Hodaka Maruyama, il deputato espulso da Nippon Ishin no Kai perché protagonista di alcune minacce di guerra alla Russia proclamate alcuni mesi fa durante un’ubriacatura, ha annunciato il proprio ingresso nel Partito per Proteggere il Popolo dall’NHK. La lista, fondata da Takashi Tachibana e fresca dell’elezione di un seggio in Camera dei Consiglieri, ha come obiettivo l’abolizione del canone televisivo.
Sempre in politica
interna Koichi Hagiuda, tra i massimi dirigenti del Partito
Liberal-Democratico, ha affermato che l’attuale Presidente della
Camera dei Rappresentanti Tadamori Oshima andrebbe sostituito qualora
il dibattito sulle modifiche alla Costituzione non dovesse
avanzare.
“Se la discussione non procede sarebbe importante
eleggere un Presidente influente che possa far fare un passo avanti
verso le riforme costituzionali” ha affermato Hagiuda.
La
posizione di Hagiuda è rimasta però isolata all’interno della
stessa maggioranza: Sanae Takaichi, a capo della Commissione Regole
ed Amministrazione della Camera bassa, si è detta in disaccordo e lo
stesso ha fatto il responsabile programma del Nuovo Komeito Noritoshi
Ishida.
“È vergognoso. Queste dichiarazioni
vanno contro i principi fondamentali di separazione dei poteri.
Chiederemo conto di questo commento” ha affermato Akira Koike
del Partito Comunista.
“Si tratta di una mancanza di
rispetto. Vorrei sapere perché ha detto quelle cose quando egli non
ha alcuna autorità su questa questione” ha sostenuto Yoshio
Tezuka del Partito Costituzionale Democratico.
Per iniziare una
discussione sulla riforma costituzionale si è appellata la nuova
presidente della Camera dei Consiglieri Akiko Santo: “è
abbastanza anormale che la Costituzione non sia stata discussa negli
ultimi 70 anni” ha affermato l’esponente del PLD.
In ambito demografico gli ultimi dati resi noti dall’esecutivo mostrano un’aspettattiva di vita nell’Arcipelago di 87,32 anni per le donne (+0,05 rispetto al 2017 e secondo posto al mondo) e di 81,25 per gli uomini (+0,16 e terzo posto). Per la cronaca al vertice della classifica vi è la Regione Autonoma cinese di Hong Kong con 82,17 per gli uomini ed 87,56 per le donne.
In politica estera
le tensioni tra Repubblica di Corea e Giappone si ripercuotono
anche nella cooperazione tra enti locali. La città di Busan, la
seconda della Corea del Sud, ha annunciato il 28 luglio scorso la
sospensione dei progetti sviluppati congiuntamente con enti
nipponici.
“La cooperazione dovrebbe continuare comunque”
ha affermato lo scorso lunedì il portavoce dell’esecutivo giapponese
Yoshihide Suga.
Attività congiunte sono state rimandate anche
dalle città di Ogaki e Seosan. Diversi i voli cancellati da una
compagnia low cost coreana in previsione del calo del numero dei
turisti della Penisola che si recheranno nell’Arcipelago mentre
Korean Air potrebbe tagliare molti dei collegamenti tra Busan e
Sapporo a partire dal prossimo settembre.
Nella medesima
conferenza stampa Suga ha però rassicurato circa la prosecuzione
della cooperazione militare in particolare per quanto concerne lo
scambio di informazioni oggetto quest’ultimo punto di un trattato,
l’Accordo Generale sulla Sicurezza delle Informazioni Militari,
siglato nel novembre 2016.
I ministri degli Esteri dei due Paesi si sono incontrati lo scorso giovedì nella capitale tailandese Bankok a margine del vertice ministeriale ASEAN. Nel corso del faccia a faccia la titolare della diplomazia sudcoreana Kang Kyung-wha aveva chiarito che nel caso in cui il Giappone dovesse rimuovere la Repubblica di Corea dalla lista dei Paesi ai quali è possibile vendere materiale potenzialmente utilizzabile a scopi bellici (ipotesi in campo da almeno una settimana) la RdC a sua volta riconsidererebbe la partecipazione al trattato per lo scambio di informazioni sensibili. Una posizione simile a quella di Kang è stata espressa dal vicepresidente dell’Ufficio per la Sicurezza Nazionale della RdC Kim Hyun-chong.
