Settimana iniziata con l’arrivo nella città francese di Biarritz del premier nipponico Abe il quale ha partecipato al summit dei capi di governo del G7. Abe ha incontrato nell’occasione il presidente statunitense Donald Trump con il quale ha discusso essenzialmente della possibilità di giungere ad un accordo commerciale bilaterale.
“Abbiamo discusso del commercio. I nostri Paesi stanno commerciando molto tra loro e molti di questi scambi riguardano il commercio militare che è una grande componente. Ovviamente abbiamo parlato anche della Corea del Nord e queste discussioni stanno andando molto bene” ha affermato Trump al termine del colloquio ed i contenuti dello stesso sono stati confermati anche dal premier nipponico il quale ha però aggiunto che la discussione ha riguardato anche l’Iran.
Secondo quanto sostenuto da Robert Lighthizer, responsabile della trattativa con il Giappone sull’accordo commerciale e presente alla conferenza congiunta di Trump ed Abe i due Paesi “sono vicini a chiudere e spero che, come risultato di quest’ultimo incontro, saremo in grado di raggiungere un accordo sui principi”.
Sulla questione nordcoreana Abe ha ribadito di “appoggiare al 100%” il dialogo tra gli Stati Uniti e quel Paese anche se nel corso della conferenza stampa Trump ha evitato di mostrarsi preoccupato circa gli ultimi lanci di missili a medio raggio (avvenuti il 24 agosto), tema sul quale ha sostanzialmente incespicato. I lanci sono stati considerati una minaccia seria per il Giappone ma considerati di nessuna importanza, di fatto, dagli USA: “[Kim] non ha fatto un test nucleare ma ha lanciato dei comuni missili a corto raggio. Molta gente testa questi missili, non soltanto lui” ha sostenuto il Presidente USA.
Maggiore appoggio sulla vicenda è giunto dai massimi rappresentanti di Francia, Germania e Canada incontrati da Abe il 24 agosto. Approvato dal summit un piano di azione per l’Africa subsahariana.
Per quanto concerne
i rapporti con la Corea del Sud inviata da Tokyo una nota di
protesta contro delle esercitazioni militari che l’esercito della RdC
ha tenuto presso le isole Dokdo (o Takeshima come sono
chiamate nel Sol Levante), territorio reclamato dal Giappone.
Si
tratta della prima esercitazione (coinvolte in totale dieci navi ed
altrettanti caccia dell’aviazione) intorno alle isole condotta
dall’insediamento della presidenza Moon e la prima, dal 2016, che
prevede lo sbarco di truppe.
In settimana il governo di Seul
ha intanto nuovamente chiesto al Sol Levante di cancellare le
restrizioni alle esportazioni ristabilendo il regime
preferenziale in vigore fino a luglio.
Il capo dell’esecutivo
sudcoreano Lee Nak-yo ha sostenuto lo scorso martedì sia ancora
possibile ricucire le relazioni con Tokyo ed evitare che il rapporto
tra i due Paesi continui a peggiorare mentre il giorno precedente,
intervenendo in parlamento, aveva manifestato la possibilità che la
RdC rinnovasse l’accordo sullo scambio di informazioni militari
(GSOMIA la sua sigla in inglese) qualora il Giappone cancellasse le
sanzioni economiche: “se il Giappone rivedesse alcune
inappropriate misure credo sarebbe opportuno che anche il nostro
governo riconsideri la propria decisione sul GSOMIA”.
Con una mossa
opposta agli auspici di Lee, il 27 agosto il ministro
dell’Economia, Commercio e Industria di Tokyo, Hiroshige Seko, ha
rimosso la RdC dalla lista dei partner commerciali di fiducia in
linea con il decreto approvato dall’esecutivo all’inzio del mese.
“Si
tratta di una decisione interna che ha come obiettivo di migliorare i
controlli sulle esportazioni, non di danneggiare le relazioni tra
Giappone e Corea del Sud” ha sostenuto Seko in conferenza
stampa affermando inoltre che le questioni commerciali ed il GSOMIA
“appartengono a dimensioni totalmente diverse. Non capisco
perché la Corea del Sud le voglia tenere insieme”.
Profondo
disappunto per la decisione è stato espresso da Kim Hyun-chong,
viceconsigliere nazionale alla Sicurezza di Seul, per il quale il
Giappone “dovrebbe stringere la mano che gli abbiamo teso”.
