Settimana iniziata con la conferma di Hideaki Omura nelle elezioni per il rinnovo della carica di Governatore della Prefettura di Aichi.
Nelle elezioni del 3 febbraio Omura – sostenuto dai liberal-democratici, dal
Nuovo Komeito ma anche dal Partito Costituzionale Democratico – ha sconfitto
(con 1.744.000 voti) il candidato del Partito Comunista Saichi
Kurematsu (il quale ha ottenuto 355.000 voti) ottenendo il terzo mandato
consecutivo alla guida dell’ente locale.
Bassissima ma comunque in crescita l’affluenza: 35,51% (nel 2015 era stata del
34,93%).
Per quanto concerne i diritti civili tredici coppie omosessuali hanno annunciato ricorsi in quattro distinte corti al fine di vedersi riconosciuta la possibilità di matrimonio. Non è la prima iniziativa di questo tipo portata avanti dal movimento omosessuale in Giappone ed essa ha il sostegno dell’opposizione ed in primo luogo del Partito Costituzionale Democratico.
Negli stessi giorni il vicepremier Taro Aso ha nuovamente commesso una gaffe, dovendo poi fare immediata marcia indietro. “Ci sono molte persone strane che dicono che gli anziani sono da biasimare, ma questo è sbagliato, il problema sono quelli che non hanno figli” ha affermato il 3 febbraio il ministro delle Finanze.
“Cosa sta dicendo? Lui è vicepremier e ministro delle Finanze: è responsabile dello stato dei conti. Il suo messaggio e la sua mentalità, diffusi in tutto il Giappone e all’estero, sono un imbarazzo” ha twittato la capogruppo in Senato del PCD Renho Murata.
“Gli manca del tutto la sensibilità per i diritti umani” ha commentato il compagno di partito Kiyomi Tsujimoto.
“Non ha capacità di imparare e non mostra segni di una seria ricerca interiore. Non possiamo fare a meno di mettere in dubbio il possesso da parte sua dei titoli per servire come ministro delle Finanze” ha commentato il Segretario del Partito Comunista Akira Koike.
Sullo scandalo delle
statistiche sul lavoro truccate (e che sono costate miliardi di yen di
indennità di disoccupazione non corrisposte negli ultimi 15 anni) il primo
ministro Abe ha assicurato che il governo sta affrontando il problema e che “la qualità delle statistiche migliorerà”.
“Occorre chiarire come saranno pagate le
indennità non corrisposte” ha attaccato lo scorso 4 febbraio il compagno di
partito Shinjiro Koizumi, parlamentare, figlio dell’ex premier Junichiro ed
attualmente responsabile Lavoro e Salute del PLD.
“Faremo il più presto possibile” ha
affermato Nemoto durante la seduta della Commissione Bilancio della Camera
bassa dello scorso 4 febbraio.
“Le radici di questo problema non sono
state chiarite. Va tutto bene al ministero?” ha rimarcato il giorno
seguente Koizumi.
Il 5 febbraio il Ministro ha dato ragione all’opposizione riconoscendo, anche
se i dati non sono ancora confermati, che rivedendo le informazioni raccolte
dal Ministero negli ultimi 11 mesi il salario reale è sceso (e non salito come
affermavano invece i dati farlocchi).
“Può affermare con sicurezza che non ci
sia stato un tentativo intenzionale di falsificazione?” ha chiesto Akira
Nagatsuma per il Partito Costituzionale Democratico alla luce di dati che
sembravano volere ad ogni costo fornire solidità alle promesse di crescita
propagandate dall’abenomics.
“È stata punita solta una persona” ha
aggiunto la collega di partito Chinami Nishimura per la quale “il Governo e la maggioranza stanno cercando
di scappare dal problema”.
“Il comitato di indagine era indipendente
o no?” si è invece chiesto Tetsuya Shiokawa del Partito Comunista a fronte
dei numerosi aggiustamenti fatti da Nemoto circa la terzietà del comitato
ministeriale che ha indagato sulla vicenda.
“Per quello che mi ricordo è da almeno 25
anni che i dati vengono richiesti via mail” e dunque senza andare
fisicamente nelle imprese oggetto di campionamento statistico, ha rivelato una
fonte anonima interna al Ministero del Lavoro al quotidiano Mainichi.