Questa eventualità ha allarmato il ministro statunitense Pompeo che ha invitato le parti a riprendere il dialogo.
In chiusura di
settimana sulla vicenda è nuovamente intervenuto il Presidente Moon
per ribadire che le mosse giapponesi sono “molto spericolate”
e che anche l’economia giapponese “avrà danni significativi”
dai limiti posti alle esportazioni.
“Il governo coreano con
risolutezza prenderà le misure appropriate per rispondere alle
rappresaglie economiche giapponesi” ha aggiunto il massimo
rappresentante della RdC.
Il 2 agosto si è
infine realizzata l’eventualità che tutti gli amanti del commercio
libero temevano: il governo nipponico ha escluso la Corea del Sud
dalla lista delle nazioni verso le quali sono possibili esportazioni
senza grandi difficoltà. La decisione entrerà in vigore il
prossimo 28 agosto.
Ovvia ed equivalente la risposta
sudcoreana. Il medesimo giorno della scelta nipponica, infatti,
il ministro delle Finanze della RdC Hong Nam Ki ha comunicato che il
Sol Levante sarà rimosso dalla lista di 29 nazioni verso le quali è
possibile esportare con procedure semplificate.
Il ministro
ha infomato che per vendere al Giappone prodotti appartenenti a 1.194
categorie sarà adesso necessaria una autorizzazione mentre per 159
categorie sarà previsto un sistema di concessioni ancora più
complesso.
“I sudcoreani non possono più pensare al
Giappone come ad una nazione amica” ha detto il viceministro
degli Esteri della RdC Cho Se Young all’ambasciatore giapponese a
Seul Yasumasa Yagamine convocato venerdì scorso.
“Il
peggioramento delle relazioni Giappone-Corea adesso andrà a
danneggiare la sicurezza e gli scambi nel settore privato. Sono molto
preoccupato da questa situazione e vorrei si promuovesse il dialogo
mediante una discussione trasparente al 100% affinché i rapporti tra
i due Paesi non peggiorino ancora” ha dichiarato
dall’opposizione giapponese il Segretario del Partito Costituzionale
Democratico Tetsuro Fukuyama.
“Voglio che ci sia un buon
diaologo tra le due nazioni” ha sostenuto anche il Presidente
del Partito Democratico per il Popolo Yuichiro Tamaki chiedendo di
non escludere la RdC dalla “white list” delle esportazioni in
quanto è abbastanza dubbio che vi sia un reale problema di sicurezza
nazionale.
Sempre in politica
estera il ministro Kono ha incontrato nella settimana appena
trascorsa l’omologo bengalese Abdul Momen confermando la cooperazione
economica nipponica per assicurare supporto ai profughi della
minoranza birmana dei rohingya e successivamente la leader
birmana Aung San Suu Kyi con la quale ha discusso del processo di
pace nella regione di confine e circa le misure da attuare per
rimpatriare i cittadini birmani fuggiti.
Il vertice ASEAN di
Bankok per Kono è stata anche l’occasione per un breve colloquio, il
primo da quando si è insediato il nuovo governo britannico, con il
ministro degli Esteri del Regno Unito Dominic Raab. Il titolare degli
Esteri di Tokyo ha chiesto una Brexit “ordinata”. Il
Sol Levante è estremamente preoccupato per le ricadute che l’uscita
della Gran Bretagna dall’UE avranno sulle aziende nipponiche che
operano nel Paese. Molte di esse, specie nel settore automobilistico,
hanno già fermato molti degli investimenti programmati o, come nel
caso di Honda, disposto la prossima chiusura degli impianti.
Al
vertice delle nazioni del Sud-Est asiatico si è inoltre deciso per
una presa di posizione comune di contrasto al traffico illegale di
rifiuti nonché per un confronto sui temi economici che ha
coinvolto oltre al Giappone anche l’Australia, la Russia, il Canada,
la Cina, l’Unione Europea (presente l’italiana Federica Mogherini),
la Nuova Zelanda e la Repubblica di Corea.