Kim ha anche smentito che la fine dell’accordo ponga problemi alla
sicurezza nell’area e che la RdC intenda aumentare le proprie
capacità di difesa investendo in satelliti, aerei e sottomarini.
Per far fronte al
calo delle importazioni di materiali vitali per l’industria
sudcoreana il Ministero competente di quel Paese ha annunciato il
28 agosto un piano che, tra il 2020 ed il 2022, prevede sussidi alle
aziende pari a 5.000 miliardi di won.
“Attraverso
investimenti strategici in progetti di ricerca e sviluppo su
materiali, componenti ed attrezzature ridurremo la nostra dipendenza
dalle importazioni” si legge in un comunicato del
dicastero.
“Sebbene non siano stati osservati danni diretti
le aziende coreane hanno espresso preoccupazione per lo stato di
incertezza. Il governo lancerà prontamente contromisure per far
fronte a tutti i possibili scenari derivanti delle azioni del
Giappone” è scritto in un’altra nota diffusa in questo caso
dall’esecutivo sudcoreano.
Mercoledì Lee ha annunciato un
ricorso all’Organizzazione Mondiale del Commercio contro le “sleali
ritorsioni economiche” del Giappone.
“Il
Giappone deve ancora fornire il reale motivo delle sue ritorsioni
economiche… Qualunque sia la scusa che adottano per giustificarsi è
chiaro che il governo giapponese ha collegato questioni storiche a
questioni economiche” ha commentato il presidente coreano Moon
lo scorso giovedì.
La condanna da
parte di tribunali sudcoreani ad aziende nipponiche per lo
sfruttamento di manodopera schiavile “è il più grande
problema nelle relazioni bilaterali” ha confermato il medesimo
giorno il portavoce dell’esecutivo di Tokyo Yoshihide Suga che ha
ribadito come da parte nipponica la vicenda dei risarcimenti è stata
chiusa con l’accordo bilaterale del 1965.
“Prenderemo
questa vicenda come un’occasione per far raggiungere alla nostra
economia un nuovo livello rafforzando la competitività del settore
manifatturiero e di altri campi” ha aggiunto Moon anticipando
che la RdC “come stato sovrano prenderà risoluti provvedimenti
per rispondere alle ingiuste ritorsioni economiche giapponesi”.
In
settiman il Ministero delle Finanze di Tokyo ha reso noto che a
luglio le esportazioni di fluoruro di idrogeno verso la RdC sono
calate dell’83,7% rispetto al mese precedente.
Ad aumentare
ulteriormente la tensione la visita, lo scorso sabato, di sei
parlamentari coreani alle contese isole Dokdo: un atto
“inaccettabile” per il Ministero degli Esteri di Tokyo.
In
previsione di un aumento degli scontri in sede WTO proprio il
dicastero guidato da Kono ha richiesto per il prossimo bilancio di
previsione 250 milioni di yen da destinare per le spese di viaggio e
per il personale che prenderà parte alle riunioni: in questo anno
fiscale la somma assegnata allo scopo è stata di 120 milioni.
Su un’altra vicenda
storica ancora calda per le due parti, quella delle comfort
women, la direttrice dell’UNESCO Audrey Azoulay ha rimesso
alla volontà delle parti l’inserimento o meno di documenti legati al
fenomeno nel programma delle “Memorie del Mondo”.
“I
progressi dipendono dalla volontà delle parti coinvolte” ha
dichiarato la funzionaria per la quale “su molte questioni
ritengo sia essenziale ridurre le tensioni politiche di modo da far
concentrare l’UNESCO sul proprio ruolo”.
Per quanto attiene
all’altra Corea, quella del Nord, il ministro della
Difesa Iwaya ha comunicato alla stampa che i missili lanciati la
scorsa settimana sono un modello nuovo. I razzi, lanciati il 24
agosto, hanno raggiunto un’altitudine di 100 chilometri. “Ci
sono buone possibilità che la Corea del Nord applichi queste
tecnologie studiate per missili a corto a raggio a missili a lungo
raggio” ha sostenuto Iwaya.