Oltre a probabili manomissioni intenzionali, infatti, una delle possibili
spiegazioni all’origine di questo scandalo risiede nel taglio dei costi e del
personale negli uffici che acquisivano ed elaboravano i dati.
In politica estera è stato espresso un recalcitrante
sostegno da parte del Sol Levante alla decisione
statunitense di ritararsi dal trattato per la riduzione delle armi atomiche in
Europa. “Comprendiamo le
preoccupazioni degli USA” ha affermato il Portavoce del governo nipponico
Suga anche se “dato che il trattato ha
giocato un ruolo storico nella riduzione e controllo delle armi non è
auspicabile che esso finisca”.
Lo scorso mercoledì sul tema è intervenuto anche il ministro degli Esteri Taro
Kono per il quale alla luce del ritiro statunitense dall’accordo è necessario
un nuovo accordo internazionale sul controllo delle armi che coinvolga anche la
Cina.
“La Cina ha già missili con la medesima
gittata di quelli oggetto del trattato e noi riteniamo che una
multilateralizzazione dell’accordo sia necessaria per il disarmo in Asia e nel
mondo” ha affermato Kono.
Proseguono frattanto le schermaglie fra i due giganti
asiatici circa le attività di ricerca di
gas compiute dalla RPC nel Mar Cinese Orientale. Lo scorso giovedì Tokyo ha
inviato una nota di protesta per le attività compiute lo scorso mese da una
nave cinese in quelle acque.
Di “attività unilaterali” ha parlato
in conferenza stampa il Segretario Generale del Gabinetto Suga. Giappone e Cina
si erano accordate nel 2008 per avviare attività di esplorazione congiunte
nell’area di confine tra le due Zone Economiche Esclusive ma i colloqui sono
stati sospesi due anni dopo.
Sempre in ambito diplomatico lo scorso lunedì la cancelliera
tedesca Angela Merkel è giunta a
Tokyo per colloqui con Shinzo Abe.
I due leader hanno concordato che il trattato commerciale UE-Giappone
rappresenti “un importante segnale al
mondo” in una fase politica nella quale crescono i venti del
protezionismo.
I due massimi rappresentanti di Giappone e Germania hanno anche siglato un
accordo per lo scambio di informazioni tra i rispettivi servizi segreti.
Alla delegazione hanno preso parte numerosi dirigenti d’azienda e tra essi Joe
Kaeser di Siemens.
Per quanto concerne la Corea
del Nord alla fine di febbraio (per la precisione il 27 e 28) dovrebbe
tenersi, in Vietnam, il secondo incontro al vertice tra gli Stati Uniti e la
RPDC che servirà a fare il punto sul processo di smantellamento dei siti per la produzione di testate nucleari
presenti nella parte settentrionale della Penisola coreana.
Da parte nipponica il premier Abe ha confermato di voler seguire da vicino i
colloqui essendo il Giappone parte interessata non soltanto per quanto concerne
la minaccia posta dia missili balistici ma anche sul fronte dei cittadini
nipponici rapiti da personale militare della RPDC tra gli anni ’70 ed ’80.
“Penso sarà difficile incontrare Trump ma
avremo colloqui telefonici” ha affermato il capo dell’esecutivo edochiano
lo scorso mercoledì.
Nei rapporti con la Corea
del Sud pur rimanendo confermato il coordinamento sulla denuclearizzazione
della RPDC le due nazioni sono giunte ai ferri corti a causa di numerosi voli militari nipponici in prossimità del
naviglio sudcoreano e la conseguente risposta della RdC che in almeno un caso
ha diretto un radar di puntamento contro uno di questi velivoli.
Lo scorso martedì Tokyo ha confermato che è stato cancellato l’invito di un
cacciatorpediniere sudcoreano previsto per questo mese.
Confermate invece le esercitazioni che coinvolgeranno diversi Paesi ASEAN ed il
Giappone che si terranno da aprile a maggio a Busan in RdC.
Per quanto concerne la vicenda delle condanne emesse da tribunali sudcoreani ai danni di aziende nipponiche
per la schiavizzazione di cittadini coreani durante l’occupazione coloniale
della Penisola è aumentata la tensione tra i due Paesi dopo che il governo di
Seul non ha risposto all’invito giapponese di tenere una consultazione al
vertice che possa comporre le differenze.
“Il governo sudcorano non ha preso le
misure necessarie a correggere le violazioni commesse circa l’accordo (quello
bilaterale del 1965 ndr) e ciò è
estremamente grave” ha affermato il Portavoce Suga nella conferenza stampa
dell’otto febbraio.