Posizione comune è
stata presa circa la sottoscrizione, entro quest’anno, del Regional
Comprehensive Economic Partnership
(RCEP) e cioè dell’accordo di libero commercio che
dovrebbe coinvolgere le dieci nazioni ASEAN e Giappone, Cina ed
RdC.
Il Segretario Generale della comunità delle nazioni
del Sud-Est asiatico, Lim Jock Hoi, ha mostrato ottimismo circa un
accordo, probabilmente il più importante a livello globale in
termini di valori commerciati, in discussione dal 2012: “parliamo
di sedici nazioni con differenti livelli di sviluppo economico e di
fiducia e quindi non è semplice porre tutto dentro un accordo.
Dobbiamo bilanciare gli interessi di ogni singola nazione e questo è
il ruolo dell’ASEAN. Abbiamo concluso il capitolo della telefonia,
dei movimenti dei servizi finanziari ma i negoziati sull’accesso ai
mercati sono ancora in corso e non termineranno finché tutti non
saremo soddisfatti. Alcune nazioni stanno vivendo pressioni interne
ma hanno comunque un approccio pratico verso il RCEP e speriamo che
ciò porti a risultati positivi nei prossimi mesi”.
Nel
corso del summit il Giappone e le nazioni bagnate dal fiume Mekong
(Cambogia, Tailandia, Vietnam, Myanmar e Laos) hanno concordato la
creazione di un quadro economico e giuridico definito Mekong-Japan
Initiative for SDGs toward 2030 di cui si inizierà a discutere
nel concreto il prossimo novembre e che dovrebbe servire ad
incoraggiare gli investimenti pubblici e privati nelle sei nazioni
interessate.
Rimanendo sul commercio internazionale il ministro Motegi, titolare del dicastero alla Rivitalizzazione Economica, ha nuovamente incontrato, lo scorso giovedì, la controparte statunitense Robert Lighthizer per una due giorni di dialogo nella quale si sarebbe soltanto concordato di velocizzare il processo volto a giungere ad un trattato commerciale bilaterale.
Per quanto concerne le Curili meridionali una nota di protesta è stata emessa da Tokyo per la visita del capo del governo russo Medvedev nelle isole contese. Il numero due russo si è recato lo scorso venerdì sull’isola di Iturup e rispondendo ad un giornalista si è detto non allarmato dalle proteste giapponesi: “è la nostra terra, è pienamente Federazione Russa. Queste isole fanno parte della regione di Sachalin. Perché dovrei essere preoccupato?”
In campo militare il
ministro della Difesa Iwaya ha confermato lo scorso 29 luglio che
quelli lanciati il 23 dello
stesso mese dalla Corea del Nord erano missili balistici a
corto raggio.
I lanci “violano le risoluzioni ONU e
sono da condannare” ha affermato il titolare della
Difesa.
Polemiche vi sono state nell’Arcipelago per il fatto che
il premier Abe nelle stesse ore era impegnato in una partita di golf.
La scorsa settimana, intanto, sono ripartiti dopo quattro mesi di stop i voli dei caccia F-35A. Le attività dei velivoli erano state interrotte dopo che lo scorso 9 aprile uno di questi mezzi era precipitato in mare causando la morte del pilota: il maggiore Akinori Hosomi di 41 anni.
Frattanto dal
sindaco di Hiroshima Kazumi Matsui è giunto un nuovo accorato
appello all’esecutivo affinché il Sol Levante sottoscriva il
trattato ONU sul bando totale delle armi atomiche.
Il
governo “accetti l’appello delle vittime della bomba atomica e
ratifichi il trattato” ha affermato il sindaco a pochi giorni
dal settantaquattresimo anniversario della distruzione della propria
città.
Anche il collega di Nagasaki, Tomihisa Inoue, ha
sostenuto che si appellerà nuovamente al governo nel corso della
cerimonia che si terrà il 9 agosto per ricordare le vittime del
bombordamento atomico.
In economia anche
l’esecutivo nipponico, dopo che già lo aveva fatto il Fondo
Monetario Internazionale, ha tagliato le stime di crescita per
l’attuale anno fiscale stimando un aumento del PIL dello 0,9
anziché dell’ottimistico 1,3% fissato in precedenza.