A Tokyo, intanto, la Corte
Suprema ha respinto un ricorso proveniente da 61 studenti di una
scuola coreana di Tokyo legata ideologicamente alla Corea del Nord ed
esclusa per tale ragione dai contributi pubblici alle scuole private
(i ricorrenti chiedevano 100.000 yen ciascuno di
risarrcimento).
Nell’aprile del 2010 l’esecutivo allora guidato
dal PDG introdusse dei contributi per le scuole private ed anche
istituti diretti dall’Associazione Generale dei Coreani Residenti in
Giappone (organizzazione prossima alla RPDC) fecero domanda per tali
sussidi.
Frattanto, come
preannunciato da alcuni giorni, lo scorso martedì il ministro
degli Esteri dell’Iran, Mohammad Javad Zarif, ha incontrato l’omologo
nipponico Taro Kono al fine di assicurarsi la non partecipazione,
o addirittura una politica attiva di dissuasione, da parte nipponica
alla minaccia statunitense di creazione di una coalizione
internazionale per la sorveglianza dello Stretto di Hormuz.
Nell’incontro Kono ha auspicato anche che la Repubblica Islamica
ritorni a rispettare i limiti di arricchimento dell’uranio previsti
dall’accordo internazionale del 2015.
L’Iran “non vuole che
le tensioni aumentino” ha affermato Zarif nell’incontro,
tenutosi il 28 agosto, con il premier Abe. “Il Giappone
continuerà ad affrontare questa crescita della tensione mediante
sforzi diplomatici” ha sostenuto il capo dell’esecutivo
nipponico.
Il giorno seguente
la visita di Zarif e fino a venerdì si è tenuto nella città anche
il settimo incontro del TICAD
(la Conferenza Internazionale sullo Sviluppo dell’Africa). La
conferenza, che ha visto la partecipazione di rappresentanti di 50
Paesi africani, ha come obiettivo fondamentale quello di allontanare
molte nazioni di quel continente dalla Repubblica Popolare Cinese
la quale nel 2000 ha lanciato il FOCAC (Forum sulla Cooperazione
Cina-Africa), tavolo mediante il quale Xi Jinping ha annunciato
passeranno 60 miliardi di dollari connessi alla realizzazione della
Belt and Road Initiative.
Prima del summit Charles Boliko,
Direttore dell’Ufficio FAO in Giappone, ha espresso la propria
preoccupazione per la crescita della malnutrizione in Africa
subsahariana e sostenuto che nell’area “il problema
principale non è la mancanza di aiuti ma la corruzione”.
Al
termine del vertice l’esecutivo di Tokyo ha confermato la
disponibilità del settore privato del Paese ad investimenti
complessivi in Africa che dovrebbero superare i 20 miliardi di
dollari. Secondo quanto affermato dal Ministero degli Esteri il
settore privato nipponico ha investito dal 2016 ad oggi 25,6 miliardi
di dollari nel continente.
“A nome dell’Africa faccio
appello alle istituzioni mondiali ed alle multinazionali affinché
investano nel nostro continente” ha dichiarato il Presidente
egiziano Al Sisi, copresidente del vertice.
“Abbiamo avuto
un forte deficit in termini di innovazione e tecnologia e speriamo
che il TICAD 7 proponga soluzioni innovative al fine di avere una
formazione su larga scala della nostra gioventù” ha affermato
Moussa Faki Mahamat, ex ministro degli Esteri ed ex premier del Ciad
attualmente a capo dell’Unione Africana, benedicendo il progetto
giapponese che prevede la formazione di 3.000 africani
nell’Arcipelago nei prosismi sei anni.
“La mancanza di
investimenti sufficienti nell’istruzione, ricerca e sviluppo possono
condizionare la crescita dell’Africa” ha affermato il
Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, anch’egli
presente al vertice, nel proprio discorso.
Nel corso del vertice
Abe ha più volte punzecchiato la Cina, pur non menzionandola,
accusandola di creare indebitamento (legato alla Belt and Road
fondamentalmente) nei paesi africani al fine di legarli maggiormente
a sé.