Il 7 febbraio, intanto, si è svolto, come ogni anno dal
1981, il “Giorno dei Territori del Nord”. La celebrazione, consistente in una
conferenza con alcuni discorsi politici, ricorda la firma del Trattato di
Shimoda del 1855 che delimitò i territori giapponesi e quelli russi assegnando
al Sol Levante le isole Curili e la
metà meridionale dell’isola di Sachalin.
Nel proprio intervento il premier ha evitato di dichiarare le isole
“illegalmente occupate” dalla Russia così come si è astenuto dal definirle
“sotto la sovranità giapponese” anche se ha continuato ad asserire che le due
isole più prossime ad Hokkaido nonché le isolette Habomai siano “inerenti al Giappone”.
Alcuni giorni prima il Presidente della Commissione Esteri della Duma di Stato
di Mosca Leonid Slutsky aveva ribadito, per la milionesima volta, che non è in corso alcuna discussione circa lo
status delle isole.
In economia Nissan
mostra sempre maggiori preoccupazioni sulla Brexit ed ha recentemente
deciso di non produrre uno dei propri modelli nella fabbrica del
Sunderland.
“La continua incertezza sulle future
relazioni tra il Regno Unito e l’UE non aiuta aziende come la nostra nella
pianificazione del futuro” si legge in comunicato firmato da Gianluca de
Ficchy, presidente di Nissan Europa.
“L’annuncio di Nissan è un duro colpo per
il settore e la regione in quanto si sarebbe trattato di un’ulteriore e
significativa espansione produttiva con ricadute sulla forza lavoro. L’azienda
ha confermato che nessun posto di lavoro andrà però perso ed ha ribadito il
proprio impegno nel Regno Unito continuando a produrre a Sunderland gli attuali
modelli Qashqai, Leaf e Juke nonché il nuovo modello Qashqai dal 2020” si
legge in un comunicato del Segretario alle Imprese, Energia e Strategia
Industriale del Regno Unito Greg Clark.
Il governo britannico ha anche reso
noto di aver promesso, nel 2016, aiuti
economici per 80 milioni di sterline alla società nipponica in caso di
effetti negativi derivanti dall’uscita dall’Unione Europea.
La società ha frattanto segnalato alla magistratura francese una sospetta
transazione da 50.000 euro effettuata da Carlos
Ghosn: nello specifico si tratta del pagamento al museo di Versailles per
l’affitto di una sala per il proprio matrimonio.
Le tre società del gruppo potrebbero presto, stando ad indiscrezioni apparse
sulla stampa, creare collaborazioni con Waymo, società posseduta da Alphabet,
nello sviluppo di veicoli a guida autonoma. La società americana sta
sperimentando da alcuni mesi un servizio di tassì senza conducente nello Stato
dell’Arizona.
Sempre nel settore auto Toyota
ha annunciato la costituzione di una joint venture con Sumitomo volta fornire servizi di leasing volta ad andare
incontro a quei consumatori che preferiscono tale strumento all’acquisto
dell’auto.
La nuova società, denominata Kinto Corporation, ha un capitale sociale di 1,8
miliardi di yen ed è posseduta per il 66,6 da Toyota Financial Services mentre
le restanti azioni fanno capo a Sumitomo Mitsui Auto Service.
Il gruppo automobilistico ha anche rivisto al ribasso, lo scorso mercoledì, le
proprie prospettive di crescita nel presente anno fiscale che terminerà a
marzo. La società ritiene di chiudere i conti di quest’anno con un profitto
pari a 1.870 miliardi di yen (-2.300 miliardi rispetto alla precedente
previsione e -25% rispetto allo scorso anno fiscale) mostrandosi preoccupata
per la guerra commerciale dichiarata da Trump alla Cina ed al mondo intero.
Anche Subaru ha rivisto al ribasso le proprie stime sugli utili in questa chiusura di anno fiscale. La società attende utili per 140 miliardi di yen contro i 167 della precedente previsione. Tra i problemi vissuti dall’azienda nel presente anno fiscale vi sono la chiusura dell’impianto di Gunma per problemi nella produzione dei sistemi frenanti e numerosi richiami effettuati nel 2018 per vari problemi tecnici.
