Settimana iniziata con il caso che ormai da settimane scuote la politica nipponica: le statistiche truccate del Ministero del Lavoro.
“Non ho mai dato istruzioni sulla materia” ha affermato lo scorso lunedì il premier Abe rispondendo a Yuichiro Tamaki del Partito Democratico per il Popolo negando quindi ogni coinvolgimento del proprio ufficio nel processo di raccolta dei dati.
Nuovamente sentito in parlamento il 18 febbraio il ministro del Lavoro Nemoto ha affermato che le statistiche sulle ore lavorate non sono più state corrette dal gennaio 2018 senza che il tavolo di esperti interno al dicastero avesse approvato la cosa.
La mossa ha portato ad un aumento, sulla carta, della media salariale di 1.304 yen consentendo al governo di gridare sui successi dell’abenomics.
Proprio Nemoto in settimana, per la precisione lo scorso giovedì, ha ammesso che un collaboratore del premier, Motoya Nakae, si sarebbe interessato invece al processo di raccolta dei dati portando il Ministero ad intervenire sull’ufficio responsabile affinché fossero incluse nel campione le aziende con un numero maggiori di dipendenti e nelle quali i salari crescono di più che nelle piccole imprese. Nakae si è fino ad ora trincerato dietro un “non ricordo” quando è stato sentito come testimone in parlamento.
Nei guai oltre al premier c’è adesso anche Takeshi Anezaki, all’epoca capo dell’Ufficio statistiche, il quale, rispondendo a Junya Ogawa del Partito Costituzionale Democratico aveva affermato che “i cambiamenti non sono intervenuti su suggerimento del segretario del primo ministro”.
Sempre sul lavoro novità arrivano dai tribunali. Lo scorso 20 febbraio l’Alta Corte di Tokyo ha sentenziato contro Metro Commerce (società del gruppo Tokyo Metro) imponendole di pagare 2,2 milioni di yen a due suoi dipendenti precari per le disparità salariali illegittime esistenti tra i ricorrenti ed i lavoratori a tempo indeterminato.
Sull’immigrazione il Ministero della Sanità ha deciso di considerare i lavoratori stranieri nel settore dell’assistenza sanitaria nella media operatori/pazienti parificandoli in questo specifico caso ai lavoratori giapponesi. La decisione sarà notificata entro marzo. Fino ad ora gli operatori indonesiani e vietnamiti (questi ultimi costituiscono il maggior gruppo di lavoratori stranieri nella sanità) non erano conteggiati nelle medie obbligatorie che le strutture sanitarie debbono rispettare se non dopo aver lavorato almeno sei mesi al termine del tirocinio.
In politica interna i segretari dei partiti dell’opposizione progressista (Partito Costituzionale Democratico, Partito Democratico per il Popolo, comunisti, socialdemocratici e liberali) si sono incontrati il 21 febbraio al fine di concordare candidati comuni per i 32 collegi uninominali nelle elezioni per il rinnovo parziale della Camera dei Consiglieri.
Rara conferenza stampa, intanto, per il principe ereditario Naruhito. L’esponente della Casa Imperiale ha parlato con i giornalisti in occasione del proprio cinquantanovesimo compleanno dichiarando che cercherà di essere “simbolo della Stato sempre a fianco dei cittadini giapponesi condividendo la loro gioia e la loro tristezza”.
In politica estera il
Presidente dell’Assemblea Nazionale sudcoreana Moon Hee Sang ha rifiutato nuovamente
di smentire le proprie dichiarazioni sull’Imperatore Akihito (“il figlio del maggior colpevole dei crimini
di guerra”) e sulla necessità che il massimo rappresentante del Sol Levante
chieda scusa per il fenomeno delle comfort
women.
“Deplorevole che il Presidente abbia
ripetuto le sue inappropriate dichiarazioni” ha commentato da Tokyo il
Portavoce dell’esecutivo Yoshihide Suga.
“Ho chiesto alla Corea del Sud di
rispondere in materia appropriata alla questione” aveva detto il ministro
degli Esteri nipponico Taro Kono incontrando al forum sulla sicurezza di Monaco
la controparte sudcoreana Kang.
Quasi a tenere alta la tensione una nave che stava compiendo ricerche
scientifiche è entrata, il 15, 16 e 18 febbraio, nelle acque delle isole Dokdo:
un gruppo di scogli controllato da Seul dal 1945 ma rivendicato da Tokyo che le
chiama isole Takeshima.