Un appello a fare di più nell’accoglienza dei rifugiati è giunto venerdì scorso da Filippo Grandi, Alto Commissario ONU dell’UNHCR, per il quale i numeri sono “abbastanza bassi se comparati con altre nazioni industrializzate”. Lo scorso anno il Sol Levante ha riconosciuto lo status di rifugiato a 42 persone (le richieste sono state oltre 16.000). Grandi ha anche affermato che la detenzione dei richiedenti in attesa che l’iter burocratico sulla domanda si concluda deve essere l’extrema ratio e non la norma: “ciò che diciamo al governo giapponese come ad ogni altro governo è che ci sono alternative alla detenzione dei richiedenti asilo durante l’esame dei casi. La questione di fondo è che chiedere l’asilo non è un crimine e non va considerato tale”.
In politica interna
si sono svolte domenica 25 agosto le elezioni per il rinnovo della
carica di Governatore della Prefettura di Saitama. Ad ottenere
l’incarico, con il 47,9% (pari a 923.482 voti) è stato l’ex senatore
Motohiro Ono, indipendente (ha resistuito la tessera del PDP
prima di candidarsi) e sostenuto dal Partito Costituzionale
Democratico, dal Partito Democratico per il Popolo, dal Partito
Socialdemocratico e da quello Comunista. Sconfitto il principale
avversario, Kenta Aoshima sostenuto da PLD e Nuovo Komeito, che ha
ottneuto il 44,9% (pari a 866.021) voti. Molto distanziati gli altri
candidati: il 3,3% è stato ottenuto da Satoshi Hamada (Partito per
Proteggere il Popolo dall’NHK), il 2,1% da Nobuhiro Takeda e l’1,8%
da Shizue Sakurai (entrambi indipendenti). La Prefettura era guidata
da Kiyoshi Ueda, prossimo ai partiti dell’opposizione, che aveva
deciso di non ricardidarsi al termine del mandato.
In crescita
ma comunque incredibilmente bassa l’affluenza al 32,31% (fu del
26,63% nel 2015).
Nell’esecutivo ha rassegnato le proprie dimissioni il viceministro alla Salute, Lavoro e Solidarietà Sociale Hiroshi Ueno. Secondo quanto riferito dal periodico Shukan Bunshun il politico avrebbe chiesto denaro da un’agenzia di lavoro temporaneo in cambio di interventi sul Ministero della Giustizia circa la normativa sui permessi di soggiorno per i lavoratori stranieri. Ueno ha dichiarato di non aver violato alcuna legge ma di volersi dimettere per evitare malintensi.
Frattanto un ex consulente di Nippon Export and Investment Insurance (in sigla NEXI), società pubblica che opera assicurando merci e servizi delle aziende nipponiche che operano all’estero, è stato arrestato dalla polizia della capitale con l’accusa di aver rivelato informazioni circa una gara d’appalto per un sistema informatico ad una società che hai poi partecipato alla gara.
Sul lavoro sono
state diffuse lo scorso martedì da parte del Ministero del Welfare
le proiezioni a lungo termine sulla tenuta del sistema
pensionistico nelle quali si è stimato un calo degli assegni
a partire dal 2049 del 20% in termini reali. Un calo del 30%
delle entrate riguarderà il Sistema Pensionistico Nazionale a causa
di un tasso di sostituzione che scenderà dal 61,7% (220.000 yen al
mese in media) di oggi al 50,8%. Previsto dal governo l’introduzione,
a partire dal 2047, di un blocco all’indicizzazione delle pensioni.
Il Ministero ha presentato complessivamente sei modelli di crescita
nei quali si evidenzia, in soldoni, che il Giappone deve
necessariamente avere una crescita economica di almeno lo 0,5%
annuo al fine di evitare il crollo del sistema pensionistico.
In
un documento recentemente pubblicato il dicastero prevede per il 2055
una popolazione complessiva pari a 89.930.000 persone con un 27% di
ultrasettantacinquenni (contro l’11% del 2010) mentre il 14% della
popolazione avrà tra i 65 ed i 74 anni e soltanto il 12% (contro il
18% dei 2010) avrà meno di 19 anni (il calcolo è stato però
effettuato a tasso di natalità invariato e cioè di 1,26 anche se
naturalmente questo dato potrà scendere ulteriormente).
Nel
2011 le spese pensionistiche rappresentavano il 49,7% del totale
delle spese sociali (ed oltre il 15% del PIL): con un aumento in
termini assoluti ma un calo in termini percentuali in virtù della
crescita economica costante ancorché non strabiliante.