Gran parte
dell’ultimo dato è frutto dell’abbassamento della previsione di
crescita delle esportazioni: lo 0,5% contro il 3 stimato a gennaio.
Per non far peggiorare l’attuale quadro economico la Banca del Giappone ha confermato di voler proseguire nella propria politica di allentamento monetario. Nel corso dell’ultimo tavolo direttivo dell’ente con una maggioranza di 7 a 2 si è scelto di lasciare gli interessi a breve termine allo 0,1%.
Il rallentamento
delle esportazioni dovuto in gran parte alla contrazione della
domanda cinese ha avuto un effetto anche in casa Hitachi. La
società ha annunciato lo scorso lunedì un calo dei profitti
operativi del 16% nel periodo aprile-giugno.
Sul mercato cinese
le vendite del colosso nipponico sono calate del 10% mentre su quello
nordamericano del 6%.
Saliti nel medesimo periodo del 14,3% gli
utili netti in gran parte però a causa della vendita di azioni
possedute in una società ferroviaria britannica.
Taglio nelle stime
di vendita anche per Sony che prevede nell’attuale anno
fiscale (cioè fino a marzo 2020) vendite per 8.600 miliardi di yen
contro gli 8.800 stimati a maggio soprattutto a causa delle ridotte
aspettattive di vendita della PlayStation 4 (15 anziché 15
milioni).
Profitti in calo anche per Nintendo nel periodo
aprile-giugno: -45,7% (16,6 miliardi di yen in totale) rispetto allo
stesso periodo dell’anno prima. La società ha lasciato intatte le
previsioni di utile per l’anno in corso pari a 180 miliardi di yen
(-7,2% rispetto al precedente anno fiscale).
Situazione analoga
anche per Parasonic i cui profitti operativi nel periodo
aprile-giugno sono calati del 43,6% (per un totale in termini
assoluti di 56,39 miliardi di yen) in gran parte a causa della
contrazione della domanda cinese.
Nel periodo aprile-giugno
-34,7% (giungendo in termini assoluti a 12,54 miliardi di yen) negli
utili netti è stato riportato anche da Sharp in gran parte a causa
del calo di vendite di televisori e telefonini all’estero
(specialmente in Cina).
Megainvestimenti all’estero per SoftBank. L’amministratore delegato della società telefonica e finanziaria ha annunciato lo scorso lunedì, al termine di un incontro con il Presidente indonesiano Widodo, che saranno impiegati circa 2 miliardi di dollari nella società di noleggio con conducente Grab.
Nel gruppo Poste
del Giappone ammontano a 183.000 i contratti assicurativi
siglati a partire dal 2014 che
presentano forme di illeciti (in oltre 70.000 casi si
tratta di premi assicurativi fatti pagare due volte). “Guardando
indietro la nostra attenzione è stata insufficiente” ha
ammesso il presidente del gruppo finanziario Masatsugu Nagato.
Lo
stesso Nagato ha comunicato alla stampa che 30 milioni di contratti
assicurativi predisposti dalla controllata Japan Post Insurance
saranno controllati al fine di accertare se vi siano stati altri casi
di illeciti.
Dopo i numerosi casi di accessi illegali la catena di supermercati Seven-Eleven Japan ha comunicato che a partire da settembre eliminerà, a soli tre mesi dal lancio, il sistema di pagamento mediante telefonino “7pay”. Secondo quanto reso noto dal vicepresidente della società, Katsuhiro Goto, a fine luglio 808 persone sono state vittima di furto di denaro per una somma totale di 38,61 milioni di yen.
Nell’auto Toyota
ha comunicato lo scorso martedì di aver avuto vendite record nei
primi sei mesi del 2019 che la confermano al secondo posto mondiale
dietro la tedesca Volkswagen.
I marchi Toyota, Daihatsu e Hino
hanno venduto nel periodo gennaio-giugno 5.311.806 automobili (+2%
rispetto allo stesso periodo del 2018) così divise: 4.787.172
Toyota; 433.862 Daihatsu e 90.772 Hino. Il solo marchio Toyota ha
venduto nel Sol Levante oltre 831.000 vetture che consentono alla
società di avere il 30% del mercato domestico.