“Abbiamo chiesto per via diplomatica
spiegazioni alla Corea del Sud ed abbiamo protestato con forza in quanto non
accettiamo attività di ricerca senza il consenso del Giappone” ha
dichiarato il Segretario Generale del Gabinetto nella conferenza stampa del 19
febbraio.
In chiusura di settimana altra tensione è stata aggiunta da Tokyo con un membro
dell’Ufficio di Gabinetto, il viceministro Hiroshi Ando, che ha nuovamente rivendicato le isole Dodko
(o Takeshima come le chiamano in Giappone) “illegalmente
occupate dalla Corea del Sud”.
“Avremo un atteggiamento fermo nel
trasmettere ai sudcoreani la posizione del nostro Paese e continueremo ad
affrontare la questione con forza e calma” ha aggiunto il membro
dell’Ufficio.
“Territorio e sovranità sono il
fondamento di una nazione. Continueremo a trasmettere informazioni in patria e
all’estero in modo che la posizione del nostro Paese sia compresa
accuratamente” ha ribadito il Portavoce del governo Suga in conferenza
stampa. Dal 2006 nella Prefettura di Shimane si tiene una giornata di
rivendicazione, il 22 febbraio, delle isolette controllate dalla RdC dal 1945.
Il giorno precedente, invece, il Portavoce dell’esecutivo era invece
intervenuto per chiedere nuovamente che le autorità sudcoreane non consentano
l’installazione nei pressi del consolato del Giappone di Busan di una statua di commemorazione dei lavoratori
resi schiavi dall’occupazione coloniale nipponica.
Alla giornata di rivendicazione delle Dodko ha risposto da Seul il Portavoce
del Ministero degli Esteri il quale ha espresso “una forte protesta” chiedendo che “il governo giapponese termini immediatamente tutte i propri gesti
provocatori sulle Dodko le quali sono chiaramente parte integrante del
territorio della RdC storicamente, geograficamente e sotto il profilo del
diritto internazionale”.
Nei rapporti con l’altra Corea, quella del Nord, il 20
febbraio il premier ha comunicato che sarà in stretto coordinamento con Donald
Trump, nel corso dell’incontro che il Presidente USA avrà con l’omologo
nordcoreano, sulla vicenda ancora aperta dei cittadini nipponici rapiti dalle autorità della RPDC tra gli anni ’70 e
’80.
Un colloquio telefonico di coordinamento si è tenuto lo scorso giovedì tra il
ministro Kono e l’omologo statunitense Mike Pompeo.
Il forum di Monaco è stata anche l’occasione un confronto
tra Kono ed il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov il quale ha dichiarato
ai giornalisti che la Russia non ha alcuna
fretta di concludere il trattato di pace con il Giappone in discussione
ormai da anni.
“Abbiamo avuto una discussione molto in
profondità” si è limitato a dichiarare, senza dichiarare nulla, Taro
Kono.
Tornato in patria Kono ha sottolineato come le relazioni economiche tra i due
Paesi stiano progredendo (il numero di turisti russi è aumentato lo scorso anno
del 20%) ma sulle questioni territoriali si è limitato a dire che “la discussione prosegue”. Anche se non
confermato ufficialmente Tokyo ha
rinunciato a chiedere ai russi la restituzione di Kunashir ed Iturup e starebbe
ripiegando sul ritorno degli scogli di Habomai. Sulla base della
dichiarazione nippo-sovietica del 1956, alla quale tanto Putin quanto Abe si
sono appellati, però è chiaro che non vi è alcuna base perché la Russia li ceda
al Giappone, tanto più con il rischio che su di essi vengano installati missili
americani.
Ad Okinawa un
tavolo di conciliazione tra il governo centrale e quello della Prefettura ha respinto, lo scorso lunedì, il ricorso presentato dall’amministrazione
locale contro le autorizzazioni ai lavori per la nuova base di Henoko
concessi dall’esecutivo.
Di mossa “illegale” ha parlato il
Governatore Denny Tamaki il quale ha invitato l’organismo ad indagare sul
processo di autorizzazione messo in piedi dal ministro delle Infrastrutture
Keiichi Ishii.
Intervenendo in parlamento, lo scorso 20 febbraio, il premier ha espresso un sonoro “me
ne frego” rispetto al referendum di Okinawa promettendo però che le
esercitazioni che si tengono attualmente nella base di Futenma si svolgeranno
in futuro al di fuori del territorio della Prefettura.
I lavori prevedono, ed è la parte più controversa del progetto, lo sbancamento di oltre 64 ettari di baia
ospitanti dei coralli.
