“Ha rappresentato al meglio il nostro stato d’animo, il senso della nostra lotta e l’importanza della nostra resistenza, in un quadro più generale, per la difesa dei diritti dei lavoratori e della salvaguardia delle regole sociali.”
L’avvicinarsi della data del 30 giugno vede salire la preoccupazione relativa a ciò che seguirà alla fine del blocco dei licenziamenti: il metodo di “sintesi” adottato dal Governo Draghi potrebbe non essere sufficiente gestirne le conseguenze.
Il dopo pandemia impone alla ripresa economica il confronto con il paradigma dell’elettronica e dell’automaziome e il perimetro della dialettica tra questione ambientale e questione sociale; se farne una questione tecnica o politica, e con quale cultura politica, è il bivio di fronte all’Europa e la sua architettura.
I contagi sono in calo ma la campagna vaccinale è indietro e gli esperti paventano una quarta ondata, mentre Suga ammette l’ipotesi di un ulteriore rinvio delle Olimpiadi. Occhi puntati sugli stati di emergenza in scadenza in diverse prefetture.
Questa settimana vi proponiamo Il sospetto, meraviglioso film del regista danese Thomas Vinterberg.
Pedro Castillo è il nuovo presidente del Perù. Il sindacalista e maestro di scuola elementare ha sconfitto, al secondo turno delle elezioni presidenziali, l’avversaria Keiko Fujimori.
Un rapporto di Istat e Ministero della Salute evidenzia lo stato di abbandono di oltre un milione di ultra 75enni non indipendenti che non ricevono aiuti adeguati, dei quali 100mila nella fascia di reddito più bassa. I dati sono del 2019.
Il Paese si appresta a ripartire e puntualmente si sentono circolare le lamentele di imprenditori che lamentano una mancanza di personale per la stagione. Peccato che molto spesso non ci si sofferma sulle condizioni dei lavori offerti.
Per Shigeru Omi “non è normale” svolgere le Olimpiadi in questa fase pandemica.
Inoltre questa settimana: agricoltura sempre più automatizzata e crisi della domanda di riso. Investimenti statali nella produzione di semiconduttori. Dimissioni di Sugawara da deputato.
Dogville di Lars von Trier merita di essere visto in versione integrale: un’opera a metà tra cinema e teatro che mette in scena l’individualismo sfrenato della società occidentale.