e senza intoppi”
si legge nel rapporto il quale mette anche in guardia circa
l’indebolimento della ricerca nel settore che il piano di chiusura di
circa la metà dei 79 centri di ricerca dell’Agenzia per l’Energia
Atomica del Giappone inevitabilmente produrrà.
Attualmente nel
Sol Levante sono in funzione 9 reattori che forniscono circa il 3%
dell’energia elettrica nazionale contro il 25% (prodotta da 60
reattori) prodotta prima del 2011.
Oltre all’impianto
tristementa famoso di Fukushima Daiichi (il cui smantellamento
potrebbe costare più di 68 miliardi di euro) altre centrali
particolarmente complesse da spegnere sono quelle di Fukushima Daini
(circa 410 miliardi di yen i costi ed oltre 40 anni di tempo per
completare il decomissionamento) e la centrale del Tokai della
Japan Atomic Power (società partecipata da alcune delle maggiori
società nucleari del Paese tra cui TEPCO e KEPCO) il cui costo di
smantellamento si aggira intorno ai 770 miliardi di yen e potrebbe
richiedere 70 anni.
Sempre in tale
ambito si è tenuta lo scorso lunedì una riunione tra funzionari del
Ministero degli Esteri e diplomatici di 22 Paesi al fine di
rassicurarli circa l’eventuale rilascio in mare dell’acqua
contaminata da trizio attualmente stoccata all’interno dell’ex
centrale di Fukushima Daiichi.
Nell’impianto si trovano ad
oggi circa un milione di tonnellate di acqua stivate in 1.000
serbatoi ma ogni giorno acqua di falda (nonostante il muro di
sostanze congelanti realizzato da TEPCO) o piovana entra a
contatto con materiale radioattivo.
“Allo scopo di
prevenire voci allarmanti crediamo sia estremamente importante
fornire accurate informazioni scientifiche” ha dichiarato
Yumiko Hata del Ministero dell’Economia, Industria e Commercio. Tra
le nazioni dell’Asia orientale la Corea del Sud ha già
manifestato la propria contrarietà al rilascio in mare dell’acqua
la quale, incidentalmente, è anche l’opzione più economica.
“I
reazionari giapponesi stanno per condurre ad orrendo disastro la
nazione coreana e l’umanità” si legge in un comunicato
dell’agenzia di stampa nordcoreana KCNA per la quale “nel caso
in cui il Giappone scaricasse in mare 1.100.000 tonnellate di acqua
radioattiva in pochi mesi anche le acque intorno all’isola di Jeju
saranno inquinate e, in un anno, l’intero Mare Orientale della Corea
e successivamente l’intero Oceano Pacifico sarà ridotto in un mare
della morte causando gravi danni all’umanità”.
“Molti paesi
gestiscono centrali nucleari nel mondo ma è soltanto il Giappone,
uno stato barbaro, ad annunciare apertamente la dispersione di scorie
nucleari, minacciando persino l’esistenza di altri paesi e nazioni.
Il Giappone, la prima vittima nel mondo di un disastro nucleare, ha
ripetutamente parlato dei danni […] ogni volta che se ne presenta
l’opportunità. Tuttavia la divulgazione del piano giapponese per lo
scarico di acqua inquinata dimostra che le proteste di quel governo
per il disastro nucleare ed i suoi effetti collaterali sono niente
altro che ipocrisia ed il Giappone è profondamente impregnato di una
cultura gangeristica volta a danneggiare altri paesi e nazioni e
persino l’umanità intera per proprio interesse. La prima vittima a
subire enormi gli danni causati dal rilascio di acqua radioattiva
sarebbe la penisola coreana” si legge ancora nell’editoriale.
Frattanto tre apprendisti stranieri assunti mediante il programma di tirocino internazionale cui il Giappone aderisce hanno fatto causa ad una ditta di costruzioni che li ha impiegati in lavori di decontaminazione nelle cittadine di Koriyama e Motomiya (Prefettura di Fukushima) tra il 2016 ed il 2018. Recentemente il Ministero del Lavoro e Salute ha chiarito che gli apprendisti stranieri non possono essere impiegati per attività connesse allo smantellamento di centrali nucleari.
Nella ricerca
scientifica l’Agenzia Aerospaziale del Giappone svilupperà
componenti per la stazione orbitante intorno alla luna: la
statunitense “Gateway” ancora in fase di progettazione.
Allo
scopo il Ministero dell’Istruzione ha avanzato richieste per 1.160
miliardi di yen.
“In termini di tecnologia scientifica ed
industriale nonché di sicurezza nazionale non vi altra opzione per
il Giappone che di partecipare al progetto Gateway” ha
affermato Yoshiyuki Kasai, responsabile della Commissione per le
Politiche Spaziali.
(con informazioni di liteon.com; thehindu.com; tass.com; yna.co.kr; kcna.kp; cdp-japan.jp; mitsubishiaircraft.com; mainichi.jp; asahi.com)
Immagine da kremlin.ru
Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.