Il governo, stando ad indiscrezioni apparse sulla stampa, potrebbe frattanto rimuovere a partire dall’anno fiscale 2019 i tetti di spesa per gli equipaggiamenti militari al fine di poter acquistare senza limiti i caccia F-35 (45 nell’attuale piano) prodotti dagli Stati Uniti come previsto dal piano a medio termine elaborato dal Ministero della Difesa. Il programma a medio termine, compilato ogni cinque anni, prevede infatti un limite massimo di spesa che nel caso del piano attualmente in vigore si attesta a 23.970 miliardi di yen ai quali vanno sommati le spese per il mantenimento delle forze armate USA su suolo giapponese.
Sempre in campo militare mercoledì mattina un caccia F-2 dell’aviazione nipponica partito dalla base di Tsuiki (Fukuoka) si è schiantato in mare al largo della costa di Yamaguchi. Recuperati dalla stessa aviazione i due membri dell’equipaggio.
In economia nuovo calo degli ordini nel comparto meccanico
lo scorso dicembre. Gli ultimi dati, resi noti lo scorso lunedì, sono diminuiti
dello 0,1% rispetto al mese precedente (a sua volta lievemente in discesa) per
un totale pari a 7,8 miliardi di dollari.
Nel 2018 gli ordini nel manifatturiero
sono calati complessivamente dell’8,5% mentre il non manifatturiero ha segnato
un +6,8% (a trainare la crescita i servizi finanziari e le
telecomunicazioni).
Dati non brillanti anche sulla bilancia commerciale nel suo complesso. A gennaio si è infatti raggiunto il maggior
deficit commerciale degli ultimi cinque anni. Il dato è pari a 12,8
miliardi di dollari (ed è il quarto dato negativo consecutivo) ed in termini
percentuali rappresenta un -8,4% rispetto allo stesso mese del 2017. A
determinare il dato soprattutto il rallentamento delle importazioni cinesi
(-17,4%).
Nel proprio rapporto economico di febbraio il governo ha continuato a ribadire
che l’economia “sta recuperando
moderatamente” anche se “attenzione
andrà prestata” a fenomeni come la Brexit e la guerra tariffaria USA-Cina.
La produzione industriale starebbe invece “crescendo
moderatamente anche se debolezze si ravvedono in alcuni settori”, si legge
ancora nel rapporto con un riferimento chiaro ai prodotti tecnologici.
Per quanto concerne l’inflazione essa è cresciuta a gennaio dello 0.8% rispetto
allo stesso mese del 2018 (+0,1% rispetto a dicembre) rimanendo dunque il tasso di crescita dei prezzi lontanissimo
dall’obiettivo auspicato dalla Banca Centrale del 2%. Escludendo dal
paniere alimenti freschi ed energia il tasso di inflazione è stato appena dello
0,4%.
Il rallentamento cinese colpisce anche le catene di negozi. L’Associazione
Giapponese dei Grandi Magazzini ha registrato in gennaio un calo del 2,9% (i
negozi presi in esame sono stati 218 appartenenti a 79 diverse società) che è
equivalso in termini assoluti a 492,7 miliardi di yen. Il legame con la Cina è
dato dal fatto che i prodotti più acquistati dai visitatori di quel Paese sono
stati quelli che hanno registrato un calo maggiore: -0,8% nei cosmetici, -5,2%
negli abiti, -7,7% sui prodotti detassati.
Nei supermercati, oggetto invece di un’altra ricerca condotta dall’associazione
di categoria, il calo delle vendite in gennaio è stato del 3,4%.
In crescita invece le vendite dei supermercati di fascia bassa, l’Associazione
dei Negozi in Associazione Commerciale del Giappone ha diffuso dei dati,
concernenti sempre il mese di gennaio, nei quali si evidenziava un aumento
dello 0,8% rispetto al gennaio 2018 delle vendite di questa categoria di
attività.
Il governo, frattanto, stando ad indiscrezioni apparse sulla
stampa starebbe pensando di supportare
maggiormente le aziende nipponiche impegnate in progetti infrastrutturali
all’estero. Tra le misure allo studio vi sono tanto i finanziamenti
diretti, attraverso la Banca Giapponese per la Cooperazione Internazionale,
quanto una maggiore copertura di garanzia sugli investimenti. La nuova politica
dovrebbe trovare posto nella prossima Strategia per le Esportazioni dei Sistemi
Infrastrutturali, un documento che il governo prevede di licenziare in giugno.