Nelle telecomunicazioni
crescita è stata registrata nel periodo aprile-dicembre 2018 per le maggiori
aziende del settore mobile: NTT Docomo, KDDI e SoftBank.
Quest’ultima azienda ha reso noto che il proprio settore mobile ha registrato
un aumento del profitto operativo del 18,5% (per 634,9 miliardi di utili); NTT
Docomo del 5,4% (per un totale di 902 miliardi); KDDI dell’1,1 (per un totale
di 822,4 miliardi).
In una recente intervista Masayoshi Son, amministratore delegato di SoftBank ha
reso noto che intende rimanere alla guida del colosso finanziario fino all’età
di 69 anni (attualmente il dirigente ha 61 anni) e di lavorare maggiormente sul
Vision Fund, il fondo da 100 miliardi di dollari che vede la società partner
del fondo sovrano saudita e che possiede partecipazioni in un numero sterminato
di aziende tra cui Uber.
Il gruppo è anche impegnato a sviluppare, in un’operazione dal costo
complessivo di 5 miliardi di yen, tecnologie
alternative a quelle cinesi nel settore del “5G” dopo che lo scorso dicembre il
governo di Tokyo ha deciso di dichiarare guerra ai colossi cinesi Huawei e ZTE.
Nel settore bancario, sempre per quanto concerne il periodo
aprile-dicembre, Sumitomo Mitsui Financial Group ha registrato un calo degli
utili dell’1,6% (nel principale ramo di azienda, quello bancario, il calo è
stato del 7,7%).
Mizhuo Financial Group ha registrato un calo degli utili del 13,8% (ma la parte
bancaria è cresciuta del 10,5%).
Calo percentuale maggiore è stato però quello di Resona Holding (il più piccolo
tra i tre gruppi finanziari) i cui utili sono calati del 30,4%.
Nell’alimentare la Corte Distrettuale di Tokyo ha
sentenziato lo scorso martedì contro Sapporo Breweries negando la restituzione
di 11,5 miliardi yen richiesti dalla società.
L’azienda a partire dal 2013 aveva iniziato la produzione di una bevanda a
basso contenuto alcolico denominata “Gozu Zero” registrandola in una categoria
merceologica differente da quella delle altre birre. Nel 2014, pertanto, la
società aveva richiesto la restituzione di parte delle tasse pagate ritenendo
di non dover sottostare alla medesima tassazione delle birre normali.
Guai giudiziari per Kefir: la società di vendita per
corrispondenza ha ricevuto lo scorso 6 febbraio la visita di un nutrito gruppo
di investigatori della Polizia di Tokyo. Il sospetto degli inquirenti è che
l’azienda abbia inviato mail che invitavano i consumatori ad investire nei
propri prodotti pochi giorni prima della dichiarazione di bancarotta.
L’azienda, fondata nel 1992 e produttrice anche di yogurt, ha allo stato 100
miliardi di yen di debiti contratti con oltre 30.000 investitori.
Problemi anche in casa Takeda: una società del gruppo, la Baxalta, è stata condannata negli USA a risarcire Bayer con 115,19 milioni di dollari per aver violato, nel realizzare prodotti per il trattamento dell’emofilia, un brevetto appartenente alla società tedesca.
In aumento anche
l’export alimentare: dati governativi resi noti lo scorso venerdì hanno
mostrato nel 2018 una crescita delle esportazioni del 12,4% in più rispetto al
2017. In termini assoluti la vendita di prodotti alimentari all’estero ha
raggiunto la cifra di 906,8 miliardi di yen.
Primo Paese negli acquisti la regione amministrativa cinese di Hong Kong (211,5
miliardi) seguita dalla Cina (133,8 miliardi) e gli USA (117,7).
In aumento anche però le importazioni: con l’entrata in vigore del TPP, infatti, si è registrato lo scorso mese
un aumento nelle importazioni di carne bovina
(per effetto del calo dei dazi dal 38,5 al 27,5%) del 55% rispetto allo stesso
mese del 2018 (da 21.152 tonnellate si è passati a 32.855).
Per quanto concerne
l’attivo generale della bilancia commerciale il 2018 è stato invece un anno
nero con un -13%: si tratta del dato peggiore degli ultimi 3 anni. In
termini assoluti il surplus è stato di 174 miliardi di dollari.
Tra le cause di questo crollo vi sono i disastri naturali che hanno colpito il
Sol Levante la scorsa estate, la guerra commerciale USA-Cina nonché un
apprezzamento del petrolio che ha fatto crescere le importazioni del 10,6%.