Diffusi lo scorso
venerdì anche i dati sull’occupazione di luglio nei quali si segnala
il più basso tasso di disoccupazione degli ultimi 26 anni (il
2,2%, -0,1% rispetto a giugno). La dissoccupazione maschile è stata
del 2,4% mentre quella femminile del 2,1%.
In leggero calo anche
la disponibilità di posti di lavoro ad 1,59 (il che significa che
per ogni 100 persone che cercano lavoro vi sono 159 posti
disponibili).
Cresciuto di un punto percentuale rispetto
all’anno precedente il tasso di popolazione attiva con lavoro (giunto
al 77,9%).
In campo militare il
governatore
di Okinawa Denny
Tamaki ha incontrato lo scorso venerdì l’omologa di Guam Lou
Leon Guerrero affermando di aver appreso che tra il 2024 ed il
2025 si completerà il trasferimento di parte dei Marines (9.000
sui 19.000 totali) presenti nella Prefettura verso il territorio del
Pacifico.
Il medesimo giorno l’Ufficio della Difesa locale ha
reso noto che il 27 agosto un elicottero da trasporto CH-53E in forza
ai Marines ha perso un finestrino di plastica che è precipitato in
mare ad otto chilometri dalla costa.
“È
vergognoso che la nostra richiesta di essere informati
tempestivamente degli incidenti non sia stata onorata”
ha dichiarato per il governo della Prefettura Takekuni Ineda.
“Sono
scioccato e posso rispondere soltanto mostrando la mia più forte
rabbia” ha affermato Kiichiro Jahana, vicegovernatore.
Sempre venerdì il ministro della Difesa Iwaya ha avanzato per il prossimo bilancio di previsione dello Stato una richiesta record per il proprio dicastero: 5.320 miliardi di yen (45,5 miliardi di euro). La cifra è dell’1,2% superiore al presente anno fiscale e qualora venisse accettata sarebbe l’ottavo aumento consecutivo. Tra i capitoli di spesa 52,4 miliardi di yen sono stati chiesti per il potenziamento delle capacità nella difesa spaziale; 23,8 miliardi per la difesa del cyberspazio; 12,2 miliardi fanno parte del piano pluriennale di acquisto e dispiegamento di missili del sistema Aegis; 3,1 miliardi saranno spesi per trasformare la portaelicotteri Izumo in una portaerei (con tutte le conseguenze che ciò avrà nel far crescere la tensione con i Paesi limitrofi, Cina in testa) ed 84,6 miliardi saranno utilizzati per comprare sei F-35B che presteranno servizio, in virtù del loro decollo verticale, sulla Izumo.
In economia il vicepremier e ministro delle Finanze Taro Aso ha affermato lo scorso martedì che monitorerà l’andamento dello yen “con un senso di urgenza” dopo che un recente picco dello yen ha mostrato l’alta volatilità della valuta. “La stabilità valutaria è importante. Dobbiamo guardare ai movimenti sul mercato valutario con attenzione” ha sostenuto il numero due dell’esecutivo.
Nel commercio
internazionale le rassicurazioni provenienti da Donald Trump circa la
conclusione di un accordo commerciale con il Giappone sono
state accolte con favore dal mondo agricolo statunitense, uno dei
settori trainanti delle esportazioni USA. Un accordo “consentirà
ai nostri agricoltori di giocare sullo stesso piano dei nostri
concorrenti” si legge in un comunicato firmato da Ryan LeGrand,
presidente del Consiglio USA per i Grani, per il quale “lavorare
per abbassare le barriere di accesso con uno dei nostri migliori e
più leali compratori di grano sarebbe decisamente una vittoria”.
Come ricordato da LeGrand il Sol Levante è il secondo compratore
del mais statunitense ma gli accordi stretti da quel Paese con l’UE e
con le nazioni del Pacifico possono colpire significativamente le
esportazioni USA. Un accordo porterà “maggiore stabilità
alle esportazioni verso il Giappone” per Davie Stephens,
presidente dell’Associazione della Soia Americana.
“Celebriamo
l’accordo con il Giappone il quale una volta implementato ci farà
tornare al livello dei nostri concorrenti internazionali in uno dei
più importanti mercati di esportazione” si legge in un
comunicato diffuso dal Consiglio Nazionale dei Produttori di Maiale
che dà l’accordo come già concluso (cosa che evidentemente non
è).