Tra i settori di intervento vi sono l’energia (anche rinnovabile) e le ferrovie.
Ormai da tempo, nonostante gli auspici del governo, tutti i grandi progetti di
esportazione di tecnologie nucleari (dal Galles alla Turchia) sono stati abbandonati
dalle aziende nipponiche.
Licenziato dall’esecutivo lo scorso venerdì un disegno di legge volta a facilitare la vendita delle terre non reclamate da nessuno. Secondo la norma avvocati, cancellieri ed altre figure amministrative nominate dalle rispettive corti potranno vendere le terre la cui proprietà è incerta depositando poi il frutto della vendita in un conto di modo che i proprietari possano essere compensati una volta ritrovati. Secondo una ricerca del 2016 sarebbero ben 4,1 milioni gli ettari di terreno nei quali non è chiaro chi sia il legittimo proprietario trattandosi spesso di eredità non registrate o eccessivamente frazionate.
Nella mobilità la joint venture messa in piedi da Toyota e SoftBank, la Monet Technologies, per far partire servizi di tassì in condivisione debutterà a Tokyo la prossima settimana per poi estendersi in caso di successo in altre località. Il sistema funzionerà mediante un’applicazione per telefonino che calcolerà il miglior percorso per gli autisti e metterà insieme nella maniera più efficiente coloro che richiedono i servizi.
Sempre nell’auto Honda Motor ha annunciato martedì scorso che chiuderà entro il 2021 la propria fabbrica di Swindon (Regno Unito) a causa della fine della produzione dei modelli lì assemblati. L’impianto britannico produce circa 150.000 veicoli l’anno ed impiega 3.500 persone. Smentita dalla dirigenza del gruppo una correlazione tra questa scelta e la Brexit ma la mossa appare molto simile a quella compiuta da Nissan (che cesserà di produrre un proprio SUV nel Regno Unito) mentre anche Toyota ha mostrato preoccupazioni per un’uscita della Gran Bretagna dall’UE senza un accordo.
In casa Nissan
Standard & Poor’s ha tagliato lo scorso giovedì il rating a lungo termine
della società (che adesso ha un “A-”) a causa del calo nelle vendite e
dell’incertezza provocata dall’arresto di Carlos Ghosn.
“Riteniamo che Nissan non possa avviare
in breve tempo una nuova struttura per la propria alleanza con Renault e
Mitsubishi” si legge in un comunicato diffuso dalla società di rating.
Nel settore aeronautico nel 2018 HondaJet si è classificata per il secondo anno di fila come l’azienda che ha venduto globalmente più jet commerciali: 37 in totale mentre lo scorso anno erano stati 43. La società nel medesimo anno ha però riportato un deficit operativo pari a 29,1 miliardi di yen nel periodo aprile-dicembre. Il modello di punta della compagnia, l’Honda Elite, può trasportare 7 passeggeri ed ha un costo intorno ai 580 milioni di yen.
Nell’elettronica Sony
ha annunciato giovedì un piano di 400 assunzioni per aprile 2020 volte ad
assicurarsi i migliori ingegneri neolaureati. L’azienda spera così di
rafforzarsi sui mercati delle apparecchiature digitali, dei semiconduttori e
nel campo medico.
L’azienda punta anche ad assumere all’estero guardando prevalentemente
all’Indian Institutes of Technology ed all’Università Tsinghua di Pechino.
Potrebbe frattanto diventare semi-pubblica Toshiba Memory, l’ex società del
gruppo omonimo specializzata nel settore chip e venduta lo scorso giugno ad un
consorzio USA guidato da Bain Capital. La Banca Giapponese per lo Sviluppo starebbe
infatti pensando di destinare 300 miliardi di yen al fine di rilevare le quote
detenute da società statunitensi del settore informatico come Apple e Dell.
Annunciato invece lo scorso giovedì dalla cinese JD.com e dalla nipponica Rakuten lo studio congiunto di piccoli robot per il trasporto e la consegna di merci acquistate on line. La società edochiana ha sperimentato per la prima volta nel 2016 droni ed altri mezzi atti alle consegne senza la guida dell’essere umano. Il settore in Giappone offre “molte opportunità” secondo Xiao Jun, presidente della società cinese.
Nel settore dei rifiuti le
esportazioni di materiali plastici all’estero sono scese del 30% lo scorso anno
a seguito delle restrizioni imposte dalla Cina, principale nazione destinataria
dei rifiuti plastici nipponici. In termini assoluti i rifiuti afferenti a questa
categoria che sono usciti dall’Arcipelago sono stati pari a 1,01 milioni di
tonnellate contro le 1,43 del 2017. Verso la Cina il calo è ancora più vistoso:
da 1,02 milioni di tonnellate del 2017 si è passati alle 100.000 del 2018.