Una crescita si
registra nel settore cosmetico e dell’igiene personale. Diverse aziende,
infatti, alla luce dell’aumento della richiesta di propri prodotti hanno deciso
di aprire nuove fabbriche al fine di aumentare la produzione domestica.
Tra queste Lion Corporation aprirà una fabbrica per la produzione di dentifricio
(che sarà operativa dal 2021) nella Prefettura di Kagawa: si tratterà della
prima fabbrica di questo genere ad aprire i battenti negli ultimi 52 anni.
Shinseido, azienda che opera nel settore delle creme per la pelle, aprirà due
nuovi impianti: uno nella Prefettura di Tochigi entro quest’anno ed un altro ad
Osaka per il 2020.
A far decollare il settore il turismo
straniero che ha fatto si che milioni di persone usino questi prodotti
durante la loro visita e, sovente, anche dopo essere tornati in patria.
Nel 2017 le vendite di cosmetici prodotti in Giappone hanno raggiunto la cifra
di 1.600 miliardi di yen mentre l’export è triplicato negli ultimi cinque anni.
Per quanto concerne gli altri dati economici modesta è stata la crescita dei consumi delle famiglie nel mese di dicembre: appena lo 0,1% rispetto allo stesso mese del 2017 (in termini assoluti la media è stata di 329.271 yen) trainata soprattutto dal settore elettronico (le spese per il cibo hanno segnato, al contrario, un -1,5% e quelle per gli abiti -1,6%). Su tutto il 2018 i consumi privati hanno segnato, invece, un -0,4%.
Nell’abbigliamento prosegue la scalata di Itochu a Descente,
azienda specializzata negli abiti per lo sport, nonostante la società oggetto
del tentativo di acquisizione ritenga la mossa ostile.
Itochu intende passare dal 30 al 40% delle azioni possedute in Descente.
Nei trasporti novità per ANA Holding la quale, come anticipato alcune settimane fa, acquisterà il 10% delle azioni di PAL Holding, società posseduta da Philippine Airlines. L’azienda nipponica ha negli anni acquisito diverse partecipazioni azionarie in Asia e nello specifico nella sudcoreana Asiana Airlines e nella compagnia di bandiera vietnamita.
Sul fronte lavoro è stato fondato da alcuni avvocati una
squadra di supporto legale (che opererà in diverse città del Giappone tra le
quali Sapporo, Tokyo e Hiroshima) a sostegno dei lavoratori del settore assicurativo che si sono visti detrarre, e
pare sia una pratica comune, buone fette
del proprio salario dalle compagnie per le quali lavorano per imprecisate
“spese” sostenute dalle stesse in favore dei lavoratori. Soltanto i primi 25
casi trattati dall’equipe di legali hanno trovato circa 71 milioni di yen di
emolumenti non pagati.
“È una forma di lavoro vergognosa quella
nella quale i dipendenti sono costretti a sostenere le spese che spettano
invece ai datori di lavoro” ha commentato Taku Nakagawa, membro dell’Associazione
Forense di Nagasaki.
Per quanto riguarda i negoziati
primaverili sui rinnovi contrattuali (chiamati shunto in giapponese) le distanze tra la parte datoriale,
Keidanren, e la maggiore confederazione sindacale, Rengo, rimangono
sostanziali.
“Il nostro obiettivo rimane quello di
avere aumenti su base mensile” ha ribadito il Presidente di Rengo Rikio
Kozu mentre la controparte Hiroaki Nakanishi ha sbarrato le porte ad aumenti
mensili uniformi. I negoziati dovrebbero concludersi a metà marzo.
In campo ambientale una ricerca dell’Università delle
Scienze di Tokyo ha messo in guardia circa l’inquinamento da microplastiche dei fiumi. Lo studio è stato
condotto dal professor Yasuo Nihei su 29 fiumi del Sol Levante ed è durato dal
2015 al 2018. È stata rilevata una densità di particelle di microplastiche che
in media si aggirava su 2,53 per metro cubo d’acqua (molto grave la situazione
in alcuni fiumi, come l’Ohori della Prefettura di Chiba nel quale il dato è
stato pari a 13,6).
“Ci si è focalizzati sull’inquinamento
marino da molto tempo ma sono necessari passi per controllare l’inquinamento a
partire dalla terra” ha sottolineato Nihei.