“Ringraziamo il governo Trump per aver negoziato un
accordo con il Giappone, un mercato che ha rappresentato il 25% delle
esportazioni di carne di maiale lo scorso anno” si afferma
ancora nella nota.
“Siamo molto contenti per questo accordo
che farà terminare i vantaggi competitivi per il grano canadese ed
australiano regolato dal CPTPP” ha sostenuto, dando anch’egli
l’accordo come concluso, Doug Goyings, presidente dell’associazione
dei produttori di grano USW.
“Rimuovendo le barriere
esistenti per i nostri prodotti saremo in grado di vendere di più
sul mercato giapponese ed al medesimo tempo saremo in grado di
colmare le lacune competendo su un piano di parità con i nostri
concorrenti” aveva dichiarato il 25 agosto il ministro
dell’Agricoltura Sonny Perdue.
Nella distribuzione
la catena di centri commerciali Takashimaya ha ritirato il proprio
piano che prevedeva la chiusura entro il 25 agosto del proprio centro
di Shanghai. La società aveva annunciato l’intenzione di chiudere il
centro a causa della forte concorrenza e del calo delle
vendite.
Frattanto Uber Technologies ha annunciato che a partire
da questa settimana inizierà a consegnare la spesa (si tratta di 100
prodotti perlopiù alimentari) per la catena di supermercati Lawson.
La prosecuzione o meno del servizio (che partirà da Tokyo per
estendersi ad altre località in novembre) è soggetta ai volumi di
vendita.
Nell’energia TEPCO ha comunicato lo scorso lunedì che potrebbe avviare lo smantellamento di uno o più reattori della centrale di Kashiwazaki-Kariwa nella Prefettura di Niigata. Per la prima volta da quando, tra mille proteste e con l’opposizione dell’amministrazione locale, la centrale è stata riattivata il presidente della società, Tomoaki Kobayakawa, ha sostenuto che uno o più reattori tra il primo ed il quinto potrebbero essere decommissionati andando così incontro alla richiesta avanzata nel 2017 dal sindaco della cittadina che ospita l’impianto il quale potrebbe dare in cambio il via libera alla riattivazione del sesto e del settimo reattore.
Una prossima cooperazione nel settore nucleare potrebbe presto riguardare Toshiba ed Hitachi. Le due società hanno comunicato lo scorso mercoledì di aver iniziato a discutere circa possibili attività congiunte nelle risorse umane, tecnologie e fornitori.
Nell’automobile
Toyota e Suzuki hanno annunciato lo scorso mercoledì di voler
avviare una partecipazione incrociata che porterà la prima società
ad acquisire azioni della seconda per 96 miliardi di yen (il 4,94%
della società) mentre Suzuki acquisterà azioni per 48 miliardi. La
mossa è volta a ridurre la concorrenza tra le due realtà nonché ad
avviare progetti di ricerca comuni soprattutto nel campo dei veicoli
a guida autonoma e dei servizi di consegna a guida autonoma, servizio
quest’ultimo nel quale Toyota ha avviato Monet Technologies (società
al cui capitale partecipa anche SoftBank) in competizione con
l’americana Waymo (sviluppata da Google e General
Motors).
Innovazioni nella guida autonoma anche per
Nissan la quale ha presentato lo scorso 29 nel proprio
quartier generale di Yokohama una pallina da golf che va sempre in
buca grazie al software ProPilot 2.0. Questa tecnologia potrebbe
essere impiegata già da questo autunno.
“Speriamo con la
pallina da golf di attirare l’attenzione di coloro che non sono
interessati alle auto spiegando altresì il nostro livello di
tecnologie nella guida autonoma” ha affermato Maiko Matsumura
dell’ufficio stampa (effettivamente riuscendo nell’obiettivo).
Nei trasporti ha
avuto successo il test di un drone progettato per le consegne
realizzato dalla statunitense Bell Helicopter Textron e dalla
nipponica Yamato Holding. Il test si è svolto a Fort Worth (Texas)
lo scorso lunedì. Secondo la società americana il mezzo, denominato
APT70, può viaggiare per 160 chilometri trasportando 32 chilogrammi
di merce.