“Il Giappone dovrebbe prendere
l’iniziativa affinché si crei un contesto asiatico di regole uniche di modo che
le plastiche possano essere riciclate in maniera appropriata” ha affermato
il ricercatore Yoshinori Morita.
Una prima bozza di intervento volta ad aumentare
l’uso delle bioplastiche (dalle 70.000 tonnellate annue del 2013 ad oltre 2
milioni entro il 2030) è stato presentato da un tavolo consultivo del governo
lo scorso venerdì e potrebbe entrare in un provvedimento di legge già in marzo.
In campo tecnologico lo scorso lunedì il Ministero della
Salute ha dato il via libera alle prime sperimentazioni
con cellule staminali per pazienti colpiti da lesioni del midollo spinale.
Ad avviare i test clinici, che partiranno il prossimo inverno, un’equipe
dell’Università Keio di Tokyo guidata da Hideyuki Okano.
“Siamo finalmente in grado di avviare uno
studio clinico dopo 20 anni di ricerche” ha affermato il professore.
Sempre nell’ambito delle innovazioni, ma in questo caso
produttive, è stato presentato dall’istituto di ricerca Riken un polimero in grado di scindersi e
riassemblearsi e di cambiare anche stato passando da gomma a plastica a seconda
della temperatura.
“Il materiale può essere usato in vari
modi e ci aspettiamo applicazioni in un ampio spettro di settori industriali”
ha dichiarato Hou Zhaomin, direttore del gruppo di ricerca.
Per quanto concerne l’esplorazione spaziale la sonda Hayabusa2 è atterrata lo scorso venerdì sull’asteroide Ryugu in una missione, iniziata nel 2014, che ha lo scopo di comprendere di più circa l’origine del sistema solare. L’asteroide si trova a circa 340 milioni di chilometri dalla terra.
In campo criminale in calo le cosiddette “truffe particolari”. Stando a dati forniti lo scorso giovedì dall’Agenzia Nazionale di Polizia sulle truffe commesse nel 2018, questi reati (in genere commessi ai danni di anziani, fingendosi loro figli) hanno portato via ai malcapitati circa 35 miliardi di yen. In termini assoluti i casi sono stati 16.493 (-9,4% rispetto al 2017).
Nel nucleare lo scorso mercoledì una nuova condanna è stata emessa ai danni dello Stato e di TEPCO.
La Corte Distrettuale di Yokohama ha infatti ordinato che a 152 evacuati dalla Prefettura di Fukushima siano corrisposti 419
milioni di yen. Nella sentenza è scritto che l’incidente poteva essere evitato in quanto già a partire dal
settembre 2009 erano stati segnalati dagli esperti i rischi connessi a un non
funzionamento degli impianti di raffreddamento.
Nella cittadina di Okuma due aree fino ad ora interdette ai residenti saranno
dichiarate abitabili a partire dal prossimo aprile: ad annunciarlo il municipio
della cittadina che si trova attualmente ospitato nella località di
Aizuwakamatsu a circa 100 chilometri dalla sua sede originaria. Le persone che
potrebbero tornare nelle proprie case sono 374.
Ad Ibaraki contrarietà è stata espressa dal Governatore della Prefettura,
Kazuhiro Oigawa, circa la annunciata riattivazione
da parte di Japan Atomic Power della centrale numero 2 del Tokai. La
commissione interna alla Prefettura non ha infatti ancora dato il via libera
alla riattivazione dell’impianto. A comunicare la decisione, pur non fornendo
una data, è stato il presidente della società elettrica in un incontro con il
massimo rappresentante dell’ente locale. La volontà dell’azienda si scontra
però con l’accordo da questa sottoscritto con il governo della Prefettura e con
alcune municipalità (tra cui quella di Mito) il cui via libera sarà vincolante.
In chiusura un terremoto di magnitudo 5.8 ha colpito giovedì sera l’isola di Hokkaido. L’evento sismico ha provocato 4 feriti. Rimaste bloccate temporaneamente 680 persone sulla linea ferroviaria di Chitose mentre circa 170 hanno dormito nell’aeroporto della città.
(con informazioni mofa.go.kr; cao.go.jp; global.honda; standardandpoors.com; tass.com; mainichi.jp; asahi.com)
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Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.