Nell’energia preoccupazioni desta il ruolo ancora oggi
rivestito dal carbone nel Sol Levante. Nonostante infatti il Giappone abbia
sottoscritto gli accordi di Parigi sul clima ed il governo sostenga di voler
ridurre del 26% le emissioni entro il 2030, la nazione rimane la quinta produttrice mondiale di gas serra.
La crisi di Fukushima e lo stop, durato anni, alle centrali atomiche ha infatti
prodotto l’apertura di 50 nuovi impianti
a carbone dal 2012 ad oggi. Nel 2016 le emissioni da carbone hanno
rappresentato il 20% del totale e circa la metà di quelle derivanti dalla
produzione di energia elettrica.
“Per essere in linea con gli accordi di
Parigi le nazioni sviluppate debbono uscire dal carbone entro il 2030 ma sembra
che il Giappone stia andando nella direzione opposta” ha sostenuto Paola
Yanguas Parra, responsabile di uno studio condotto lo scorso anno
dall’associazione ambientalista Climate Analytics.
“La costruzione di nuove centrali a
carbone rappresenta un forte ostacolo nella lotta contro il cambiamento
climatico” ha convenuto Hajime Yamamoto dell’associazione nipponica Kiko
Network.
Nonostante la forte opposizione delle comunità locali aziende come J-Power
hanno sviluppato centrali di nuova generazione come quella operante a Isogo
(Prefettura di Yokohama): l’impianto ha ricevuto nel 2017 5.300 visitatori
(circa 800 dall’estero) che hanno potuto studiare le tecnologie adottate per
ridurre le emissioni.
A Tokyo potrebbero subire aumenti tra i 500 ed i 3.000 yen i pedaggi autostradali per l’ingresso in città. La mossa, suggerita all’amministrazione della Prefettura dal Comitato Olimpico, è volta ad evitare un’eccessiva ed ingestibile quantità di auto in previsione delle prossime Olimpiadi del 2020. Il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti dovrebbe poi cooperare nel definire su quali strade, a quali ore e su quali veicoli saranno applicati gli aumenti.
In tema militare si è insediato lo scorso martedì il nuovo Comandante delle forze armate
degli Stati Uniti in Giappone: il luogotenente generale Kevin Schneider ha infatti sostituito
il collega Jerry Martinez.
Il nuovo comandate ha invitato, nel corso del saluto svolto presso la base
aerea di Yokota, ad un rafforzamento delle relazioni militari tra i due Paesi.
Al comando di Schneider vi sono circa 54.000 militari appartenenti alle varie
Armi delle forze armate USA.
Frattanto il ministro degli Esteri Taro Kono, rispondendo lo scorso 7 febbraio
ad un’interrogazione del senatore Yoshihiro Kawano del Nuovo Komeito,
ha sostenuto che lavorerà per una modifica dello Status of Forces Agreement con gli USA (il trattato che regola i
rapporti tra lo Stato nipponico e i militari a stelle e strisce) al fine di
facilitare l’ingresso di personale
giapponese nelle aree soggette a servitù militare nei casi di incidenti aerei.
L’attuale accordo consente infatti alle forze armate statunitensi di impedire
l’accesso ai cittadini nipponici, compresi gli investigatori e la magistratura,
ai siti nei quali sono avvenuti incidenti che coinvolgono loro velivoli (un
caso è successo nell’ottobre 2017 ad Okinawa).
In chiusura sono stati diffusi dall’Agenzia Nazionale di
Polizia i casi di abusi su minori
avvenuti nel 2018. In totale sono stati riportati 80.104 casi i quali
rappresentano il dato più alto dal 2004, anno nel quale la polizia ha iniziato
ad elaborare questa specifica statistica.
Il dato è ancora più impressione se rapportato con il 2017: nel 2018 vi è
infatti stato un aumento degli abusi registrati del 22,4%.
Dopo un recentissimo caso di cronaca (che ha visto vittima una bambina di dieci
anni) il premier ha promesso un Consiglio dei Ministri monotematico nel quale
saranno elaborate misure per contrastare il fenomeno.
(con informazioni di gov.uk; tass.com; mainichi.jp; japantimes.co.jp; the-japan-news.com; nhk.or.jp)
Immagine di Sebastian Derung/World Economic Forum, liberamente ripresa da flickr.com
Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.