Per quanto
concerne la produzione Toyota ha realizzato 4.641.009 vetture (delle
quali poco pià di 1.779.000 in patria); Daihatsu 719.005 (413.578
quelle realizzate nell’Arcipelago) mentre Hino 104.875 (di queste
83.271 prodotte in Giappone). La produzione totale è cresciuta del
4,1%, quella nazionale del 9,7% mentre quella estera dello 0,2.
Per
quanto concerne la condizione finanziaria per il trimestre
aprile-giugno la stessa società ha riportato utili netti pari a
682,97 miliardi di yen (+3,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno
precedente). Il gruppo ha comunque leggermente abbassato le
previsioni di guadagno per l’anno fiscale in corso a causa della
possibilità che lo yen si apprezzi di poco rispetto a dollaro ed
euro.
Vendite in calo
invece per l’alleanza Nissan-Renault-Mitsubishi che con
5.213.673 vetture ha registrato un -5,9% rispetto al 2018. Nello
specifico la sola Nissan ha venduto 2.627.672 automobili (-7,9%).
Nei
prossimi tre anni “faremo una revisione degli investimenti molto
più grande che in passato” ha affermato l’amministratore di
Nissan Hiroto Saikawa.
Per quanto concerne l’ex numero uno
dell’azienda nipponica Carlos Ghosn la Procura di Tokyo ha ottenuto
la cooperazione della magistratura zurighese. Nessun dettaglio è
stato fornito sul tipo di indagine condotta ma è evidente che
l’accusa cerca in Svizzera conti correnti o altre utilità
appartenenti al manager francese.
Sul fronte lavoro un
tavolo consultivo dell’esecutivo ha proposto che i salari minimi
siano innalzati, nelle Prefetture nelle quali ancora non lo sono,
a 901 yen l’ora in previsione dell’aumento della tassa sui consumi
previsto per ottobre.
Se nelle Prefetture di Tokyo e Kanagawa il
salario minimo supera di poco i 1.000 yen in 17 enti locali esso si
aggira intorno ai 700.
Sul nucleare
è stata confermata lo scorso martedì, nel corso di un incontro con
il governatore Masao Uchibori, la decisione da parte di TEPCO
circa la chiusura dell’impianto di Fukushima Daiichi. Comunicato
nella stessa occasione il piano che porterà alla realizzazione sullo
stesso sito di un impianto per lo stoccaggio del combustibile
nucleare esaurito.
Lo smantellamento della centrale
richiederà 40 anni ed avrà un costo di circa 280 miliardi di
yen.
In previsione della chiusura della centrale (comunque
inattiva dal 2011 insieme a quella tristemente famosa di Daiichi) lo
Stato fornirà sussidi per un miliardo di yen alle cittadine di
Naraha e Tomioka le quali fino ad ora avevano beneficiato di
contributi forniti da TEPCO che rappresentavano rispettivamente il 25
ed il 40% dei due bilanci comunali.
I lavori di demolizione
dell’impianto sono iniziati il primo agosto.
Sempre in tale campo
sono diminuite le scorte di plutonio possedute dal Sol
Levante. Alla fine del 2018 esse ammontavano a 45.7 tonnellate: in
calo di 1,6 tonnellate rispetto all’anno in prima.
Il dato è
una conseguenza dell’uso di combustibile MOX (plutonio ed uranio
insieme) da parte dei reattori 3 e 4 della centrale di Takahama
(della Kansai Electric) e del numero 3 della centrale di Genkai
(della Kyushu Electric). Ben 36,6 tonnellate di plutonio si trovano
attualmente in Francia e Gran Bretagna per essere riprocessate.
Chiudendo con la cultura un tavolo consultivo del governo ha proposto diversi siti di epoca Jomon come candidati potenziali all’ingresso nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
I siti archeologici si trovano nelle Prefetture di Hokkaido, Akita ed Iwate e saranno ufficialmente candidati il prossimo primo febbraio.
La località più importante è quella di Sannai-Maruyama nella Prefettura di Aomori le cui rovine più antiche risalgono a 16.000 anni fa.
(con informazioni di asean.org; mofa.go.jp; cdp-japan.jp; dpfp.or.jp; global.toyota; yna.co.kr; vietnamplus.vn; tass.com; mainichi.jp; the-japan-news.com)
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