“Ritengo sia il primo grande passo verso un nuovo
servizio logistico basato sulle consegne aeree” ha dichiarato
Yutaka Nagao, presidente di Yamato. L’aumento delle vendite on line
ed il calo strutturale di manodopera stanno portando diverse aziende
nipponiche ad investire in sistemi di consegna che non necessitino di
esseri umani. La speranza di entrambe le aziende è che il mezzo sia
operativo per il 2020.
Un test di un mezzo automatico (un camion), realizzato alla presenza dei giornalisti, è stato effettuato in settimana anche da Volvo. Il test si è svolto il 29 agosto all’interno di uno zuccherificio a Shari (Hokkaido). Il camion ha percorso circa un chilometro e mezzo. Secondo Volvo questa dimostrazione ha rappresentato il primo livello di quattro: il quarto sarà quello nel quale i mezzi saranno totalmente autonomi nello svolgimento dei propri compiti e non necessiteranno un intervento umano. L’azienda svedese ha avviato una cooperazione con la società di trasporti Nippon Express e con la Federazione delle Cooperative Agricole al fine di sviluppare congiuntamente tecnologie labour saving che risolvano il problema del calo di manodopera: il Giappone prevede di perdere 240.000 addetti alla logistica entro il 2047.
Nelle ferrovie sono invece giunte le scuse di Nankai Electric Railway, società che gestisce i collegamenti tra Namba e l’aeroporto del Kansai, dopo che diverse ispezioni hanno trovato rotturre nei carrelli posti sotto le vetture.
Nel tessile Unitika,
azienda specializzata nella produzione di poliestere ed altri tessuti
per usi industriali, ha annunciato lo scorso 28 agosto che 76 delle
proprie produzioni hanno avuto i dati sulle ispezioni alterati.
Dall’agosto del 2013 il capo degli uffici controllo qualità di
Unitika e della sussidiaria Nippon Ester avrebbe alterato i documenti
sulle caratteristiche dei prodotti e cancellato informazioni circa i
prodotti che non aveva raggiunto gli standard.
“Nessuno
caso attiene alla sicurezza. Non ci sono state cause da parte dei
clienti e non abbiamo violato la legge” ha affermato un
responsabile dell’ufficio stampa della società.
Nel digitale
l’antitrust nipponica (la Commissione Giapponese per il
Commercio Equo) ha reso noto in settimana di aver elaborato un prima
bozza delle linee guida che si applicheranno ai giganti del web
come Amazon, Facebook e Google per evitare che abusino della
propria posizione dominante imponendo ad esempio condizioni non
negoziate ai venditori presenti sulle piattaforme o modificando in
maniera unilaterale i contratti.
Frattanto Japan Display,
azienda fornitrice di Apple, potrebbe iniziare a produrre schermi
OLED nella propria fabbrica di Hakusan (Prefettura di Ishikawa). Ad
annunciare la possibilità è stato Winston Lee, amministratore
delegato di Suwa Investment Holdings, società cinese che ha
partecipato al piano di salvataggio dell’azienda nipponica.
Nel settore finanziario il Gruppo Poste del Giappone riprenderà la vendita di contratti assicurativi a partire dal prossimo primo ottobre. Molte attività della controllata Japan Post Insurance erano state interrotte lo scorso luglio dopo che erano stati individuati circa 183.000 contratti che presentavano irregolarità.
Chiudendo con il clima nella settimana appena trascorsa le forti piogge hanno colpito violentemente la Prefettura di Nagasaki portando, il 27 agosto, all’emissione di un ordine di evacuazione per 5.176 cittadini di Sasebo ed altre 847.000 (nelle Prefetture di Fukuoka, Saga e Nagasaki) hanno ricevuto istruzioni circa una loro possibile evacuazione (1.900 le persone effettivamente evacuate nella Prefettura di Saga lo scorso giovedì mattina). Richiesto dal Governatore di Saga, Yoshinori Yamaguchi, l’intervento delle Forze di Autodifesa per recuperare aree colpite dalle frane intorno ai fiumi Ushizu e Matsuura. Isolato nella medesima Prefettura l’ospedale di Omachi. Tre le persone decedute.
(con informazioni di whitehouse.gov; usda.gov; elysee.fr; mfa.ir; mhlw.go.jp; jftc.go.jp; grains.org; soygrowers.com; yna.co.kr; observador.pt; globalsuzuki.com; the-japan-news.com; asahi.com)
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Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.